Minimalismo e mimetismo della luce architetturale
Sono molteplici gli scopi dell’illuminazione architetturale: negli esterni rivela l’architettura creando un legame tra l’edificio e il paesaggio, mentre negli interni enfatizza dettagli e finiture dell’interior design guidando le persone negli spazi
Compito primario dell’illuminazione architetturale è quello di rendere omaggio a volumi e spazi che definiscono l’edificio. Con un sapiente gioco di luci e ombre il lighting designer può infatti enfatizzare aggetti e modanature, rivelare dettagli ed esaltare finiture, favorendo la percezione tridimensionale dei volumi e facendo vivere esperienze uniche. Gli apparecchi che forniscono la luce architetturale sono minimali e concepiti per integrarsi nelle architetture che enfatizzano senza esserne protagonisti. I temi che li connotano sono flessibilità di installazione, possibilità di ottenere soluzioni ad hoc, ottiche e sorgenti performanti.
Negli esterni particolare attenzione viene dedicata al tema dell’inquinamento luminoso al quale viene posto rimedio sia a livello di progetto, sia con apparecchi ad emissione controllata che hanno l’obiettivo di direzionare la luce solo dove serve evitando sprechi.
Valorizzare di spazi e volumi
L’architettura è definita da spazi, volumi, dettagli, modanature e finiture; dal rapporto tra interni ed esterni e dalla relazione con il contesto in cui è inserita. La luce è lo strumento per svelare o nascondere ogni gesto architettonico, ogni matericità, come concepito e realizzato dagli architetti o dagli interior designer.
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“Luce radente o indiretta, diffusa o d’accento, e la miscela di tutte, luminosità e ombra, insieme all’equilibrio dei contrasti tra spazio interno ed esterno, sono alcuni dei linguaggi dei lighting designer per dialogare con ogni progetto creando qualità visive nuove e uniche – racconta Marinella Patetta, lighting designer dello studio Metis Lighting –. L’opportunità di aggiungere valore a uno spazio risiede nel modo specifico di trattare con determinazione questo linguaggio; accentuare le particolarità, bilanciare la luminosità del resto dello spazio, introdurre la luce radente su una parete con una finitura speciale, stabilire nuovi confini e profondità di campo sono solo alcune delle possibilità che un progetto illuminotecnico può offrire in uno spazio architettonico”.
Punto di partenza del lighting design è l’analisi del contesto in cui l’intervento si inserisce, soprattutto per quanto riguarda le aree esterne, in quanto l’illuminazione deve essere perfettamente integrata e rispettosa e, quando possibile, diventare parte del patrimonio architettonico.
“La luce può valorizzare l’architettura inserendosi nel contesto che va analizzato, dal punto di vista storico, paesaggistico, documentale, valutando i punti di vista, il volume luminoso ambientale per evitare spettacolarizzazioni inutili, se ad esempio il monumento è in un luogo isolato – chiarisce Giordana Arcesilai, lighting designer –. I volumi possono essere restituiti con luce in proiezione, giocando con le ombre, in controluce, valorizzando le texture ì con luce radente o i dettagli con puntamenti e fasci intensivi. In ogni progetto che affronto valorizzo gli elementi del contesto. Per esempio in presenza di acqua, ne colgo il gioco di riflessioni che crea una magia nelle increspature e genera movimento raddoppiando la scena luminosa. Si può infatti giocare per riflessione proiettando i fasci luminosi che vanno poi a creare un effetto vibrante sulle facciate”.
Orientamento e comfort
Migliorare la percezione degli spazi esterni ed esterni è un altro degli obiettivi della luce architetturale che crea gerarchie visive, diventa una guida e favorisce l’orientamento.
Con riferimento agli spazi esterni, Giordana Arcesilai chiarisce: “L’occhio è attratto dalla luce che è uno strumento fondamentale per riordinare il paesaggio urbano che di giorno è dispersivo. Il progettista della luce ha grandi responsabilità nell’interpretare il contesto, deve lavorare in team e raccogliere informazioni storiche e su come viene fruito il luogo. Nel comune di Spilamberto la piazza era illuminata come un grande parcheggio, le vecchie testate con lampada al sodio lasciavano solo immaginare la presenza della Rocca. Con il nuovo intervento la sera attraverso la luce viene svelata l’imponente architettura, tramite nuovi proiettori occultati nella panchine, in prossimità delle quali sono presenti apparecchi su palo che creano accenti di luce a pavimento e sulle fronde degli alberi”.
Diversi i metodi e le qualità visive che il lighting designer può applicare per raggiungere l’obiettivo spiega Marinella Patetta: “Un gioco di contrasto, luce d’accento, oscurità e luminosità diffusa sono la base per avviare un progetto di illuminazione che delinea uno spazio e l’orientamento al suo interno.
Si passa poi a sottolineare i punti focali, le gerarchie e le caratteristiche del progetto e a tradurli opportunamente in effetti di luce. Negli spazi commerciali, ad esempio, dove spesso ogni ambito è caratterizzato da un materiale specifico come sfondo per l’esposizione dei vari prodotti, l’illuminazione valorizzando questa differenziazione consente una migliore lettura delle varie situazioni.
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Un altro esempio di progetto in cui garantire l’orientamento è di fondamentale importanza è l’aeroporto. Quando ci siamo occupati, all’interno dell’aeroporto internazionale di Hamad, della progettazione delle lounge Qatar Airways, con altezze del soffitto e dimensioni significative, il nostro lavoro di lighting designer è consistito nel gestire i vari materiali e le gerarchie visive, introducendo apparecchi di illuminazione custom e impostando con cura i contrasti durante la navigazione nello spazio, valorizzando le diverse finiture che i progettisti avevano utilizzato per differenziare ogni lounge per migliorare l’orientamento”.
Con la luce architetturale è possibile offrire scenografie luminose che rendono la vivibilità degli ambienti interni e esterni piacevole e favoriscono il comfort e il benessere delle persone.
“Durante la pandemia ci siamo resi conto di quanto la luce negli interni sia fondamentale – racconta Giordana Arcesilai –. Non siamo fatti per vivere sotto luce statica, si sente la necessità di ricreare l’andamento della luce naturale con variazione della temperatura colore. Cresce anche il valore degli spazi esterni e la voglia di viverli. Tramite elementi di arredo urbano e la giusta luce, rigorosamente calda, il luogo si può svelare in modo nuovo accogliendo e avvolgendo l’utilizzatore, creando nuovi salotti urbani e raccontandoci la sua storia più intima”.
“Uno spazio intimo e piacevole dovrebbe essere privo di disturbi visivi, come l’ abbagliamento o eccessiva luminosità o ombra, e allo stesso tempo contenere un tocco di originalità – approfondisce Marinella Patetta –. La luce dovrebbe orientare e rivelare, ma anche creare un irresistibile senso di appartenenza.
In uno dei nostri ultimi progetti, il milanese Winter Gardens Building, i giardini sospesi sono stati illuminati con pannelli di edge-lighting montati al loro soffitto che simulano il cambiamento di colore del cielo durante il tramonto, nel tentativo di “dissolvere” l’architettura nella natura. Gli abitanti possiedono quasi un pezzo di cielo nel loro balcone, ricordando ogni giorno la bellezza delle sfumature naturali della luce. Questo tipo di idee illuminotecniche trasformano i progetti in opportunità uniche per ampliare i confini dell’abitare, sfruttando soluzioni tecniche costantemente innovative”.
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Comunicazione
La luce è uno strumento di comunicazione innovativo e di grande effetto. La sera, le città si trasformano attraverso le facciate illuminate, le insegne luminose e le installazioni artistiche. Ne è un esempio l’illuminazione delle sedi aziendali spesso finalizzata a trasmettere la brand identity, oppure l’illuminazione di edifici simbolo che proiettano i colori della bandiera nazionale per rafforzare lo spirito di appartenenza o per comunicare solidarietà verso un altro Paese. In altri casi la luce ha una valenza sociale come quando, nella giornata dedicata alla lotta al tumore al seno, molti edifici sono stati illuminati con la luce architetturale rosa.
E però necessario trovare il giusto equilibrio, come precisa Marinella Patetta: “Dagli architetti ai consigli urbani, l’illuminazione è spesso considerata un mezzo per la comunicazione o la trasformazione di edifici e infrastrutture in punti di riferimento. Tuttavia, questo concetto, se abusato, può metter l’architettura in secondo piano. L’illuminazione architetturale dovrebbe essere senza tempo e non una tendenza del momento. In Metis Lighting quando si lavorava al Flagship store Bulgari 5th Avenue a New York, in un contesto pieno di facciate mediatiche, con grandi quantità di luce, la sfida consisteva nel creare una facciata riconoscibile, seducente ed elegante come il marchio stesso. La decisione è stata quella di lavorare quasi come cucire la luce nei moduli della facciata, creando un pattern luminoso con la possibilità di richiamare delle scene dinamiche. La tecnologia offre molteplici possibilità ma, soprattutto quando si opera nel paesaggio urbano, si dovrebbe tenere a mente il carattere duraturo del design”.
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Interagire con la luce
Con il termine “interazione” si possono intendere nuovi modi di pensare l’impianto di illuminazione. Precursori del tempo, sembrano oggi gli impianti delle chiese o di monumenti storici, che prendevano “vita” grazie all’inserimento delle offerte. Ecco dunque che il visitatore interagiva con il progetto di illuminazione che si accendeva per mostrarsi nel suo splendore, con un gesto semplice e intuitivo. Un’anticipazione delle tematiche di risparmio energetico.
Con le nuove tecnologie, l’interazione con la luce può far vivere alle persone una esperienza immersiva.
Nell’esempio fatto da Giordana Arcesilai la luce interattiva assume una funzione didattica. “Nel centro storico di Bologna, racconta la progettista, lungo un tratto scoperto del canale di Reno, il basamento in cemento di un edificio è diventato il fondale per proiettare un video che narra la storia degli antichi mestieri. Si pensa di far interagire il passante con QR code o monetina per attivare la scena. Un modo per creare un’attrazione nel luogo, un’operazione di marketing territoriale realizzato con la luce che può creare un’atmosfera che resta impressa”.
“Spesso mettiamo in relazione l’interazione dell’utente con la personalizzazione per migliorare l’esperienza o per motivi di intrattenimento, in scene di illuminazione su piccola o grande scala – puntualizza Marinella Patetta –.Tuttavia, sarebbe estremamente utile sfruttare l’interazione e il controllo per… spegnere la luce quando non è necessaria. Facciate completamente illuminate, in assenza di utenti, è un concetto che ha un grande impatto ambientale e non solo in termini di consumo energetico. Non potrebbero essere dimmerate o spente, quando necessario e riattivati quando gli utenti vengono rilevati? Come lighting designer, rimarrò sempre affascinata dalla via lattea, che purtroppo nelle città vederla è diventata un lusso. Dovremmo essere più consapevoli della luce che accendiamo”.
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Caratteristiche tecniche dei prodotti
Abbiamo visto come l’illuminazione architetturale può assumere vari ruoli nel progetto, ma con quali strumenti i progettisti possono realizzare le proprie idee? E quali caratteristiche tecniche devono avere i prodotti?
Per Giordana Arcesilai flessibilità e ricchezza di gamma sono alla base di un buon prodotto. Dunque poter disporre di diverse taglie dello stesso prodotto, diverse opzioni di montaggio, diversi accessori quali schermi di varie tipologie, alette personalizzabili, nidi d’ape… Per quanto riguarda le sorgenti è invece ritenuta fondamentale la possibilità di avere varie temperature colore e buona resa cromatica, versioni RGBW o con l’aggiunta di ambra (RGBAW). Per le ottiche sono invece necessari un buon controllo della luminanza, e precisione nel direzionamento del fascio luminoso, dal molto stretto (ora anche 4°) a morbido ottenibile con l’aggiunta di lenti o rifrattori olografici.
Aggiunge Arcesilai: “Nella scelta di un apparecchio per un’installazione in esterno non bisogna trascurare due aspetti: il rispetto del bene su cui si interviene, per cui l’impatto visivo diurno dell’apparecchio illuminante – che deve essere ponderato nella tipologia, dimensioni e colore – e il controllo del fascio luminoso per evitare fonti di abbagliamento che vanno valutate dai punti di vista principali e gestite attraverso sistemi di controllo”.
I criteri di scelta dell’apparecchio non possono poi prescindere da sostenibilità e qualità della luce come chiarisce Marinella Patetta: “Caratteristica primaria di ogni apparecchio di illuminazione dovrebbe essere la sua efficienza in termini di consumo energetico e performance. Quando si parla di illuminazione per esterni, un altro aspetto importante è la riduzione della luce dispersa al di fuori dell’angolo del fascio luminoso dell’apparecchio. Questi concetti hanno sempre fatto parte dell’attenzione dei lighting designer, ma oggi dovrebbero essere ancora più rilevanti e diventare intrinseci nel settore dell’illuminazione in generale.
Materiali sostenibili e di lunga durata, dati fotometrici e di resa cromatica affidabili e bassi requisiti di manutenzione sono anche fattori importanti che possono contribuire a un apparecchio di illuminazione di alta qualità e di conseguenza a un progetto illuminotecnico”.
L’esigenza di valorizzazione materica dell’architettura, intesa come finiture, colori, decorazioni, sia per architetture storiche che moderne è strettamente connessa alla scelta delle sorgenti luminose, e di conseguenza dei prodotti di illuminazione.
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“Nella nostra pratica – sottolinea Marinella Patetta – ci sono due fasi durante le quali viene valutato un apparecchio di illuminazione: la prima è lo studio dei parametri di qualità specifici della sorgente luminosa (resa cromatica, temperatura colore, stabilità), mentre la seconda è una fase molto importante, ed è l’esecuzione di prove fisiche tra la luce ed il materiale. In Metis Lighting riconosciamo fortemente l’importanza di testare una lampada con un campione di una finitura specifica, osservandone l’interazione o l’effetto. Spesso, questo tipo di test ha modificato la temperatura colore inizialmente indicata, l’angolo del fascio luminoso prescritto, il dettaglio o addirittura il prodotto stesso. In altre parole, si consiglia di optare per sorgenti luminose di alta qualità verificando tutte le relative specifiche. La selezione del prodotto di illuminazione adatto per ogni effetto luminoso è un processo molto lungo, che coinvolge ogni tipo di conoscenza tecnica”.
Nel mercato dei prodotti architetturali, sono molteplici le possibilità offerte dai produttori, con apparecchi ad incasso, a superficie, a sospensione, da terra… che forniscono illuminazione diretta, indiretta, wall wash, flood lighting…
Ed è grazie a questa molteplicità di effetti e tipologie di installazioni che il lighting designer può esprimere liberamente la propria idea di illuminazione architetturale, così come chiarisce Luca Meinardi, chief executive officer di Griven: “Gli effetti più ricercati dai lighting designer sono principalmente: una raffinata illuminazione in radenza, che evidenzi parti di edifici in modo uniforme o selettivo in base alle diverse ottiche; accenti di luce, che enfatizzano dettagli di abitazioni, edifici storici o paesaggi in modo suggestivo, e l’effetto wall wash, che si distingue per un’illuminazione omogenea di grande impatto su superfici molto estese. In linea con le esigenze del moderno lighting design proponiamo dunque moduli lineari, wall washers, up-lighters, prodotti da incasso e da superficie, proposte a pixel indipendenti, faretti e bollard per l’illuminazione paesaggistica oltre a fari da immersione e proiettori di immagini. L’illuminazione architetturale richiede soprattutto prodotti affidabili dal punto di vista di prestazioni, durata e resistenza ai fattori atmosferici. Per questo i corpi illuminanti devono offrire elevati livelli di protezione IP e IK, ed essere garantiti per il funzionamento a temperature estremamente elevate (+50°C) o rigide (-40°C), anche in caso di neve o formazione di ghiaccio. La nostra gamma offre inoltre un ampio ventaglio di soluzioni con diverse potenze e capacità illuminanti, in modo da riuscire a enfatizzare nei migliore dei modi dall’edificio più alto al dettaglio architettonico più ricercato, in base alle esigenze e alla creatività del lighting designer”.
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Andrea Stiaccini, amministratore delegato & operation manager di Zero55 aggiunge :“Le tipologie di illuminazione più utilizzate per gli ambienti esterni sono: luce proiettata cioè fasci di luce più o meno stretti utilizzati per illuminare superfici e volumi (proiettori), luce wall washer per illuminare le superfici verticali (proiettori) e luce lineare per delineare superfici e volumi utilizzando profilati lineari continui incassati nelle strutture o in aderenza. Le tipologie di illuminazione per gli ambienti interni sono praticamente le stesse ma cambia in alcuni casi la tipologia di apparecchi e cioè per la proiezione si utilizza solitamente faretti su binari elettrificati, per illuminare le superfici verticali e orizzontali vengono utilizzati profilati lineari incassati, a plafone o sospesi. È poi fondamentale che i prodotti per l’illuminazione architetturale abbiano una gamma di ottiche che consentano di soddisfare le esigenze del progetto illuminotecnico. Garantire realmente le ore di funzionamento dell’apparecchio alla temperatura di utilizzo e fornire ai progettisti del settore i veri dati dei lumen emessi dai LED”.
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Sorgenti, tecnologia e accessori
Anche nell’illuminazione architetturale, l’avvento delle nuove sorgenti LED e le nuove tecnologie hanno portato dei veri e propri stravolgimenti in termini di possibilità.
Se si pensa al passato, quando si volevano ottenere degli effetti di grazing light sulle facciate degli edifici erano necessari degli apparecchi di grandi dimensioni, e le possibilità installative erano limitate; così come negli interni di edifici storici con pareti e soffitti affrescati, era molto complesso trovare soluzioni per l’illuminazione omogenea e diffusa perché le sorgenti luminose alogene, danneggiavano per la loro emissione di raggi IR, non potevano essere collocate vicino agli affreschi.
Oggi invece grazie ai LED e alle evoluzioni tecnologiche è stato possibile ottenere la miniaturizzazione degli apparecchi di illuminazione e si è posta molta più attenzione allo spettro della luce per la conservazione dei materiali sensibili.
Racconta Michelle Li, direttore di KKDC Italia, “Le rivoluzioni in termini di tecnologie negli ultimi venti anni sono state l’invenzione del LED blu ad alta luminosità a opera di Shuji Nakamura nei primi Anni 90 e in seguito lo sviluppo dei LED bianchi e i continui miglioramenti sull’efficienza, il costo, la gamma di temperature di colore (Tk), l’indice di resa cromatica (IRC) e la durata della vita che hanno portato i LED a un’ampia applicazione in ambito commerciale e, gradualmente, a sostituire quasi tutte le precedenti sorgenti luminose convenzionali. Grazie alle varie opzioni LED per tipo di packaging, misura, lunghezza, potenza, Tk e combinazioni di colore, l’odierno design degli apparecchi di illuminazione è molto più adattabile e personalizzabile in relazione alle intenzioni architetturali e del design dell’illuminazione d’interni”.
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“Le dimensioni particolarmente contenute di questa fonte luminosa hanno consentito lo sviluppo di prodotti sempre più piccoli e performanti – aggiunge Andrea Stiaccini –. Attualmente sono presenti sul mercato LED di ultima generazione che consentono di avere una resa dei colori paragonabile a quella del sole e una omogeneità nella produzione che permette di ridurre al minimo le differenze di colore”.
Un altro upgrade lo si è avuto con lo sviluppo di tutta una serie di accessori che offrono al progettista differenti effetti luminosi e possibilità di installazione, consentendo un maggiore controllo dell’emissione luminosa. La personalizzazione è all’ordine del giorno e anche nell’illuminazione architetturale costituendo per le aziende produttrici uno stimolo allo sviluppo di nuove soluzioni.
Negli ambienti interni molte volte vengono richieste personalizzazioni in termini di finiture e colori, oppure di applicazioni di particolari filtri per omogeneizzare la luce o per smorzare alcuni effetti. Vengono sviluppate ottiche in grado di creare luce in radenza anche su altezze consistevoli.
Negli ambienti esterni l’attenzione è invece rivolta in molti casi al tema dell’inquinamento luminoso.
“La figura del lighting designer è fondamentale nel limitare l’inquinamento luminoso – racconta Michelle Li –. Nella fase di progettazione deve considerare metodi d’installazione e posizioni ottimali, in modo da nascondere gli apparecchi di illuminazione diretta. È importante in tal senso scegliere apparecchi con soluzioni anti-abbagliamento e con un’ampia gamma di distribuzione della luce, dotati di lenti ottiche studiate per evitare perdite e contenere l’abbagliamento entro le soglie ammesse dalla normativa”.
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“La maggior parte dei corpi illuminanti a LED dispone di una serie di accessori, selezionabili in base alle diverse esigenze o previsti a bordo, che sono in grado di offrire una completa protezione dagli abbagliamenti e da riflessi indesiderati – chiarisce Luca Meinardi –. Sono inoltre progettati appositamente per ridurre ai minimi termini qualsiasi tipo di inquinamento luminoso, garantendo al tempo stesso la naturale efficienza del prodotto. Lenti di elevatissima qualità consentono inoltre di ottenere un’emissione luminosa direzionata sul punto di interesse per una maggiore performance”.
Parlando di luce architetturale e nuove tecnologie è interessante parlare brevemente anche del risparmio energetico, andando a chiedersi come è possibile ottenere buoni risultati a costi contenuti?
Il punto di partenza è sempre un buon progetto e la scelta di apparecchi di illuminazione con ottiche performanti. Oggi, prodotti dalle dimensioni estremamente contenute sono in grado di fornire prestazioni sorprendenti a costi ridotti.
“Il lighting design gioca il ruolo più importante nel controllo complessivo dei dispositivi di illuminazione e del consumo di energia – sottolinea Michelle Li –. Una volta definito il concept la selezione di apparecchi di illuminazione con una alta efficienza luminosa e corpo illuminante di alta qualità aiuta a minimizzare la quantità di lampade installate e a diminuire i costi di mantenimento/manutenzione nel lungo termine.
Integrati con un intelligent lighting control system come il DALI, gli apparecchi di illuminazione possono essere programmati su canali differenti, preimpostando scenari e modalità d’illuminazione”.
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Luce bianca o luce colorata?
Abbiamo posto questa domanda ai produttori, per capire le ultime tendenze del mercato.
Per Michelle Li invece “Entrambe, la luce bianca e quella colorata, sono strumenti efficienti per architetti e i lighting designer che possono utilizzarle con versatilità. La scelta di luce bianca o colorata spesso dipende dalle diverse differenze culturali e dalla tipologia di architettura considerata. In molte città dell’Asia come Shanghai, Hong Kong, Seoul, Bangkok ecc. apparecchi di illuminazione RGB oppure RGBW sono molto utilizzati nei central business districts e grattacieli di nuova costruzione. Questo offre la flessibilità sia degli ambienti a colore dinamico sia la buona qualità della luce bianca. In Europa invece la luce bianca ad alta qualità è la più utilizzata. Nel lungo termine, le soluzioni per illuminazione in grado di amalgamare luce colorata e luce bianca, dotate di sistemi di controllo di facile installazione/manutenzione e con costi contenuti, diventeranno la nuova tendenza”.
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“Il nostro core business è sempre stato l’illuminazione dinamica colorata poiché la nostra esperienza in questo campo ci ha consentito di proporre al mercato internazionale un’offerta tecnologicamente all’avanguardia e prestazionalmente competitiva – precisa Luca Meinardi – In questo momento stiamo incrementando le nostre proposte per il settore dell’illuminazione a luce bianca, sia statica che dinamica, trasponendo in questo campo tutto il nostro know-how con soluzioni tecnologicamente innovative per questo ambito. Il bianco dinamico è di tendenza e molto apprezzato dai lighting designer per le possibilità che offre di ricreare su architetture storiche o moderne, monumenti o abitazioni private, effetti dal grande impatto emozionale con diverse temperature di colore in perfetta sintonia con il mood dell’installazione, il suo contesto urbano e la sua composizione strutturale”
Non c’è quindi una risposta univoca, l’utilizzo di luce bianca o luce colorata dipende dagli obiettivi di progetto e dal contesto in cui è inserito. Come lighting designer non amo l’utilizzo del colore soprattutto quando si parla di architettura storica, mentre trovo interessante la contestualizzazione dell’utilizzo del colore in architetture contemporanee, specialmente se il colore ha una particolare valenza comunicativa. Ad esempio l’utilizzo del colore temporaneo per particolari eventi, o per dichiarare una scelta strategica aziendale.
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In conclusione l’illuminazione architetturale può cambiare in maniera sostanziale la percezione che abbiamo degli edifici sia dall’esterno che internamente. Il lighting designer può utilizzare questo tipo di illuminazione per comunicare, per guidare, per valorizzare ma anche, e soprattutto, per emozionare le persone. Viviamo in un periodo storico complesso, dove tutto ha un ritmo estremamente veloce, e se i progettisti potessero in qualche modo aiutare, con la luce, a migliorare la qualità delle vita sarebbe un grande successo.
Utilizzare la luce in maniera “delicata”, senza innondare di effetti particolari, senza abusare del quantitativo di luce, ma rispettando il nostro ambiente, e facendo si che ci si possa ancora fermare a godere dello spazio architettonico, potrebbe essere un modo per tornare a vivere e apprezzare l’architettura senza la corsa alla fotografia “instagrammabile”. Pensare la luce come assenza di luce, come un gioco di luce e ombre che la natura ci porta ad esempio, ecco, questo è quello che forse ci aspettiamo nel futuro dell’illuminazione architetturale.