Biophilic Design: un investimento tangibile nel miglioramento della salute psico-fisica degli utenti
Il Biophilic Design non è semplicemente una questione estetica, che si limita a inserire la vegetazione come elemento unico negli spazi fisici. È una disciplina complessa che rappresenta un ottimo investimento nel miglioramento tangibile del benessere psicologico e fisico delle persone, con ricadute positive sulla creatività, la capacità di concentrazione, l’efficienza, la produttività, la riduzione dei giorni di malattia…
Con il terzo appuntamento della rubrica “Pillole di Biophilic Design”, prosegue il viaggio alla scoperta del rapporto inscindibile tra la persona e il mondo naturale e sulle metodologie per tradurre questo legame negli ambienti ufficio. In questa puntata ci focalizzeremo su come e in quali zone applicare le soluzioni progettuali in linea con la nostra innata biofilia: un sentimento presente in tutti gli esseri umani che riguarda la fascinazione che la Natura esercita su di noi e l’affiliazione che stabiliamo con essa.
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Equilibrio tra benessere e produttività
Viviamo in un’era che è caratterizzata dalla frenesia quotidiana e da ambienti lavorativi sempre più tecnologici. La ricerca di equilibrio tra benessere e produttività è diventata cruciale. In questo contesto, il Biophilic Design emerge come risposta innovativa e al contempo necessaria, perché è in grado di offrire valide soluzioni architettoniche e di interior design che prendono in considerazione la biofilia insita nelle persone per creare ambienti salubri e piacevoli.
L’inserimento del Biophilic Design non è semplicemente una questione estetica che si limita a inserire la vegetazione come elemento unico negli spazi fisici, ma si tratta di una disciplina complessa che può diventare un ottimo investimento tangibile nel miglioramento del benessere psicologico e fisico delle persone, con ricadute positive sulla creatività, la capacità di concentrazione, l’efficienza, la produttività, la riduzione dei giorni di malattia e di assenteismo, come hanno dimostrato ormai numerosi studi. Uffici biofili influenzano positivamente anche la disponibilità alla collaborazione e al lavoro in team. Le persone si recano più volentieri in ufficio e manifestano una generale contentezza del proprio luogo di lavoro.
Parliamo di una pratica che mette il benessere e la salute psicofisica delle persone al centro di ogni decisione progettuale. Per questo motivo è fondamentale partire da una profonda conoscenza dei bisogni della persona, senza dimenticare la necessità di relazionarci con le urgenti pratiche di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Questo ci permette di andare oltre quello che viene comunemente chiamato “human-centered design”; privilegiando un approccio che tiene conto del fatto che siamo parte integrante di un ecosistema, quindi soltanto uno dei tanti protagonisti.
Per comprendere appieno l’approccio biofilo, occorre considerare che gli ambienti ufficio non sono semplici contenitori per le attività lavorative, ma piuttosto luoghi esperienziali dove molte persone trascorrono buona parte della loro giornata, nonostante il consolidamento del lavoro ibrido. Progettare con metodo biofilo significa prendere in esame le necessità fisiche e psicologiche degli occupanti, anche in funzione alle attività che devono svolgere in diversi momenti e luoghi. Servono spazi ufficio resilienti, capaci di essere flessibili (ibridi e agili) ai continui cambiamenti nell’organizzazione dei processi lavorativi e in grado di sostenere il legame inscindibile tra l’essere umano e la Natura.
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Strategie biofile: i passaggi progettuali obbligatori
Per un efficace intervento biofilo, è fondamentale iniziare con un’accurata analisi del contesto nel quale si sviluppa il progetto. Si cercherà di individuare e ridurre il più possibile i potenziali stressori ambientali che sono un tema della psicologia ambientale. Segue poi una mappatura delle potenzialità biofile e la scelta delle priorità con l’aiuto di uno dei protocolli menzionati nella puntata precedente (v. Officelayout n. 195). Servono attività di condivisione e workshop, per comunicare a tutti gli attori coinvolti le strategie biofile, e verifiche continue e post-occupazionali al fine di garantire risultati efficaci.
Ma dove intervenire e con quali strategie?
Si possono applicare soluzioni biofile mirate in tutte le zone degli uffici con diverse strategie in funzione alle attività che si devono svolgere (lavoro di concentrazione o in team), le caratteristiche degli utenti e il livello di rigenerazione desiderato. Di seguito due esempi generici di applicazione del protocollo sviluppato da Bolten & Barbiero (vedi Bolten B., Barbiero G. (2023) Biophilic Design: 9 ways to enhance physical and psychological health and wellbeing in our built environments, Springer Nature).
• L’illuminazione naturale è sicuramente l’elemento più importante
Dove questa dovesse essere insufficiente, bisogna integrarla con luce artificiale che rispetti il ritmo circadiano degli utenti simulando il più possibile la luce naturale. È importante avere accesso al cambiamento della luce nell’arco della giornata e nelle varie stagioni dell’anno. Va ottimizzato il posizionamento delle scrivanie e degli altri arredi in funzione alle finestre.
È raccomandabile l’utilizzo di tende o di altri sistemi di oscuramento regolabili per gestire l’intensità della luce solare anche in funzione alle peculiarità individuali. Serve una luce più intensa e più fredda per le zone di lavoro di concentrazione. Per le aree di socializzazione e rigenerazione si utilizzerà un’illuminazione più calda e meno intensa. Le zone dove si consuma il cibo, richiede molta attenzione, perché la luce sbagliata può rendere sgradevoli i cibi. Sistemi di luce circadiana adattabili sono sicuramente una strada da percorrere, anche se i costi sono ancora elevati.
• Numerosi studi hanno dimostrato che la presenza di piante e alberi ha molteplici effetti benefici sulle persone e rende gli ambienti più piacevoli esteticamente. Le tipologie di piante vanno scelte con cura per ogni singolo contesto. Invece, l’effetto delle piante sulla qualità dell’aria è più trascurabile, perché servirebbero un importante numero di piante per avere risultati palpabili. Le piante possono invece avere un effetto positivo in riferimento alle prestazioni energetiche degli edifici. Aree esterne, come piccoli giardini, terrazze o tetti verdi calpestabili, sono buone soluzioni per permettere alle persone di rigenerarsi facilmente dalle fatiche lavorative nelle pause. Le viste sulla vegetazione non dovrebbero essere fugaci, bensì permanenti, per godere appieno dei molteplici benefici connessi. È fondamentale prevedere piani e strategie di mantenimento e cura delle piante.
Abbiamo delineato qui soltanto due tematiche che si trovano all’interno di un intervento biofilo. La luce e le piante sono sicuramente quelle più scontate all’interno di una lunga lista di argomenti da affrontare. L’interpretazione e l’applicazione dei numerosi temi del protocollo, come per esempio l’aria interna, i materiali oppure il concetto di protezione e controllo, spetta agli esperti e deve essere svolto con molta attenzione.
I temi possono a prima vista sembrare banali e alla base di ogni intervento di “ordinaria” progettazione; in realtà, si tratta di argomenti complessi che richiedono conoscenze multidisciplinari, studi e verifiche approfondite. Ogni singolo aspetto deve essere affrontato con meticolosità e accuratezza. Bisogna evitare l’improvvisazione, sempre più diffusa, altrimenti i risultati possono avere effetti opposti a quelli desiderati. Esistono persone con diverse forme di biofobia che non si trovano a loro agio, per esempio, in presenza di una ricca vegetazione negli uffici, perché soffrono di allergie o hanno paura delle muffe o dei microrganismi eventualmente presenti. Trovare valide soluzioni biofile anche per queste persone è una delle grandi sfide. Motivo per cui per applicare strategie di Biophilic Design efficaci è raccomandabile avvalersi di professionisti ed esperti di biofilia e progettazione biofila.