Quale seduta per l’ufficio ibrido?
Le tradizionali tipologie di sedute per ufficio si ampliano per accogliere nuove funzioni, forme e dimensioni. Nel design dei nuovi prodotti viene dato maggior peso a concetti come inclusività, semplicità d’uso, riciclo e personalizzazione, per progetti sempre più trasversali, accoglienti e a misura utente
Cosa è cambiato nel mondo delle sedute per gli spazi di lavoro? Grazie all’intenso e ricco dialogo con designer e produttori, Officelayout ha rilevato che la categoria si sta lentamente trasformando. Si assottigliano i confini tra le diverse tipologie e le sedute diventano ibride, per adattarsi alle nuove modalità di lavoro che prevedono la massima flessibilità nell’arco della giornata lavorativa. Non solo, essendo in molti casi destinate a un uso condiviso, i nuovi concept diventano inclusivi, per permettere il rapido adattamento della seduta alla conformazione fisica e alle preferenze dell’utente; obiettivo ottenuto attraverso l’integrazione di meccanismi che ne consentono l’autoregolazione, senza interferire con l’estetica minimale richiesta dal mercato. Le nuove sedute devono poi proporsi come elementi capaci di ‘creare atmosfera’ e di rendere l’ambiente lavorativo accogliente e confortevole. Non ultimo, devono far propria l’evoluzione del concetto di sostenibilità, che abbraccia un approccio che dalla definizione di forma e funzioni alla selezione dei materiali mira a estenderne gli utilizzi e ad allungarne la vita, immaginando a monte le fasi di dismissione, in un’ottica di economia circolare. Le parole d’ordine sono dunque varietà e trasversalità.
Il lavoro diventa ibrido, le sedute lo seguono
L’analisi sui cambiamenti progettuali relativi alle sedute per ufficio deve necessariamente partire da un approfondimento sui recenti cambiamenti nelle modalità di lavoro, dal momento che sono stati così importanti da influenzare direttamente l’identità dei singoli elementi che compongono gli spazi di lavoro. Ne parlano, da Gensler, Brandon Larcom, senior associate, global director of product development, Daniel Stromborg, senior associate, design director ed Elena Fiammengo, associate, senior designer: “I nuovi modelli di lavoro ibridi, che guidano l’ufficio post-Covid, spingono le aziende verso una mentalità che identifica il ‘lavoratore come consumatore’ e il posto di lavoro come il suo ‘mercato centrale’. Siamo consumatori per molti aspetti della nostra vita; controlliamo il nostro ambiente e le nostre esperienze attraverso scelte consapevoli e richiedendo immediatezza. Il posto di lavoro di nuova generazione rappresenterà dunque un sistema capace di generare spazi che supportano vari aspetti legati al lavoro, alla socializzazione, all’apprendimento, alla cura e alla connessione. I luoghi di lavoro dovranno quindi far sentire le persone curate individualmente e offrire loro la possibilità di dare il meglio di sé e l’opportunità di crescere”.
L’ufficio diventa dunque il luogo da cui attingere risorse e dove sviluppare creatività ed esperienze, in un nuovo rapporto spaziotemporale.
“L’uso di nuovi spazi per attività di lavoro ha avuto un’accelerazione importante sia con la pandemia, sia con la disponibilità di nuove tecnologie – afferma Nicola Franceschi, amministratore delegato Ares Line. Molte abitudini sono cambiate e sempre più persone hanno iniziato a lavorare in posti e situazioni differenti, grazie anche alla possibilità di essere sempre presenti o connessi. Lo spazio ufficio, dunque, ha cambiato la propria funzione: è diventato più luogo d’incontro e di confronto, spostando lo svolgimento del lavoro ordinario in spazi differenti, talvolta casalinghi. Nel concept delle nuove sedute si deve dunque prendere in considerazione la giusta postura per una seduta comoda ed ergonomica”.
Nuovi ambiti lavorativi devono dunque essere reinterpretati con nuovi modelli di sedute che travalicano dall’operatività per abbracciare nuovi linguaggi estetici.
“L’ufficio ibrido è un modello che offre contemporaneamente la flessibilità necessaria per continuare a svolgere la propria attività da remoto e l’opportunità di lavorare in una sede fisica, mettendo a disposizione spazi dedicati dove essere produttivi e interagire con i colleghi – afferma Stefano Mariani, managing director 4mariani –.
Si è quindi generata una configurazione spaziale in cui non è presente una separazione netta degli ambienti e non ci sono postazioni prestabilite. L’ufficio va oltre la funzione lavorativa con zone lounge dove riunirsi o incontrare i clienti e cucine dove socializzare con i colleghi. Questi alcuni esempi delle destinazioni diventate imprescindibili nei nuovi uffici sempre più sofisticati, accoglienti e in grado di infondere senso di appartenenza e benessere. Il mercato richiede uffici eleganti, funzionali, dove il grado di comfort, sia estetico, sia funzionale, possono essere realmente percepiti”.
Conferma Marta Parravicini, director of sales di Segis: “Nel corso del 2021 abbiamo rilevato la necessità impellente da parte delle grandi aziende di riprogettare i propri spazi per renderli da un lato più attraenti per i propri dipendenti e dall’altro per agevolare il lavoro collaborativo. Ovvero viene lasciata la possibilità di lavorare da remoto, da casa, ma quando si è presenti in azienda, la modalità lavorativa è quella di riunirsi, scambiarsi punti di vista. Queste due necessità spingono la progettazione e la richiesta del mercato verso sedute che non sono più solo la classica seduta da ufficio, ma includono elementi di soft seating, come poltrone, divani con il comfort di utilizzo paragonabile a quello richiesto nel contract, sia dal punto di vista delle dimensioni, sia per la densità di schiumati, che non devono essere troppo soffici, e con un’estetica che vede questi prodotti ammiccare al residenziale. Chiaramente tutti questi elementi devono essere pensati e progettati con possibilità di elettrificazione, che diventa imprescindibile”.
Un altro aspetto considerato oggi imprescindibile è la flessibilità della seduta sempre più considerata un elemento di inclusione.
“Nella rapida trasformazione che sta interessando i luoghi di lavoro e il loro design, le parole guida sono ergonomia, flessibilità e sostenibilità: combinandole insieme, si individua la direzione presa nella progettazione e produzione anche delle sedute – precisa Claudia Vedovato, marketing & communication director Quadrifoglio Group –. Si sono affermate modalità di lavoro meno schematiche in cui la scelta del posto avviene in base alle attività che l’utente deve svolgere. Questo comporta che gli elementi d’arredo, tra cui le sedute, siano studiati per accogliere durante la giornata fruitori diversi e con specifiche esigenze”.
Tappa successiva, la consapevolezza sulla necessità da parte delle aziende di offrire ai propri dipendenti la seduta corretta, anche in una prospettiva di retention.
“Si è registrata l’evoluzione dell’ufficio come destinazione o centro – chiarisce Evan Hargreaves, director of global product marketing di Hermann Miller –. Per attirare i dipendenti in ufficio, molte aziende hanno studiato l’evoluzione dell’esperienza e del design dell’ufficio per renderlo più coinvolgente e confortevole. L’estetica del design, più residenziale e informale, ha influenzato la scelta delle sedute e ha aumentato l’attenzione verso design lifestyle, imbottiti o accessoriati. Ma l’ufficio può ancora essere uno spazio per un lavoro concentrato e profondo, e il supporto ergonomico, il comfort e le prestazioni che le sedie da ufficio tradizionalmente offrono sono importanti come non lo sono mai stati”.
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Confortevoli, accoglienti, ma soprattutto inclusive
Come interpretare i cambiamenti degli ultimi anni per proporre al mercato una seduta contemporanea, capace di intercettare la rivoluzione in corso e offrire soluzioni pratiche? Innanzitutto, stabilendo quali sono le pietre miliari per il progetto.
Matteo Colombo, project leader di Progetto CMR, spiega qual è l’approccio dello studio nel progetto per una nuova seduta: “Vediamo nel prossimo futuro l’occasione di progettare nuovi prodotti che rispondano alle rinnovate esigenze estetiche e posturali tipicamente inedite nell’ambiente ufficio, ma che al contempo garantiscano un contenuto ergonomico e di comfort più consono all’impiego prolungato in spazi collettivi. Un secondo aspetto è di certo quello dell’inclusività, tema assolutamente non trascurabile e di grande attualità, che permea la maggior parte delle azioni progettuali di chi si occupa nello specifico di spazi dedicati al lavoro. La capacità di accogliere diversi tipi di professionisti, diverse generazioni di lavoratori, con background socio-culturali completamente diversi, ma anche con corporature riferibili a differenti percentili, è considerata un valore sempre più attuale e condiviso dai più. Progettare per tutti è oggi un imperativo che permette di accompagnare le trasformazioni che la società ci chiede, che per la maggior parte convergono sull’esigenza di soddisfare bisogni collettivi e plurali che non lascino nessuno escluso. Perciò via libera sicuramente a sedute di tipo diverso, ma il cui design risponda a determinati valori di qualità che tornano a essere centrali, tra cui salute e benessere ovviamente, ma anche la sostenibilità ambientale legata ai materiali e al ciclo di produzione del prodotto”.
Anche Gensler sottolinea l’importanza del tema, attraverso esempi concreti: “Fra le nuove variabili di primaria importanza vi è l’inclusività: bisogna creare una seduta che funzioni per diverse corporature. La collezione Estel Profilo, ad esempio, è stata da noi progettata pensando a tutti. Siamo partiti dall’idea di un coltellino svizzero. Volevamo creare un linguaggio di design che potesse essere tradotto in una varietà di fattori di forma per usi diversi, dall’interno all’esterno. Le conversazioni con i designer e gli utenti finali hanno rafforzato l’idea di una seduta come piattaforma in grado di consentire la massima personalizzazione. Questa consapevolezza è diventata una parte importante dello sviluppo del design. Un altro focus è stato la progettazione per la fine del ciclo di vita, una considerazione incredibilmente importante che tutti i designer dovrebbero considerare quando specificano i prodotti”.
La versatilità rappresenta un addendo fondamentale nel progetto per una nuova seduta come racconta Evan Hargreaves: “Le organizzazioni hanno incorporato spazi collaborativi nel design dei loro uffici, promuovendo l’interazione e la condivisione di idee tra i dipendenti e la flessibilità e l’adattabilità hanno fatto evolvere i layout tradizionali. L’hoteling o la condivisione di posti a sedere sono aumentati, poiché lo spazio dell’ufficio deve adattarsi all’evoluzione del numero di persone che lo frequentano ogni giorno. Questo cambiamento ha portato alla richiesta di soluzioni di seduta versatili, in grado di adattarsi facilmente a diversi compiti e ambienti di lavoro. Ciò ha aumentato la necessità di sedie facilmente regolabili e flessibili in questi spazi, rispetto alle sedie da lavoro altamente regolabili che consentono alle persone di iniziare il loro lavoro piuttosto che preoccuparsi di regolazioni specifiche. In tutto il portafoglio MillerKnoll, queste intuizioni hanno portato alla nascita di sedie come Cosm e Zeph di Herman Miller, Ruby di NaughtOne o AAC di HAY”.
Trasversalità che può essere ottenuta anche attraverso la contaminazione con nuovi linguaggi come racconta Roberto Mirabella, commercial director di Arper: “Gli arredi sono fra i protagonisti del cambiamento che, da alcuni anni, è in atto nel mondo del lavoro e nei suoi spazi. Un cambiamento che va nella direzione di ambienti sempre più accoglienti, esteticamente “homey” e facilmente riconfigurabili. La sedia da lavoro ha un ruolo centrale in questo cambiamento. In Arper, lo interpretiamo attraverso sedute che abbiano caratteristiche funzionali e tecnologiche di alto livello, forme gentili, e colori e finiture vivaci, al fine di rendere questo prezioso strumento di lavoro al contempo ibrido e trasversale ad usi e ambienti”.
Amplia il focus Paolo Pampanoni, art director Nahu/Linea Fabbrica: “Il mercato chiede sedute che possano essere inserite in allestimenti articolati: sedute operative in rete, ergonomiche e dai forti contenuti tecnici; sgabelli fissi o regolabili non solo per aree break ma per innovativi spazi riunione; sistemi imbottiti destinati all’operatività agile non per il relax o l’attesa. La varietà cromatica e l’ampiezza di gamma dei rivestimenti diventa un requisito essenziale per guadagnare quote di mercato e soddisfare clienti sempre più esigenti. Le cartelle tessuti e materiali si ampliano enormemente tanto da imporre ai produttori modalità nuove di fornitura, non più in rotoli ma in pezza, non più grandi stoccaggi ma piccoli lotti e molto diversi tra loro. Nello specifico la seduta operativa sta mutando le sue forme, meno tecniche e più sobrie, per migliorare il suo inserimento in ambienti diversi, spesso casa o hotel, garantendo abbinamenti adeguati ad ogni allestimento. Il ricorso all’home office, nel periodo covid, ha portato tra le mura domestiche sedute da ufficio che hanno finito per stimolare sensibilità e gusti più attenti alle forme e ai materiali. Per questo anche le più semplici poltroncine operative oggi presentano varianti colorate delle plastiche, varianti cromatiche e tipologiche delle reti e molteplici possibilità di inserimento di basamenti metallici o in legno. L’ergonomia, l’attenzione alla corretta postura, la maggiore consapevolezza del valore del benessere in ufficio hanno orientato gli utenti a ricercare sempre di più sedute con schienale e seduta in rete, abbandonando le versioni classiche di sedute interamente imbottite”.
Insieme alla versatilità assume un peso crescente il feeling che il prodotto suscita, comunicando senso di accoglienza. “Certo la sfida è ardua – chiarisce Matteo Colombo – ma lavorando con cura e passione allo studio delle linee estetico formali del prodotto, alla scelta di materiali di qualità e dal feeling caldo e coinvolgente, e rivolgendo un’attenzione alla scelta della gamma e dei toni di colore e ai dettagli costruttivi e di confezione, è possibile dar vita a un prodotto che possa soddisfare i gusti più diversi”.
Un esempio concreto sulla volontà di comunicare accoglienza viene anche da Folco Orlandini: “Nello sviluppo delle poltrone Adele per Viganò Office, non abbiamo adottato un approccio tecnicistico, preferendone uno improntato sul feeling emozionale. Abbiamo caratterizzato la sedia con un esoscheletro in pressofusione di alluminio verniciato con tinte neutre e abbiamo deciso di rinunciare ad alcune regolazioni ergonomiche quali braccioli e zona lombare per una maggiore pulizia formale. Abbiamo quindi puntato molto sul disegno delle imbottiture di sedile e schienale”.
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Si moltiplicano le possibilità di scelta
Il mondo delle sedute per l’ufficio non comprende un’unica tipologia, ma numerose varianti e categorie, capaci, ciascuna, di rispondere a specifiche esigenze o di adattarsi alla necessità del momento, come confermano i referenti di Gensler: “Stiamo lavorando alla creazione di sedie lounge con schienale alto e basso, sedie caffè con e senza imbottitura, sedute ospiti con diverse proposte di base e sedute per esterno. Riteniamo che avere una collezione completa e una varietà di opzioni possa offrire ai progettisti di avere a disposizione numerose alternative. Vogliamo infatti offrire un’ampia scelta, ma mantenendo lo stesso linguaggio progettuale che consente ad architetti e interior designer di creare spazi di lavoro in contesti diversi ma organici”:
Nell’era di internet, delle riunioni online, delle wi-fi sempre più diffuse, dei notebook ultraleggeri e dei telefonini ipertecnologici che permettono di lavorare ovunque, i riferimenti iconografici della tipica sedia da ufficio hanno perso nitidezza lasciando spazio a mille interpretazioni come descrive Massimiliano Zamò, CEO di Linea Fabbrica Nahu: “È molto difficile individuare uno stereotipo di seduta per l’ufficio. La dinamicità del lavoro e la molteplicità delle relazioni hanno modificato le esigenze e le tipologie. Per anni abbiamo parlato di ‘dattilo’ identificando con questo nome una funzione, un operatore e un modo di sedersi e lavorare. Era un modo sintetico e chiaro di definire un tipo di poltroncina operativa che racchiudeva in sé riferimenti formali ed ergonomici precisi. Di fatto la tecnologia ci ha consentito di lavorare indipendentemente dalla scrivania: su una comoda poltroncina operativa o su uno sgabello regolabile in altezza, su un divano acustico o su una chaise longue. Tutto questo ha fornito alle aziende segnali radicalmente diversi rispetto al passato, stimoli che hanno portato ad ampliare l’offerta orientandola sempre di più verso sistemi imbottiti, panche o poltrone da attesa”.
Il crescente ricorso a spazi informali nel layout degli uffici spinge la progettazione nuove tipologie di sedute, i cui valori sono strettamente connessi al nuovo modo di vivere l’ufficio.
“La necessità di progettare ambienti riconfigurabili, adattabili a molteplici usi e diverse esigenze ha fatto spazio a una gamma di complementi d’arredo più tipicamente domestici che, da un lato, danno maggiore libertà nella caratterizzazione degli interni, ma dall’altro rispondono in maniera meno puntuale e precisa agli standard ergonomici che garantiscono il benessere e la salute degli utenti – racconta Matteo Colombo –. Definirei quindi le sedute come una categoria ibridata, in cui il look tecnico-ergonomico lascia spazio a un design più caldo e accogliente, senza rinunciare al benessere e alla sicurezza. Regolabilità e flessibilità ma anche bellezza, per adattarsi ad ogni tipo di corpo con eleganza. Questo permette di avere un arredo in grado di adattarsi a situazioni formali e informali, ma anche a task che richiedono una lunga presenza alla scrivania o che siano per loro natura estemporanei, favorendo una corretta postura e garantendo un buon livello di benessere di chi ne usufruisce”.
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L’approccio progettuale, tra obblighi e innovazione
L’approccio progettuale alla seduta da lavoro è definito da aspetti imprescindibili, la sfida del designer è dunque dare nuove interpretazioni a un prodotto consolidato, facendo leva su creatività e innovazione.
Folco Orlandini, di Orlandini Design, sintetizza così il suo metodo di lavoro: “Bisogna tenere d’occhio vari aspetti a partire da quelli funzionali che devono trovare corrispondenza in un design attuale e inedito, per passare poi a quelli produttivi che non comportino inutili voli pindarici, ma piuttosto si adattino alle peculiarità delle diverse aziende. Si fa poi un’analisi dei costi, che devono essere assolutamente centrati, non necessariamente bassi, se non si vuole vedere il prodotto impolverarsi nei magazzini. Non ultimo, l’aspetto innovativo che il prodotto può avere; questo è il punto che mi sta più a cuore perché è il vero motore trainante del mio lavoro. Disegnare un nuovo oggetto ha senso se quell’oggetto racconta qualcosa di nuovo, se migliora le abitudini di vita, se rivoluziona anche solo in parte le nostre routine. Nel caso delle sedute operative ovviamente l’aspetto funzionale/ergonomico è imprescindibile, anche per una questione normativa, quindi, la sfida maggiore sta nel ricercare nuove soluzioni estetiche all’interno di un percorso marcato da paletti definiti”.
Parte dalla normativa per poi allargarsi ai concetti di ergonomia, ottimizzazione strutturale, prototipazione e dismissione il processo descritto da Matteo Colombo: “Il primo passo è un costante studio e aggiornamento sugli aspetti normativi che, anche a livello internazionale, regolano i parametri del comfort e della sicurezza di seduta, definendo così i limiti delle proposte e delle soluzioni tecniche che si possono adottare. Da qui, si lavora sui meccanismi di movimento e regolazione, per dare importanza all’ergonomia. I principi più importanti che seguiamo in fase di progettazione di una nuova seduta operativa sono indubbiamente quelli afferenti all’ergonomia. Addentandoci poi nel dettaglio della progettazione di prodotto, crediamo sia importante il momento di definizione della struttura di base della seduta, che deve essere accuratamente definita in funzione delle eventuali varianti o estensioni di gamma, che, visti gli investimenti in gioco, vanno previste fino dalla fase preliminare del progetto, possibilmente definendo da subito quali saranno le componentistiche standard da impiegare, e quali potranno essere progettate ex-novo. Non ultimo, un momento chiave è certamente la fase di prototipazione, che dà vita a un modello reale del prodotto e permette al team di progetto e sviluppo di poter valutare il proprio lavoro e di testare dal vivo il comfort, l’immagine e le prestazioni del prodotto. Anche fosse necessario ripetere questo processo più volte, come spesso accade, questo è un momento fondamentale per minimizzare l’errore e aumentare l’efficienza e la funzionalità del progetto.
Per quanto concerne i principi fondanti il progetto, oggi non possiamo prescindere dalla sostenibilità ambientale: sin dai primi passi la progettazione va impostata su obiettivi di prodotto che riducano al minimo gli impatti produttivi e di trasporto, oltre a rispondere al meglio in termini di disassembling, riciclabilità, e, perché no, con un occhio al possibile riutilizzo del prodotto o di alcune sue componenti”.
Un altro addendo del processo progettuale contemporaneo è il co-design, un approccio che coinvolge direttamente tutti gli stakeholder nella generazione delle idee. Spiegano i referenti di Gensler: “La struttura di base per lo sviluppo del prodotto è rappresentata da tappe definite: ricerca, concept design, sviluppo del design, prototipazione, sit test, industrializzazione e commercializzazione. L’aspetto innovativo riguarda la collaborazione virtuale che abbiamo attivato coinvolgendo figure professionali nelle nostre sedi situate negli Stati Uniti e in Italia”.
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Il ruolo dei meccanismi
Perché le aziende riescano ad allargare le famiglie di prodotti di una stessa serie mantenendo coerenza nelle linee ma offrendo al contempo flessibilità d’uso, diventa fondamentale oggetto di studio il meccanismo di movimento e regolazione compreso nella struttura. Dovrà essere efficace perché la seduta si presenti come inclusiva e dovrà anche essere ‘nascosto’ per non diventare troppo ingerente dal punto di vista del design. La seduta, infatti, potrebbe entrare in ambienti di diversa identità, da quelli più rigorosi a quelli più votati al comfort e al relax.
“Le sedie operative sono chiamate ad offrire maggiori opzioni in termini di configurazione con l’obiettivo di rispondere alle specifiche necessità personali e adattarsi alle varie fisicità dei fruitori per garantire comfort e benessere posturale durante le ore di permanenza nella stessa posizione – conferma Claudia Vedovato –. Fondamentale è la componente tecnologica dei meccanismi che consentono la regolazione in altezza della seduta, dello schienale, del poggiareni e dei braccioli e la traslazione del sedile. I dispositivi sono sempre più sempre discretamente incorporati nella scocca per mantenere una complessiva pulizia estetica. Sedie con misure contenute, minimal, facili da spostare e dall’aspetto più aereo sono sempre più richieste”.
Folco Orlandini prosegue il dialogo presentando anche un progetto concreto: “Un ambiente confortevole e rassicurante, anche in ufficio, rende più piacevole il lavoro e questa tendenza ha portato, ad esempio, a limitare o a nascondere il più possibile le regolazioni meccaniche delle sedie da scrivania. Proprio all’ultimo Salone del Mobile, Viganò Office ha presentato la nostra famiglia di sedute operative Jolie. Un progetto in cui l’obiettivo principale è stato proprio di ‘ripulire’ l’immagine della sedia da ogni tipo di orpello tecnico in favore di un design estremamente chiaro e minimale. Il risultato è stato così apprezzato che ne è nata addirittura una versione in legno per casa e horeca. Del resto, perché una seduta operativa deve avere più di dieci regolazioni ergonomiche, mentre una sedia da conferenza non ne ha neanche una? Le sedute per ufficio spesso diventano delle vere e proprie macchine tecnologiche con regolazione non solo nell’altezza del sedile e dello schienale, ma anche dei braccioli, del supporto lombare, della profondità di seduta, del poggiatesta, dell’inclinazione di postura. Tutto questo rende l’oggetto molto performante, ma anche molto respingente dal punto di vista estetico. Per questo, dunque, l’approccio attuale porta aziende e designer a prediligere sedute magari meno tecnologiche, ma più accoglienti dal punto di vista emozionale”.
Oltre all’aspetto estetico, inoltre, snellire i meccanismi ha anche un altro obiettivo, cioè semplificare l’utilizzo di queste sedute soprattutto considerando che non vengono più usate per lungo tempo da una singola persona ma che devono adattarsi velocemente (e con semplicità) alle preferenze dell’utente ‘del giorno’. Ne parla Matteo Colombo: “si lavora indubbiamente anche sui meccanismi di movimento e regolazione, che non solo devono garantire comfort per qualsiasi utente, ma soprattutto devono poter essere gestiti dall’utente finale nel modo più intuitivo possibile. Anche a seguito alla dinamica sempre più diffusa del desk sharing, la regolazione veloce della seduta sta diventando una caratteristica imprescindibile, con nuove frontiere di sviluppo che guardano a futuri prodotti in grado di auto-regolarsi sull’utente grazie all’integrazione di tecnologie e sensoristica.
Infine, evidentemente è necessario lavorare all’aspetto del prodotto per fare in modo che risulti il più armonioso possibile, che possa trasmettere un feeling accogliente e una cura nel disegno e nel dettaglio. Anche in questo caso si ragiona approfonditamente sulle regolazioni e sulle meccaniche, ma in questo caso dal punto di vista estetico, per garantire la visibilità dei comandi ma al contempo nascondere gli aspetti più prettamente meccanici”.
La (migliore) sostenibilità
“A proposito di sostenibilità”, introduce l’argomento Folco Orlandini, “grandi innovazioni negli ultimi tempi non ce ne sono state, meglio parlare di ‘miglioramenti’ in merito a materiali e tecniche già esistenti. Soprattutto approfondimenti in ambito green: Gabriel, ad esempio, sta lanciando il nuovo tessuto ‘Renewed loop’ realizzato con materiale 100% riciclato e riciclabile a fine vita, in un ciclo sostenibile pressoché infinito. Il gruppo Brado utilizza una nuova plastica esclusiva chiamata ‘Rinasco’ che ha caratteristiche estetiche e meccaniche pari al polimero nuovo, ma costituita al 100% da polimeri rigenerati di provenienza post-industriale e riciclati post consumo. Finalmente dopo tanti anni di parole e slogan le tematiche ambientali cominciano a essere affrontate in maniera concreta e approfondita”.
Se non è il momento delle rivoluzioni ma quello del continuo progredire virtuoso nella direzione del contenimento dell’impatto sull’ambiente, comunque ciascun referente si impegna a ottimizzare il proprio processo seguendo questa meta. Matteo Colombo cita gli ambiti di maggior impegno da parte di Progetto CMR: “I materiali che selezioniamo per i nostri progetti devono essere innanzitutto riciclabili. Così come i rivestimenti e le strutture, anche i componenti della meccanica devono essere realizzati in conformità alle esigenze di disassemblaggio e riciclabilità. È cruciale per noi tutti valorizzare un pensiero di economia circolare che abbia come obiettivo quello di evitare il più possibile lo spreco e l’impatto che scarti e sfridi hanno sull’ambiente in cui viviamo. Nella stessa ottica evitiamo l’uso di colle e materiali adesivi, e privilegiamo componenti e semilavorati realizzati in aree di prossimità agli stabilimenti dove il prodotto viene assemblato.
Ma la sostenibilità del prodotto e il benessere dell’utente possono essere perseguiti anche tramite l’impiego di tecniche e materiali innovativi. Ultimamente siamo ad esempio al lavoro sulla sperimentazione di materiali elastici e a memoria di forma che, in virtù della loro adattabilità, possano in qualche modo sostituire la meccanica nell’apporto ergonomico e dinamico di un sistema seduta. Con l’obiettivo di un doppio vantaggio nel poter dar vita a prodotti ergonomicamente performanti sebbene privi di componenti meccaniche, e al contempo leggeri e accoglienti come le sedie di casa”.
“Fare la giusta scelta oggi significa pensare alla sostenibilità degli oggetti che compriamo: sedute con garanzia di utilizzo più lunga possibile e realizzate con materiali in gran parte provenienti dal riciclo post-consumo (parti in acciaio, plastica e tessuti), sono preferibili in risposta a un’economia circolare possibile”, conferma Nicola Franceschi, amministratore delegato di Ares Line.
In questo contesto sta prendendo piede anche una maggiore consapevolezza sul fast design, seguendo i contenuti spesso citati quando si parla di fast fashion: “un numero sempre maggiore di aziende sta diventando consapevole della differenza che le iniziative di sostenibilità possono avere sulle loro attività quotidiane e, con l’aumento del fast design, le persone iniziano a riconoscere il costo significativo delle sedute ‘usa e getta’ e chiedono ai datori di lavoro di prendere in considerazione questo tipo di impatto nella fase di acquisto degli arredi”, chiude Herman Miller.