La luce per una user experience di valore
Il ruolo dell’illuminazione è fondamentale nella creazione di uno spazio immersivo che mette al centro la persona e i suoi bisogni
Nata per definire la relazione tra una persona e un prodotto, un servizio, un sistema, la user experience oggi viene legata alla fruizione di uno spazio ampliando gli obiettivi della progettazione architettonica. Riletto in questa chiave il progetto mette al centro i comportamenti dell’utente, i suoi bisogni, le capacità e limiti che possiede, sino al modo in cui percepisce l’intorno.
Possiamo oggi catalogare le esperienze grazie al professor Bernd Schmitt della Columbia University in 5 tipologie: sensoriali (sense) che coinvolgono i sensi; creative o cognitive (think) quando coinvolgono la sfera concettuale; emotive (feel) se vanno a colpire i sentimenti; fisiche (act) o di relazione (relate) con gli altri.
Passaggio che implica un’esplicita comprensione degli utenti, dei loro obiettivi e dei compiti che devono svolgere per raggiungerli in relazione all’ambiente fisico, sociale e organizzativo, in cui si trovano. L’osservazione dei comportamenti e delle reazioni delle persone all’interno dello spazio diventa dunque imprescindibile e l’obiettivo di migliorare l’esperienza, che sia d’acquisto, di visita o utilizzo di un’ambiente, rappresenta il punto di partenza di ogni buon progetto.
Tra gli strumenti a disposizione del progettista, la luce rappresenta sicuramente una priorità per l’influenza che può avere nel modo di vivere lo spazio, facendo sentire la persona accolta, guidandola verso la destinazione, assicurando la corretta percezione dell’architettura, garantendo la variabilità dei parametri illuminotecnici nel rispetto dell’orologio biologico e del ritmo circadiano, e così via.
Gli obiettivi cambiano in funzione della tipologia di ambiente presa in esame. Negli spazi commerciali l’obiettivo principale è quello di coinvolgere l’utente allo scopo di vendere un prodotto o un servizio, negli spazi di vita e di lavoro è invece fondamentale far stare bene le persone, mentre nei luoghi di svago, come nei musei e negli ambienti culturali, è importante far vivere un’emozione.
In tutte le situazioni è necessario garantire un’esperienza coerente a partire dall’esterno, che sia una vetrina, oppure una facciata, proseguendo nell’ingresso e negli spazi di accoglienza sino negli interni. Così come è importante, garantire una variabilità della luce, creando scenari luminosi calibrati sugli obiettivi di progetto: mantenere la stessa tipologia di illuminazione, non emoziona, ma crea uno stato di monotonia mentale che crea disagio. A determinare la riuscita del progetto, dunque, la qualità della luce, una buona resa cromatica, la variazione della temperatura di colore, senza dimenticare efficienza e consumi ridotti.
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Il ruolo dell’illuminazione
Il dialogo tra luce e architettura è fondamentale per migliorare l’esperienza del fruitore, come ci raccontano gli architetti Rudy Faissal e Riccardo Boccia di Lit Studio: “I rapporti di forza tra luce e architettura variano in base alla scala e alla tipologia di progetto: In un progetto di architettura la luce naturale è un dato imprescindibile per il lavoro dell’architetto. Una buona architettura deve saper governare la luce, sfruttarla al meglio in funzione degli spazi e delle necessità specifiche del progetto.
In un progetto di interior, invece, come per esempio in un progetto di retail, la fonte luminosa viene pensata in base e con l’architettura. Il dialogo diretto tra architetto e lighting designer è fondamentale per creare uno spazio non solo esteticamente piacevole, ma funzionale a un obiettivo preciso.
Alla scala del design, quando si progetta una lampada, la luce stessa è l’obiettivo del progetto, e non un ingrediente dello stesso o un dato di fatto da cui partire. Il progetto in questo caso contiene luce e architettura: la luce è la sorgente luminosa, l’architettura è la forma e la materia che filtra quella luce. Lo spazio è costituito da tre elementi fondamentali: forma, materia e luce. Ognuno di questi elementi non può prescindere dall’altro. In questo senso la luce e l’architettura sono complementari, la luce che percepiamo è sempre riflessa e quel riflesso dipende dalla forma e dalla materia. Per questo l’illuminazione è fondamentale e può radicalmente modificare l’esperienza dell’utente nello spazio architettonico”.
Entrano nello specifico Francesco Iannone e Serena Tellini lighting designer di Consuline: “La luce è un elemento indispensabile per la vita umana, a maggior ragione lo è quando si parla di luoghi dove si passa un tempo considerevole della propria vita. La luce artificiale ha delle responsabilità: può essere causa di malattie e generare per esempio depressione, oppure può aiutare il ciclo circadiano umano ad avere un ritmo naturale. Nel 2017 è stato conferito un premio Nobel a Jeffrey Hall, Michael Rosbash, e Michael Young per la scoperta della interconnessione tra luce, artificiale e naturale, e ritmo circadiano. Scoperta che ha dato evidenza scientifica al ruolo della luce.
Spesso gli utilizzatori finali non si rendono conto che la riuscita di un Interior Design è determinata dalla luce, non intesa come oggetti luminosi, ma come effetto delle scene luminose nell’ambiente”.
Se l’illuminazione di un determinato spazio influisce sull’esperienza della persona che lo fruisce, è fondamentale progettarla in maniera tale che siano ben chiari e definiti gli aspetti, positivi e negativi, che ne possono scaturire. La luce modella anche il modo in cui le persone si sentono, consciamente o inconsciamente, all’interno di un ambiente. Quindi questi aspetti che andranno a influire sull’umore delle persone devono essere calibrati attentamente.
La temperatura di colore gioca un ruolo importante, la luce bianca fredda fa apparire lo spazio più grande, mentre la calda più raccolto creando la sensazione di un ambiente familiare. L’intensità della luce può influenzare il ritmo circadiano, perché intensità elevate promuovono energia e positività, mentre la luce fioca favorisce rilassamento e calma. Anche il design del prodotto assume un ruolo importante, alcuni apparecchi evocano atmosfere intime, come lampadari vintage o decorativi, mentre allestimenti con faretti ad incasso o su binario generano invece un aspetto più moderno e professionale.
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Gli obiettivi del progetto per una user experience di qualità
Negli ultimi anni molte aziende e studi professionali stanno andando nella direzione della user experience e brand experience; si potrebbe pensare a un ritorno alle origini, quando tutto era pensato “alla portata dell’essere umano”. I cambiamenti sociali, che evolvono in maniera significativa, stanno velocizzando questo processo di ricerca finalizzato al benessere nel senso più ampio del termine.
Il progetto deve dunque far fronte a richieste specifiche, che non si fermano alla scelta del tipo di apparecchio. Abbiamo quindi chiesto a lighting designer, architetti e produttori gli obiettivi che si devono perseguire per ottenere una users experience di qualità.
“Gli obiettivi possono essere molteplici. In primis, un progetto di interior è riuscito se raggiunge i risultati che il committente richiede – rispondono gli architetti di Lit Studio –. Spesso poi il ruolo del progettista è quello di modulare correttamente queste richieste, che non sempre sono coerenti o ben formulate, mantenendo fede a principi generali di funzionalità ed estetica. In generale, progettando uno spazio, vorremmo che l’utente finale, da un lato si emozionasse nel viverlo, e allo stesso tempo si sentisse pienamente a suo agio in esso”.
Sottolineano il ruolo del lighting designer Serena Tellini e Francesco Iannone: “Gli obiettivi di un progetto di illuminazione per il lavoro dovrebbero rispondere a focus precisi: essere adatti al luogo, alle attività delle persone che lo vivono, alla bellezza che è coadiuvante ed artefice della salute. Spesso invece si chiede al progettista ingegnere o architetto di rispondere alle norme e di risparmiare energia, a volte si ricorre alla consulenza del produttore di illuminazione in relazione al budget. Ma raramente si chiama un lighting designer indipendente per non avere costi ulteriori: ma sono davvero costi oppure dovrebbe essere la prassi, visto che lighting designer, oltre agli aspetti basilari, si occupa del benessere delle persone e della bellezza dell’ambiente”.
Infine, dal punto di vista del produttore, Giulio Scabin, Italy Sales Director di iGuzzini ci racconta che “Una luce abbagliante o un impianto mal progettato possono creare una sensazione negativa e spingono la persona a cercare, par contre, una luce più rassicurante, più confortevole, possibilmente da gestire anche singolarmente. Sicuramente una luce personale, a integrazione della luce generale, può favorire una sensazione di benessere. La buona valorizza l’ambiente e crea piacevolezza. La luce non è più statica ma dinamica e si adatta alla vita dello spazio: non è avulsa da esso ma è perfettamente integrata non solo all’architettura ma anche alla vita che in essa scorre. La buona luce è la luce in cui ciascuna persona si sente a proprio agio”.
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Concordano Fabio Ghelli, Head of Products e Giulia Cosco, UX Product Designer di Targetti: “Le variabili che il lighting designer gestisce nel progetto illuminotecnico influenzano in maniera diretta l’esperienza di chi fruisce dello spazio. Gestendo in maniera indipendente le variabili luminose, il lighting designer valorizza lo spazio e la sua funzione e ne indirizza la percezione favorendo lo svolgimento delle attività a cui lo spazio è preposto. Gli effetti luminosi devono essere coerenti con il contesto: possono contribuire a creare un’atmosfera intima, drammatica o rilassante oppure caratterizzare lo spazio con un mood che stimoli la produttività e l’interazione.
Evitare abbagliamento e sfarfallio, dosare la quantità di luce e decidere adeguatamente la temperatura cromatica in base alla necessità dello spazio e al momento della giornata, identificare un fascio più o meno morbido a seconda del contesto sono tutti aspetti tecnici e accortezze che fanno la differenza.
Le principali variabili sulle quali deve lavorare il lighting designer sono: quantità di luce, distribuzione luminosa, spettro cromatico e pattern temporali. A ciò se ne aggiungono altre quali la possibilità di orientare il fascio luminoso in modo puntuale, la dimmerazione in termini di intensità e spettro cromatico, la gestione da remoto nonché caratteristiche meccaniche e di installazione del prodotto capaci di renderlo adeguato a qualsiasi contesto. Il risultato di un’abile gestione di tutti questi paramenti influenza direttamente l’esperienza dell’utente. Per questo il lighting designer deve potersi avvalere di prodotti estremamente versatili e affidabili. Per quanto riguarda le specifiche esigenze di ambienti commerciali e di lavoro il lighting designer, oltre a garantire l’illuminazione necessaria allo svolgimento delle attività lavorative, deve “creare” la migliore esperienza per il cliente. Il punto vendita è uno spazio espositivo finalizzato alla promozione e alla vendita. Il progetto illuminotecnico e gli apparecchi di illuminazione utilizzati devono quindi assolvere al compito di esaltare e valorizzare il materiale esposto attraverso gerarchie percettive differenti che consentono di orientare l’attenzione sulle merci attraverso fasci luminosi che ne rendono la fedeltà cromatica e ne valorizzano dettagli e texture. In questo tipo di ambienti l’illuminazione deve inoltre favorire l’orientabilità nello spazio e offrire al cliente la percezione dell’architettura, indicando le aree percorribili, segnalando scale, ascensori attraverso la gestione agevoli la permanenza dei clienti nello spazio evitando, ad esempio, l’abbagliamento diretto o indiretto”.
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Il design degli apparecchi di illuminazione
Appurato che la luce è un vero e proprio strumento per migliorare l’esperienza della persona che fruisce uno spazio, ci siamo chiesti come tutto ciò si rifletta nel concept degli apparecchi di illuminazione?
Risponde Davide Groppi, CEO e Art Director di Davide Groppi: “La luce è lo spazio dentro cui si verificano tutti i nostri esperimenti, i fenomeni, la vita, oltre le dimensioni e il tempo. In fisica lo chiamano lo spazio sostrato. Mi piace immaginare la luce come strumento di modificazione dell’esperimento. Ho una visione fotografica della luce, nel senso etimologico, foto-grafia, scrittura di luce. Quindi considero gli apparecchi illuminanti come strumenti di scena per illuminare il teatro della vicenda umana, per vedere, ma anche per sentire. Gli apparecchi di illuminazione devono esprimere qualità e specificità. Penso che gli strumenti debbano essere specifici, ovvero pensati per fare una determinata cosa, ma nello stesso tempo predisposti per essere interpretati”.
Confermano Fabio Ghelli e Giulia Cosco: “Il concept di un apparecchio di illuminazione non può prescindere da quello che sarà l’impatto sull’esperienza del fruitore di qualsiasi tipologia di spazio. In Targetti adottiamo dunque un approccio progettuale che tiene conto non solo dei principi di funzionalità ed estetica ma anche dell’impatto che l’apparecchio avrà sull’esperienza dell’utente. L’ottica, e quindi l’effetto luminoso, è il fulcro intorno a cui ruota la generazione del concept. A ogni step dell’iter progettuale, ci poniamo l’obiettivo di ricercare quella che sarà la migliore interazione apparecchio – utente e conseguentemente la migliore user experience”.
Con riferimento ai cambiamenti degli ultimi anni, precisa Giulio Scabin: “Lo spazio è sempre più ibrido. L’esperienza della pandemia ha rafforzato i valori che rendono la persona più serena e felice… sicuramente il contatto con la natura ma anche l’atmosfera cosy, che emana il calore della casa. Questo significa offrire apparecchi di illuminazione, siano essi professionali o decorativi, per creare quel senso di benessere e intimità. Nuove finiture per ricordarci le sfumature naturali e forme più decorative, proprie di un mercato residenziale. L’esperienza acquisisce valore quando la luce contribuisce a creare ambienti dinamici, suggestivi, ma anche a trasmettere altre informazioni, utili all’utente (smart services). Infine, il tema della sostenibilità è divenuto, oltre che una necessità ambientale anche una necessità culturale perché le persone sono più consapevoli e responsabili, dunque, riconoscono il valore della sostenibilità come qualità dell’apparecchio”. In riferimento alle caratteristiche dell’apparecchio maggiormente apprezzate dal lighting designer Scabin aggiunge: “La luce fornita dall’apparecchio essere piacevole, confortevole e assicurare comfort visivo. Il design deve far sì che gli apparecchi si integrino nell’ambiente, ma al tempo stesso che siano distintivi. La forma, le finiture, cambiano la percezione dello spazio, anche quando la luce è spenta. non si può poi prescindere da una luce dinamica, con scenari dinamici, responsive o pre-impostati che aiutano la luce a rendere “vivo” quello spazio. La luce variabile, in intensità, temperatura colore e cromaticità, crea suggestioni stimolando la parte emotiva. Infine, deve essere resa possibile l’interattività tra luce e persone, quindi l’uso di sensori aiuta a creare una luce responsiva e, al contempo, sostenibile”.
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Il motore tecnologico
L’utilizzo della luce dinamica, piuttosto che installazioni di videomapping o di sistemi interattivi sono solo alcune delle infinite possibilità offerte dalla tecnologia al progettista della luce.
Ecco, dunque, che le tecnologie sono una parte fondamentale del progetto di illuminazione dei moderni spazi commerciali, culturali o di lavoro. Possono infatti essere utili per favorire l’interazione tra prodotto, spazio e clienti, come ci spiegano Francesco Iannone e Serena Tellini: “La elettronica avanzata e i Led, sono ormai sdoganati in qualsiasi loro forma, tanto da non avere alternative di sorta. Va però fatta una considerazione indispensabile: la luce uniforme e fissata in una unica scena è, oramai sorpassata ed è una “invenzione” dovuta alla tecnologia del passato. La luce naturale non è mai statica e fissa per ore. La condizione metereologica, le stagioni, il divenire del tempo fa sì che la luce naturale sia in continuo divenire. L’uomo e predisposto a vivere in luce naturale e anche nel buio naturale. Oggi con la gamma cromatica a disposizione delle nuove tecnologie il progettista ha in mano una tavolozza infinita per riprodurre quella naturalità in movimento, la luce dinamica, che è chiave del benessere.
Grazie alle nuove tecnologie è possibile la costruzione di scene luminose successive che, in altre parole, significa la ricostruzione di un ambiente naturalistico”.
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Un grande salto lo ha reso possibile Casambi, il sistema professionale ideato per la gestione dell’illuminazione senza fili: basato su tecnologia Bluetooth a basso consumo energetico, può essere gestito direttamente da smartphone o tablet, grazie all’applicazione compatibile con sistemi operativi Android e iOS. Un ulteriore Plus è rappresentato dal fatto che si tratta di una tecnologia inserita negli apparecchi dei migliori produttori di illuminazione internazionali e questo significa che si possono sommare in una o più reti scene differenti.
Secondo Davide Groppi “L’elettronica ha cambiato il mondo della luce. – I diodi luminosi permettono sfumature, intensità e declinazioni sempre più poetiche. Anche quando si parla di luce per uffici o per negozi.
Anche la miniaturizzazione è un aspetto fondamentale a disposizione dei progettisti di apparecchi. Inoltre, è possibile controllare la luce con grande efficacia”.
Questo perché tramite nuove soluzioni è possibile trasformare il progetto di illuminazione. Giulio Scabin ci precisa: “Le tecnologie digitali, dunque l’uso di sensoristica ma anche di connettività, permettono di trasformare una scena statica in dinamica e reattiva. In particolare, la luce si adatta alla presenza di persone in modo automatico e si imposta la scena migliore in funzione dell’uso della stanza o del compito visivo. L’uso, inoltre, di tecnologie smart permettono la gestione facilitata dove ogni utente può adattare la propria luce attraverso una App dedicata, nel proprio smartphone. In aggiunta è possibile anche inviare messaggi testuali/video/audio sullo smartphone dell’utente, accompagnandolo nella visita ad es. di un museo o di un retail ma anche all’interno di un ufficio. Altri servizi smart possono attivare la indoor navigation e, ad esempio, accompagnare l’utente dalla hall del suo hotel alla sua camera o ristorante”.
“Oltre alla scelta di prodotti progettati con un approccio orientato alla user experience ed equipaggiati da ottiche e sorgenti LED all’avanguardia e sempre più sofisticate, il lighting designer può contare sull’aiuto di tecnologie e strumenti di supporto alla progettazione. – evidenziano Fabio Ghelli e Giulia Cosco – Software dedicati consentono di simulare il comportamento ottico di un apparecchio e anche di prevedere il risultato di un progetto illuminotecnico. Di grande aiuto nel migliorare la user experience è inoltre l’integrazione di sistemi IoT nel progetto illuminotecnico. Tramite sistemi IoT e tecnologie dedicate è possibile monitorare e gestire parametri quali dimmerazione, aperture di fascio, temperatura colore, accensione/spegnimento.
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Negli ultimi tempi tramite sistemi IoT è possibile integrare il sistema di illuminazione con altri tipi di funzioni – es. sensoristica per il monitoraggio consumi, rilevazione presenze e temperatura, dispositivi acustici (speaker), monitoraggio ambientale, pannelli solari, dispositivi per la sanificazione degli spazi.
Ne è un esempio il progetto “Aula del Futuro” sviluppato da Stefano Boeri Interiors e Napisan. Per questo ambizioso progetto il Gruppo Targetti | 3F Filippi ha gestito in maniera esclusiva non solo l’illuminazione ma anche le funzionalità legate all’ecosistema IoT attraverso la rilevazione costante dei parametri ambientali (rilevamento di temperatura, umidità, livelli di saturazione di CO2, presenza e occupazione degli spazi)”.
L’equilibrio tra spazio e luce è sempre più importante, ed è necessario realizzare progetti di illuminazione attraverso la tecnica ma anche l’emozionalità. Questo perché la luce è un vero e proprio strumento espressivo attraverso il quale il progettista può rispondere alle esigenze del consumatore finale.
Una progettazione volta alla user experience deve partire dalla comprensione degli utenti, dei loro obiettivi e dei compiti che devono svolgere (in relazione all’ambiente fisico, ma anche quello sociale ed organizzativo).
Il futuro della progettazione illuminotecnica potrebbe quindi essere sempre di più quello di avere una risposta immediata a tutte le necessità, funzionali ed emotive, che l’utilizzatore finale esprime.
Importante in questo processo, è l’approccio alla progettazione, è necessario ampliare gli obiettivi progettuali, ponendo al centro l’utilizzatore finale, e trasformare il progetto di illuminazione in risposte a necessità, ma anche desideri.
Dobbiamo quindi pensare ad uffici in cui l’illuminazione artificiale, è realmente dinamica, come la luce naturale, a dei negozi in cui il cliente viene guidato alla scoperta dei prodotti esposti, e viene valorizzato l’ambiente del camerino, oppure a degli spazi espositivi in cui vivere delle esperienze emozionali intense.