La nuova frontiera dell’home working
Da forzato ad abituale: come organizzare il lavoro da casa come metodo di lavoro continuativo, da pensare e progettare
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, il 64% delle aziende ha richiesto ai propri dipendenti di lavorare da casa durante la pandemia Covid–19: una percentuale molto alta e un cambiamento repentino che ha rivoluzionato la quotidianità dei lavoratori, sia dal punto di vista pratico – dovendosi organizzare, negli spazi e nelle tecnologie, per lavorare da casa – sia dal punto di vista psicologico, essendo cambiati all’improvviso tutti i parametri, fra modalità di relazione e di lavoro. Una prima distinzione è fondamentale, perché quanto successo nei mesi passati ha pochi punti in comune con il concetto di smart working, basato sulla flessibilità, sulla libertà di scelta dell’individuo, che può lavorare dentro o fuori ufficio in funzione degli obiettivi da raggiungere e delle attività da svolgere. In questo caso è stata una scelta obbligata: l’home working è stata l’unica alternativa possibile e ciascuno si è dovuto adattare nel miglior modo possibile.
Due, i nodi principali che i lavoratori hanno dovuto affrontare: trovare, fra le pareti di casa, lo spazio per organizzare il proprio ufficio e aggiornare le tecnologie a disposizione per riuscire a mantenere l’efficienza necessaria allo scambio dei dati. A proposito di spazio di lavoro, l’adattamento sviluppato in fase di emergenza ha obbligato la maggioranza delle persone a trovare nella propria abitazione un angolo estemporaneo dove lavorare. Dall’indagine “Remote Working in Italia” – redatta dall’International Market Research di CSIL e presentata a pag. 28 – emerge che “la stragrande maggioranza dei soggetti è stata costretta dalla pandemia a un adattamento repentino delle proprie abitudini lavorative in stanze generalmente destinate ad altri scopi. Quasi la metà del campione lavora in soggiorno, lo spazio probabilmente più ampio e versatile, nella cucina (15%) o in camera da letto (16%)”.
Se questi sono dati relativi all’’emergenza, nel vicino futuro, che vedrà una maggiore affermazione del lavoro da casa, sarà necessario strutturarsi e trovare una soluzione per comporre la propria postazione di home working, per la quale arredi multifunzione, flessibili ed ergonomici rappresentano le alternative migliori.
Una volta composto lo spazio lavorativo si apre il secondo nodo: le tecnologie. Il 20% dei dipendenti già prima dell’emergenza lavorava da casa per uno o due giorni la settimana e quindi – grazie alle dotazioni fornite dall’azienda o alle proprie forze – si tratta di una quota di soggetti già organizzati; la restante percentuale, in questi mesi, dovrà dotarsi di tecnologie e connettività che permettano di supportare le attività e l’accesso dei dati da remoto in piena sicurezza, soprattutto rispetto a eventuali attacchi informatici.
Una volta organizzato lo spazio di lavoro nella propria abitazione e aggiornate le tecnologie, ci sono alcuni aspetti ‘immateriali’ da tenere in considerazione perché il lavoro da casa sia confortevole e, quindi, produttivo. In alcuni casi sarà necessaria una formazione, perché il passaggio dal lavoro in sede a quello da casa prevede dei cambiamenti nell’approccio alla propria attività. Come sottolinea lo psicologo Alessandro Simeone che, nel box a pagina seguente, raccoglie alcuni suggerimenti su come affrontare la quotidianità negli spazi di lavoro post Covid-19. In generale, rimane un punto: il lavoro da casa non dovrebbe essere l’unica opzione possibile, ma dovrebbe potersi alternare con il lavoro in sede. In ufficio, infatti, grazie alla relazione con le varie professionalità e personalità, allo scambio di esperienze e idee, si alimenta la ‘cultura d’impresa’ e si rafforza il senso di appartenenza e di comunità fondamentale per motivare i dipendenti nel proprio impegno lavorativo.
Mantenendo viva questa consapevolezza, abbiamo analizzato – con il contributo di alcuni progettisti – quali sono i cardini fondamentali per riorganizzare gli spazi di lavoro in casa, quali gli arredi da comprendere e quali le difficoltà da superare.
.
La riorganizzazione degli spazi di lavoro
Nelle prime settimane e nei primi mesi di quarantena e di emergenza Covid-19 ci si è organizzati ciascuno al meglio delle proprie possibilità: la sede di lavoro è diventata per qualcuno il soggiorno, per altri la cucina o la camera da letto, per altri ancora un angolo del corridoio o dell’ingresso. Ora il momento di emergenza è passato, l’home working è diventato uno standard e, di conseguenza, diventa fondamentale strutturarsi. Come fare? Alberto Cominelli, head of project management Italy di CBRE Building Consultancy, racconta: “Una delle maggiori difficoltà riscontrate durante il periodo di lockdown è stata quella dovuta alla condivisione degli spazi domestici con partner e figli a loro volta impegnati in conference call e lezioni on–line. È quindi ragionevole pensare che negli anni a venire, in tempi normali, sarà più facile concentrarsi sul proprio lavoro anche da casa, dato che gli altri membri del nucleo famigliare saranno probabilmente a scuola o in ufficio. Nonostante ciò, l’organizzazione di uno spazio dedicato al lavoro all’interno delle proprie abitazioni è un tema cruciale: poter lasciare il proprio PC e i documenti sul tavolo rende più veloce la ripresa del lavoro dopo una pausa (o dopo un pasto, in cui si abbia un solo tavolo in casa). Ciò è dovuto anche a un meccanismo psicologico, dato che riallestire la propria postazione di lavoro a ogni ripresa può essere inconsciamente percepito come un ostacolo. E, considerato che l’acquisto di una casa con un locale in più da adibire a studio non è una soluzione alla portata di tutti, siamo convinti che da oggi gli sviluppatori immobiliari dovranno prevedere almeno una zona ’home–office’ in tutti gli appartamenti, concedendo qualche metro quadro in più a zone giorno e camere da letto. Altra soluzione sarà quella di aree co–working condominiali con accessi regolati e postazioni prenotabili da app di gestione del condomino”.
In assenza di spazi condominiali e dovendo necessariamente organizzarsi nel proprio appartamento, come progettare la postazione di Home Working trasferendo i parametri di comfort solitamente previsti in ufficio, fra ergonomia, buona acustica e corretta illuminazione… Risponde Massimo Roj, partner e amministratore delegato di Progetto CMR: “In queste settimane la vita degli uffici si è trasferita nelle abitazioni delle persone, producendo quasi un’inversione della tendenza che abbiamo visto negli ultimi anni: mentre fino a qualche tempo fa si parlava di ‘domesticità’ degli spazi di lavoro, riferendosi a quell’atmosfera volutamente ibrida tra ufficio e spazio informale, adesso è la casa che si trasforma in ufficio. Non sempre è semplice ricavarsi uno spazio all’interno della propria abitazione per realizzare una postazione di lavoro: per questo motivo, a mio avviso, sarebbe meglio non creare un ‘angolo–ufficio’ ad hoc ma optare per soluzioni di arredo che siano inserite già nel contesto domestico e che possano funzionare anche come postazione di lavoro. Proprio in quest’ottica, stiamo lavorando con alcuni produttori sia del settore residenziale che del mondo ufficio su alcuni elementi di arredo destinati all’ambiente domestico, ma che abbiano allo stesso tempo le stesse caratteristiche del prodotto da ufficio”.
.
Gli elementi fondamentali: arredo, illuminazione ed ergonomia
Vediamo più da vicino quali sono le soluzioni più funzionali in termini di arredo, sistemi di illuminazione, soluzioni per l’isolamento acustico. “È necessario ricavare postazioni di lavoro stabili e adattabili a diversi usi tipici della vita domestica – afferma Alberto Cominelli –. Nel caso dei bilocali abitati da una coppia di persone si potrà prevedere una scrivania in camera da letto, in modo che una persona vi possa lavorare mentre il partner occupa il soggiorno. In questo caso, lo scrittoio potrà essere dotato di uno schermo fisso estraibile e utilizzabile anche come televisione da camera. È il momento di proporre soluzioni di arredo innovative, che dovranno reinterpretare i secrétaire delle case borghesi dell’Ottocento integrando dotazioni tecnologiche quali uno schermo fisso da collegare al laptop, prese elettriche, e caricatori per gli smartphone. Le principali caratteristiche dovranno essere: trasformabilità del prodotto d’arredo a seconda delle ore della giornata, dimensioni ridotte e integrazione tecnologica.
Altro tema fondamentale è l’ergonomia della postazione di lavoro. Questo aspetto riguarda principalmente la seduta: non tutti hanno passato un lockdown con la possibilità di utilizzare una seduta ergonomica e queste persone hanno capito l’importanza della cura dell’ergonomia che le loro aziende garantiscono in ufficio. Lavorare tutto il giorno seduti su uno sgabello o su una sedia da cucina è quanto di più fastidioso si possa immaginare”. Tanti temi, dunque, che prevedono l’intreccio fra flessibilità d’uso, ergonomia e integrazione con le tecnologie, per una probabile trasformazione dello stile degli arredi, il cui design dovrà avvicinarsi a quello del settore finora dedicato al mondo dell’ufficio e del contract. Ne parla Alessandro Adamo, partner di Lombardini22 e director di DEGW: “C’è sicuramente spazio per nuovi progetti, integrati ed ergonomici, che sappiano dialogare in armonia con il resto dell’arredamento. È possibile trasferire in casa alcune delle norme ergonomiche standard degli uffici. Tanto più che in casa, senza caffè e chiacchiere con i colleghi, trascorriamo più tempo davanti al monitor rispetto all’ufficio. Fra i suggerimenti, oltre alla necessaria ergonomia, il consiglio di ricavare, quando possibile, uno spazio personale dedicato al lavoro. Se in ufficio questo si traduce, nella maggior parte dei casi, in una scrivania nostra o in condivisione, in casa significa trovare un angolo giusto che possiamo allestire appositamente, accogliente e confortevole, adeguato al lavoro. Uno spazio in cui non ci siano disturbi esterni, per quanto possibile. Un altro consiglio riguarda l’introduzione di elementi di verde. Che si tratti di piante verdi da interno, oppure di una vista dalla finestra su un parco o un giardino, è bene considerare che gli elementi naturali aiutano la concentrazione, stimolano la creatività e l’energia”.
Concentrazione, creatività ed energia che devono essere parte fondante della ricerca e del progetto per la definizione dello spazio di lavoro dentro casa; se gli arredi possono rispondere alle esigenze funzionali, ci sono altri elementi più immateriali – dai colori alla temperatura della luce – capaci di collaborare nella creazione di uno spazio pensato per predisporre positivamente al lavoro. Ne parla Alessia Garibaldi, partner di Studiodc10, “Dall’esperienza maturata in questi anni abbiamo notato come l’utilizzo di alcuni materiali e colori influenzi in modo positivo la produttività e il benessere all’interno dei luoghi di lavoro. Questo tipo di percezione è quindi da ricercare anche all’interno delle abitazioni qualora queste fossero utilizzate in modo più permanente. Abbiamo imparato dalle neuroscienze che l’uomo ha un ritmo biologico che segue i cicli circadiani, che è estremamente sensibile e mutabile a seconda degli orari della giornata – ad esempio la mattina abbiamo bisogno di una luce fredda sui 4000 K, verso sera il corpo deve rallentare e si può scaldare l’ambiente con luci a 3000 K . Anche i colori generano reazioni differenti: quelli chiari sono rilassanti, i colori intensi come l’arancio danno energia e carica, gli scuri più concentrazione. Va quindi ricercato anche all’interno dell’abitazione uno spazio ben illuminato, dotato di tende e di differenti fonti di illuminazione, a volte basta l’integrazione con una semplice lampada da tavolo per consentire una migliore lettura dei documenti o visione dello schermo”. Ulteriori nodi da affrontare spaziano fra la necessità di poter usufruire di una corretta acustica – sia come requisito attivo che passivo, per non venire interrotti dai rumori ‘della famiglia’ e non disturbare – fino allo studio di sfondi adatti alle call, quindi arredi e scenari compatibili.
Ma il vero nodo della questione è come cambierà il mercato residenziale a seguito delle nuove funzioni che vengono attribuite alla casa. Ne fa un cenno Massimo Roj: “da un punto di vista progettuale, è una bella sfida per i creativi e i tecnici pensare ad elementi di arredo ’home office’ che si possano inserire in maniera fluida e armonica all’interno delle abitazioni. Allargando però la riflessione, con la commistione vita privata–vita lavorativa che si fa sempre più stretta e i ritmi sempre più fluidi e allargati, sarà fondamentale riuscire a trovare un punto di equilibrio tra queste due dimensioni per evitare che una inglobi l’altra. Abbiamo imparato che la propria abitazione, del resto, non è soltanto un luogo riparato dove mangiare e dormire, ma deve essere concepita nell’interezza e complessità delle funzioni che può essere chiamata ad assolvere ed è bene che queste siano contemplate quanto più possibile, anche solo quando si deve scegliere un nuovo elemento d’arredo. Proprio a questo proposito, concordo in pieno con Alvar Aalto che sosteneva: “We should concentrate our work not only to a separated housing problem but housing involved in our daily work and all the other functions of the city”.