I nuovi divanetti, da accessori a elementi funzionali
Nel progetto degli spazi di lavoro i divani assumono un ruolo di primo piano contribuendo a definire microaree funzionali: si travestono da nidi per la privacy individuale o, nelle configurazioni più articolate, da isole per mini-riunioni e brainstorming. Obiettivi raggiunti attraverso un percorso progettuale e produttivo che rispetta tre principi base di ergonomia, modularità e sostenibilità, e due vincoli tecnici legati al comfort acustico e all’ignifugicità
Da complementi accessori nel progetto di interior design, con un ruolo soprattutto di stile, oggi i divani per ufficio vedono totalmente rivoluzionata la loro funzione, che si moltiplica. Non si tratta più, infatti, di elementi di immagine scelti per arredare ingressi, sale d’attesa o piccoli salottini, ma di strumenti per la definizione di microaree funzionali in realizzazioni dove le classiche aree di lavoro sono alternate da zone di relax e aree di socialità. Proprio qui questa tipologia di prodotto entra in azione rispondendo a due richieste specifiche: garantire la privacy nei momenti di lavoro individuale e supportare momenti di incontro tra colleghi. Dallo studio dei prodotti si delinea uno scenario vivace, caratterizzato da sviluppi creativi che coniugano modularità ed ergonomia, ricerca per un ottimale comfort acustico e attenzione all’impatto del prodotto sull’ambiente. Elemento irrinunciabile una buona reazione al fuoco dei materiali, che pertanto devono essere intrinsecamente ignifughi o trattati a posteriori in modo opportuno.
Dal progetto degli spazi al concept del prodotto
Ad architetti e designer viene richiesto di interpretare i cambiamenti dell’organizzazione del lavoro e di proporre soluzioni compositive coerenti con le trasformazioni in atto, tanto a livello di prodotto, quanto nelle possibilità applicative dello stesso nello spazio. I divanetti non fanno eccezione: devono essere polifunzionali per adattarsi ai mutamenti di scenario, garantendo privacy quando richiesto e, allo stesso tempo, permettere l’organizzazione di riunioni estemporanee dove poter connettere i device personali per la condivisione delle informazioni. Devono inoltre essere modulari per consentire configurazioni in linea con il layout, lasciando spazio a nuove interpretazioni, sino alla definizione di soluzioni su misura.
Progettare un divanetto è quindi una sfida su più livelli. Dall’intervento dell’architetto Giovanni Giacobone, senior associate e responsabile della divisione di Industrial Design di Progetto CMR, una testimonianza sul modo in cui i soft seating sposano il nuovo concetto di ufficio.
“Negli spazi di lavoro di oggi, il confine tra luoghi dedicati alle attività lavorative e quelli collettivi e informali si sta gradualmente assottigliando, fino a diventare impercettibile. Le dinamiche degli uffici contemporanei, sempre più dettate da flessibilità e adattabilità, rendono necessario un approccio più aperto nei confronti delle aree comuni, sempre più utilizzate anche per lavorare, tenere riunioni e incontri. Parallelamente – continua l’architetto Giacobone – nella progettazione dei nuovi ambienti di lavoro si sta affermando la volontà di porre al primo posto il benessere della persona che vivrà e utilizzerà gli spazi. Basti pensare al nuovo approccio registrato nel panorama delle certificazioni della sostenibilità del progetto con l’introduzione del protocollo WELL, che per la prima volta al mondo valuta proprio il livello di benessere e la vivibilità degli spazi.
Con queste premesse, nel disegn di divani e poltrone, elementi tipici delle aree condivise, diventa determinante e imprescindibile tenere in considerazione aspetti quali il comfort acustico e visivo e le nuove modalità di utilizzo dei device personali, elementi che se correttamente gestiti contribuiscono a un maggior livello di benessere e di qualità dello spazio. L’obiettivo è rispondere alle esigenze di riservatezza degli ambienti lavorativi condivisi, delle zone open space e delle aree di attesa, per dare vita a luoghi raccolti e personali.
Per il raggiungimento di tali obiettivi è necessario un confronto con il produttore per comprendere al meglio le esigenze che il prodotto deve soddisfare e le caratteristiche che deve avere.
L’esperienza maturata sia nella progettazione degli uffici, sia nell’industrial design, ci permette di prevedere nuovi orizzonti in questi ambiti e di sperimentare soluzioni innovative. Tutto questo senza perdere di vista l’obiettivo di migliorare la qualità dell’esperienza di chi utilizzerà il prodotto”.
Alessandro Menoni, direttore commerciale Dauphin Italia, spiega attraverso esempi concreti, come il mondo della produzione si stia allineando al cambiamento radicale dei metodi di lavoro.
“Sempre più gli uffici vengono progettati come open space per favorire il dialogo e il lavoro di gruppo, ma alcune volte silenzio e privacy sono necessari e fondamentali. Sono state pensate dunque collezioni di imbottiti con proprietà fonoassorbenti in grado di creare “isole” di privacy e relax per meeting informali, spontanei, creativi e dinamici. Non bisogna poi dimenticare che le aziende hanno bisogno di conquistare e trattenere i talenti per farli crescere al loro interno, per questa ragione sono sempre più propense a creare atmosfere e ambienti di lavoro confortevoli e attraenti. Come diretta conseguenza di questo percorso, i divanetti e in generale i mobili per ufficio devono essere creati con un appeal estetico e coinvolgente per le persone che li vivono.
Studiando i luoghi di lavoro e le necessità di ogni realtà ci siamo resi conto che il lavoro è sempre più in movimento e i ritmi sono più veloci, di conseguenza le persone, anche in ufficio, vogliono ritrovare la tranquillità di casa.
Il percorso che porta alla definizione di un nuovo prodotto, inizia con una attento studio dei prodotti già presenti sul mercato, si parla con i clienti e si cerca di capire quali sono le loro effettive esigenze; si studiano materiali, ergonomia e componentistica. I concept sviluppati vengono poi valutati con gli ergonomi e i reparti di marketing, produzione, design, vendita e se il prodotto in esame viene giudicato positivamente da tutti i settori, si avvia la produzione dei prototipi testandone ogni singola parte”.
I tre principi conduttori: modularità, ergonomia e sostenibilità
Stabilità la filosofia alla base dell’ideazione di una nuova collezione di imbottiti si definiscono i cardini progettuali del percorso creativo con alcuni comuni denominatori.
“Modularità ed ergonomia sono elementi fondamentali nel disegno di questa tipologia di prodotto, nell’ottica della garanzia dell’efficienza del risultato. Un prodotto modulare è in grado infatti di adattarsi alle necessità di flessibilità degli uffici di oggi, dove gli spazi non sono rigidi ma cambiano in base alle diverse esigenze e funzioni che si devono svolgere. L’ergonomia è parimenti essenziale, per creare un oggetto che migliori in maniera percettibile il livello dell’esperienza di chi lo utilizza. Per gli imbottiti, inoltre, oltre che al miglioramento dei livelli di prestazione acustica e visiva, vi è un’attenzione costante alla sostenibilità dei materiali, per creare un prodotto che non sia solo bello esteticamente, ma anche e soprattutto performante ed efficiente”, sottolinea l’architetto Giacobone di Progetto CMR.
Anche Marck Lyngo, sales manager e Grace Todd, marketing coordinator di Naughtone azienda britannica partner di Herman Miller, danno a modularità, ergonomia e sostenibilità un ruolo di primo piano nella fase di ideazione: “I nostri prodotti vengono progettati per adattarsi all’ergonomia, alle forme e alle dimensioni della maggior parte delle persone, indipendentemente dalla loro altezza o corporatura. La ricerca del massimo comfort è il motore dei nostri progetti e il loro successo in paesi e continenti potenzialmente diversi, dal punto di vista culturale e genetico, come Stati Uniti, Europa e Asia, conferma che siamo sulla strada giusta. Altro aspetto imprescindibile è la modularità, abbiamo infatti una varietà di prodotti progettati per essere configurati in una varietà di layout diversi, per adattarsi a qualsiasi ambiente.Cerchiamo di definire le fondamenta per architetti e designer, in modo che possano per creare il loro ‘paesaggio su misura’ in funzione di ogni specifico spazio. Infine siamo molto attenti alla sostenibilità del prodotto anche attraverso la definizione di un percorso di approvvigionamento della materia prima con il minor impatto ambientale. Nella nostra sede nello Yorkshire, per esempio, vengono utilizzati esclusivamente risorse locali per ridurre al minimo i costi e i consumi energetici relativi al trasporto dei materiali”.
I cataloghi delle collezioni di divani per l’ufficio chiudono spesso con abaco di elementi per molteplici composizioni. “Per ogni linea di prodotto sono previste diverse opzioni e accessori per un comfort ottimale – puntualizza Alessandro Menoni –. La nostra collezione di divani fonoassorbenti, ad esempio, è declinabile in poltrona singola, divano a due posti, due posti e mezzo e tre posti. Inoltre per una maggiore personalizzazione sono previste imbottiture schienale fisse o removibili, cuciture con diversi design e paretine per creare una vera e propria ‘room in the room’ isolata acusticamente. La modularità viene ulteriormente completata grazie a 4 diverse tipologie di tavolini e a elementi multimediali per l’utilizzo di computer portatili, smartphone o altri dispositivi”.
Privacy e correzione acustica degli ambienti
Perché i divanetti per ufficio rispondano alle due richieste più ricorrenti, quella di tutelare privacy di chi si accomoda e consentire la creazione di spazi di riunione taglia XS, è necessaria un’attenta valutazione dell’acustica del prodotto, specialmente in termini di fonoassorbenza.
I due temi principali da affrontare in questo ambito riguardano, a monte, i materiali di cui sono composti i divani e, successivamente, la collocazione degli stessi nello spazio, come sottolinea Paolo Galaverna, ingegnere e fondatore di Genesis, studio di consulenza in acustica architettonica.
“Il contributo dei divanetti nel comfort acustico degli ambienti lavorativi dipende dalle loro dimensioni e da quanti prodotti vengono collocati in un determinato ambiente rispetto alle dimensioni dello stesso. Per loro natura di imbottiti rivestiti in tessuto, possono dare un importante contributo alla correzione acustica degli spazi, inoltre se sono dotati di schienale particolarmente alto possono fungere anche da “barriera” e creare un’area di lavoro appartata. Nello specifico per essere acusticamente efficiente il divanetto deve rispettare due caratteristiche fondamentali: presentare una superficie più estesa possibile di materiale fonoassorbente, dunque tessuti a maglia larga che ricoprono materiali a celle aperte o tessuti con superfici lavorate come i velluti, e avere schienale posteriore ed eventualmente laterale molto alti, in modo da rappresentare un ostacolo al suono e creare privacy. Questo effetto verrà amplificato se, all’interno dell’imbottitura verrà inserito uno strato, anche sottile, di materiale fonoisolante.
Anche la disposizione dei divanetti nello spazio è un aspetto saliente del progetto perché dal punto di vista della fonoassorbenza questi prodotti consentono prestazioni migliori se collocati in spazi liberi e non contro una parte o un mobile, in modo da far lavorare anche la parte posteriore dello schienale. Dal punto di vista invece del fonoisolamento, cioè limitare la diffusione del suono e creare privacy, i divanetti vengono collocati in modo da creare un ostacolo al rumore da cui ci si vuole “proteggere” e creare una sorta di “isola silenziosa” dove si può più facilmente conversare”.