Great place to work for all
Nasce da una riflessione su come le trasformazioni, che hanno investito il mondo del lavoro negli ultimi anni, stanno cambiando il mondo del lavoro, l’intervista a Giulia Castaldini, head of recognition & customer success di Great Place to Work, che traccia il panorama sulle iniziative legate all’inclusività negli spazi di lavoro.
Come è cambiata nel tempo la sensibilità delle aziende verso la ricerca di inclusività negli spazi di lavoro?
Non c’è dubbio che la pandemia abbia contribuito a diffondere una presa di coscienza rispetto al valore degli spazi di lavoro quale fattore determinante della qualità dell’esperienza lavorativa, con un impatto sulla retention dei collaboratori – particolarmente importante nel contesto della Great Resignation – e sull’attrazione dei giovani, che tengono sempre più in considerazione determinati fattori motivazionali nella scelta del datore di lavoro.
L’applicazione di meccanismi e organizzazioni del lavoro tipici del lavoro in presenza al contesto remoto durante il periodo pandemico, insieme alla diffusa convinzione che una volta terminata la Pandemia sarebbe “tornato tutto come prima”, hanno creato una sorta di cortocircuito post-pandemico tra l’approccio della maggior parte delle aziende, tendenti al rientro in ufficio, e le aspettative delle persone, che si erano ormai abituate al lavoro flessibile (anche se per la maggior parte dei casi si trattava di semplice lavoro da casa) e avevano trovato una nuova e motivante organizzazione del lavoro.
La perdita del “diritto (percepito come) acquisito” al lavoro non in ufficio, inteso come flessibilità di spazio e tempo nell’organizzazione del proprio lavoro, è stato uno degli elementi che hanno portato alle dimissioni nel contesto che viene appunto definito Great Resignation.
La sensibilità delle aziende verso gli spazi di lavoro nasce dalla recente riconosciuta necessità di rispondere, anche attraverso la struttura fisica, alle esigenze dei collaboratori. Una risposta è appunto quella di creare contesti fisici collaborativi che diano alle persone lo stimolo di rientrare in ufficio; un ufficio che applica o rafforza la sua funzione di spazio di confronto, collaborazione e innovazione poiché favorisce la condivisione di idee, feedback, esperienze tra le persone.
Quali sono i parametri utilizzati per valutare se l’ambiente di lavoro è inclusivo? Come nasce e su quali criteri di valutazione si basa il Diversity, Equity & Inclusion Index?
Questa inclusività viene misurata sulla base di diversi elementi del questionario di clima di Great Place To Work. La nostra stessa Classifica nazionale Best Workplaces premia quelle organizzazioni che sono state in grado di creare un “great place to work for all”, cioè un ambiente in cui tutti, indipendentemente dalle caratteristiche personali, dal ruolo ricoperto e dalle mansioni svolte, riconoscono di lavorare in un’azienda eccellente per la sua cultura organizzativa.
Le organizzazioni che migliorano la DE&I sono quindi in grado di massimizzare il potenziale umano grazie a:
• leadership efficace; condivisione di valori significativi; solidi rapporti di fiducia con e tra tutti i collaboratori.
• Una cultura inclusiva consente di mettere in discussione valori, policy e comportamenti tipici di un’organizzazione, prendendo in considerazione i bisogni di tutti e non solo quelli del gruppo maggioritario o prevalente.
Il DE&I Index misura – tramite una survey rivolta a tutti i collaboratori dell’azienda – quanto l’ambiente di lavoro e la cultura aziendale vengono percepiti corretti e inclusivi da parte delle persone riguardo:
• Equità del trattamento
• Accessibilità e coinvolgimento da parte dei Manager
• Assenza di discriminazioni basate su caratteristiche personali
• Ambiente inclusivo ed accoglienza
• Sicurezza psicologica garantita dall’azienda
• Possibilità di bilanciare vita personale e lavoro
L’indice è composto da 25 affermazioni del Modello For ALL di GPTW, e per calcolarlo tiene in considerazione quanto il risultato è simile tra i diversi gruppi all’interno dell’organizzazione. Ovvero, se indipendentemente da essere uomo o donna, leader o collaboratore, o da appartenere a una o un’altra generazione, l’esperienza lavorativa sia ottimale per tutti.
Ogni anno, Great Place To Work premia, sulla base di questo indice, le aziende che hanno dimostrato di essere pioniere nel promuovere una esperienza lavorativa basata sui principi di inclusività, diversità ed equità.
Quali step consentono alle aziende di costruire una cultura inclusiva nei luoghi di lavoro? Che percorso seguite nell’affiancare le aziende che decidono di intraprendere questa analisi e come le accompagnate dopo l'”anamnesi”?
L’analisi di clima di Great Place To Work misura appunto se, come e in quale misura l’organizzazione è un great place to work for all. Se interessate specificatamente al tema Diversity, Equity e Inclusion, le aziende possono optare per un progetto dedicato. Esso propone una fase di valutazione e Gap Analysis che parte dalla misurazione del DE&I Index della cultura aziendale – e che consiste in una survey rivolta a tutti i collaboratori su specifici elementi dell’esperienza lavorativa. Tale Index viene confrontato con benchmark esterni rilevanti per l’azienda. Nella fase di analisi delle politiche interne, possono essere prese in considerazione Best Practice di organizzazioni eccellenti in DE&I, in modo da proporre eventuali adattamenti o creazione di nuove politiche specifiche. Infine, si passa alla fase di verifica di KPI e dati organizzativi relativi, ad esempio, alla fase di recruiting, di sviluppo professionale, composizione della leadership, ecc.
Alla fine del percorso, Great Place To Work presenta i principali risultati, i punti di forza e le aree di miglioramento e propone le azioni più efficaci per raggiungere gli obiettivi della Strategia DE&I aziendale.
Oltre all’analisi, vi sono altri strumenti utili che consentono di coinvolgere direttamente e in prima persona il management e/o i collaboratori nell’approfondimento di temi specifici, oppure nell’identificazione di azioni migliorative, quali workshop, focus group, interviste.
Nella vostra esperienza quali aspetti definiscono i progetti di maggiore successo?
Indipendentemente che si tratti di progetti di riformulazione degli spazi di lavoro, in termini fisici, o di progetti di analisi organizzativa focalizzati sull’inclusività, l’ascolto e la comprensione delle necessità delle persone è il primo fondamentale passo per ottenere un risultato efficace e di lungo periodo.
Elementi chiave sono la valorizzazione delle diversità, in termini di coesistenza, rappresentatività ed esperienze; il rispetto di un trattamento equo e non discriminatorio, volto a rimuovere pregiudizi, barriere e qualunque ostacolo che escluda i collaboratori dall’accesso a opportunità, informazioni e risorse; l’accettazione, il supporto e il rispetto di tutti, indipendentemente dalle caratteristiche personali.
Rispetto a questi elementi, la coerenza tra predicato e praticato, cioè tra politiche aziendali e comportamenti, è fondamentale nel garantire il successo del progetto.
Quali vantaggi possono ottenere le aziende che abbracciano una cultura inclusiva?
Le aziende inclusive beneficiano di uno sviluppo positivo, maggiore innovazione e crescita finanziaria.
Investire nella cultura aziendale ha impatti positivi immediati sulla crescita economica e sulla marginalità. L’analisi che Great Place to Work® Italia svolge ogni anno al termine del ciclo di indagini e annuncia in occasione dell’evento di premiazione dei Best Workplaces™, denominata HR Trends, si basa sui dati finanziari raccolti dalle aziende premiate e dimostra la correlazione tra l’indicatore di fiducia delle analisi di clima di Great Place To Work, denominato Trust Index (Indice di Fiducia) e la crescita del fatturato: una correlazione corrispondente, nel 2022, allo 0,98 (n.d.r. dato di correlazione è l’R di Pearson che può avere un valore tra 0 e 1: più il numero tende ad 1, maggiore è l’associazione tra due variabili). Questo significa che le aziende in cui si lavora meglio crescono anche dal punto di vista economico.
Una cultura inclusiva aumenta il senso di appartenenza dei collaboratori verso l’azienda, perché essi ne condividono i valori e i principi, essendo questi basati sul loro stesso input. Ciò consente di mantenere in azienda quelli che possiamo definire gli “ambassador”, cioè coloro che ritengono l’azienda un great place to work e vogliono lavorarci a lungo. Inoltre, una cultura inclusiva consente di avere maggiori potenzialità di attrattività rispetto ai competitor nei confronti della generazione Z, alla quale, come per i Millennial, interessa lavorare in organizzazioni dai comportamenti etici, meritocratici e inclusivi.