Nuovi approcci al design degli apparecchi

Tecnologie, materiali, e nuovi modi di fruire gli ambienti sono alla base dei concept degli apparecchi di nuova generazione che arredano gli spazi, sia attraverso il loro aspetto esteriore (il design) sia nel cuore tecnologico in essi racchiuso (la funzione)

Il concetto di design applicato agli apparecchi di illuminazione può assumere valenze diverse. Inevitabilmente si pensa alla forma, al disegno del prodotto e quindi alla sua estetica, ma come ben sappiamo il termine racchiude il concetto, oltremodo importante, di funzione.

Sempre più il design è frutto di una commistione di linguaggi. Il risultato sono apparecchi professionali caratterizzati da un’estetica che ne ingentilisce i tratti tecnici per applicazioni in contesti lavorativi dal carattere domestico. Come anche apparecchi che nascono come decorativi, ma che garantiscono prestazioni tali da poter essere inseriti a tutti gli effetti in ambienti professionali, consentendo al lighting designer di approcciare il progetto con elementi scenografici oltreché prestazionali.

Ecco dunque, che trattare il tema del design del prodotto significa porre uno sguardo alle nuove tecnologie, ai trend di utilizzo degli spazi, senza dimenticare il tema della sostenibilità.
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Il concept: come nasce l’ispirazione

Sviluppare un prodotto di illuminazione oggi significa tenere in considerazione un’ampia rosa di fattori. In primis le tecnologie in continuo e veloce avanzamento e a seguire le richieste sempre più evolute dei clienti, dove l’estetica ricercata si accompagna alla necessità di un’elevata personalizzazione. Assume un crescente peso anche la ricerca sui materiali, che deve assicurare prestazioni, durata e rispetto dell’ambiente, senza dimenticare il fattore economico. A questi obiettivi il designer deve affiancare un’attenta osservazione dell’andamento del mercato soprattutto in relazione ai materiali disponibili e in funzione alla recente difficoltà di reperire determinate materie prime.

“Mi piace definire ogni progetto come ‘un viaggio’ ogni volta differente” racconta Patricia Urquiola, fondatrice con Alberto Zontone dello studio Patricia Urquiola, attivo nei settori di product design, architettura, direzione artistica e consulenza strategica. “Il processo si sviluppa attraverso il dialogo con il committente e il conseguente lavoro a quattro mani. Spesso questo ci porta a un risultato finale inaspettato. In molti casi le opportunità nascono dai progetti di architettura, dove dobbiamo rispondere a esigenze specifiche che risultano poi utili a livello generale. Lavorare in uno studio come il nostro, in cui i dipartimenti di design e architettura sono molto interrelati e collaborano a stretto contatto, ci aiuta a trovare soluzioni nei due ambiti di progetto”.

Distingue tra le situazioni che portano a un nuovo progetto Marc Sadler, designer pioniere della sperimentazione dei materiali e della contaminazione fra le tecnologie: “Se il prodotto nasce da una richiesta del committente, generalmente le ragioni sono legate alla necessità di riempire un vuoto del range di offerta, alla volontà di aggiornare prodotti o per approcciare nuovi target di mercato. Se invece il prodotto si concretizza a seguito di una proposta da parte del designer, in linea di principio il progetto risponde a quelle che egli crede siano i migliori requisiti per quel prodotto. In entrambi i casi il responso inappellabile arriva dal mercato. Il terzo fronte è rappresentato dalle richieste arrivano dai grandi studi di architettura che, talvolta, chiedono soluzioni illuminotecniche ad hoc come segno distintivo del progetto architettonico”.
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Ideata da Axolight Lab, attraverso il team creativo guidato dall’art director Magdalena Kirova, Poses è la lampada modulare – da soffitto, muro e sospensione – che consente innumerevoli forme geometriche attraverso l’uso di barre lineari, in tre differenti lunghezze (~45cm, ~82 cm, ~142 cm), che si innestano su satelliti circolari. Le barre, rotabili a 360°, permettono di dirigere il fascio luminoso assicurando comfort visivo
Come un bracciale di gemme trasparenti e scintillanti, la lampada da soffitto Caboche di Foscarini, disegnata da Patricia Urquiola, impreziosisce gli ambienti con un effetto illuminante generato dalle sfere che riflettono l’immagine della sorgente luminosa all’interno del diffusore centrale, creando giochi di luce a soffitto
Disegnata per Flos da Patricia Urquiola, Serena è una lampada orientabile che fornisce una luce indiretta e riflessa dal riflettore dinamico. Ispirata alla bellezza della natura, appare come una foglia che danza nel vento. La struttura del corpo illuminante riduce l’impatto visivo della sorgente LED, fornendo all’utente un livello di comfort che smentisce la tecnologia superiore del design
Disegnata da Marc Sadler per Caimi, T-System è una lampada fonoassorbente realizzata con tecnologia Snowsound. Dotata di sorgente luminosa a Led da 45W posizionata all’interno del profilo per ridurre l’abbagliamento diretto. Il corpo illuminante è realizzato in alluminio e sospeso a soffitto tramite due cavi regolabili in altezza
In virtù della sua linearità e riduzione assoluta, Linetik dialoga con l’architettura. In bianco, nero o nel caso dell’apparecchio a sospensione anche in colori diversificati di testata, riflettore e converter. Frutto di un progetto ambizioso che Zumtobel ha messo in atto coinvolgendo i designer Simon Fisher e Matt Free dello studio F Mark Ltd e il designer Luke Smith-Wightman


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Una commistione di linguaggi e valori: dall’ambiente domestico a quello professionale

Negli ultimi anni si è osservato un progressivo cambiamento nelle abitudini delle persone, che ha subito una forte accelerazione durante la pandemia e nella fase successiva post-covid. Le nuove modalità lavorative hanno avuto ricadute nel design degli ambienti professionali, dove si è rafforzata la ricerca di valori più vicini all’ambiente domestico. Anche l’illuminazione ha seguito questo trend con apparecchi dalle forme accattivanti e organiche, sorgenti con temperature di colore calde e una progettazione che privilegia effetti scenografici che miscelano luce e penombra, ecc.

Nel design degli apparecchi si accorciano quindi le distanze tra le diverse tipologie di prodotto come chiarisce Marc Sadler: “Un tempo gli apparecchi destinati agli ambienti professionali erano nettamente differenti rispetto a quelli destinati agli ambienti domestici. Oggi, con un processo iniziato ben prima del covid e dello smart working, l’ambiente professionale è divenuto meno asettico e più attento al benessere delle persone, anche in termini di piacevolezza del luogo in cui si lavora per molte ore. Nel design del prodotto si tende dunque a sintetizzare ed esaltare i due archetipi dell’illuminazione: il fatto che l’apparecchio produca una luce bella ed efficiente e il fatto che lo stesso abbia una valenza estetica anche quando è spento. Va però sottolineato che l’elemento chiave del progetto è senza dubbio la luce, e la sua qualità; il prodotto che la ‘contiene’ deve enfatizzare la sua leadership”.

Aggiunge Patricia Urquiola: “La domesticità è ormai un aspetto imprescindibile anche per i progetti di spazi pubblici, è una richiesta che ci viene fatta continuamente e risponde a un’esigenza percepita in modo profondo dal cliente finale. Il presente e il futuro della progettazione è e sarà sempre di più fatto di spazi fluidi, arredati con pezzi dagli utilizzi multipli. Progetteremo e sceglieremo arredi e oggetti sempre più leggeri e smart”.

Disegnato da Massimo Colagrande, Plint di Nemo Lighting, è caratterizzato da un design scultoreo. Irrompe nel mondo dell’illuminazione d‘accento invertendone il paradigma grazie alla sua flessibilità di posizionamento che gli permette di illuminare sia da terra che in appoggio su un piano

Tendenze confermate anche dal mondo della produzione, a partire dalla testimonianza di Fabio Russo, product manager di Luceplan: “Il confine tra gli spazi e le loro destinazioni è sempre meno netta. Gli uffici assomigliano sempre più a spazi abitativi, e la separazione tra l’indoor e l’outdoor è sempre meno evidente. La conseguenza è che gli elementi, chiamati ad arredare e a svolgere un compito all’interno degli spazi, devono incarnare caratteristiche ibride. Luceplan nell’ambito dei progetti mantiene l’essenza decorativa delle sue lampade. Sebbene il confine nella distinzione degli spazi si assottigli, non significa che un’azienda decorativa assomigli sempre più a un’azienda tecnica, semmai che gli “ingredienti” delle lampade crescono e diventano sempre più complessi. In questa logica un prodotto per l’indoor può essere richiesto anche in ambito outdoor e che quindi deve avere caratteristiche di protezione adatte anche questo scopo; così come uno chandelier, che oltre ad avere un certo impatto estetico/scenografico, deve essere in grado di soddisfare stringenti requisiti illuminotecnici e di confort luminoso, che prima nell’uso esclusivamente residenziale non erano richiesti”. Precisa Daniele Varesano, field marketing manager di Zumtobel Group: “Tecnico e decorativo descrivono l’approccio razionale ed emotivo al progetto: la chiave del suo successo sta nell’interpretazione dello spazio, della sua valenza e del modo in cui verrà vissuto.

INK System rivede il concetto di apparecchio luminoso. Partendo da un semplice cavo conduttore in gomma, elastico e sottile, la luce diventa una striscia continua ad emissione indiretta sospesa a poca distanza dal soffitto Lo stesso cavo, combinato con l’apposito estruso per parete e soffitto, si trasforma in percorso luminosi e funge da base per faretti, profili lineari e lampade a sospensione. Adotta il protocollo “DALI Punto Punto” che consente di dimmerare singolarmente i moduli luminosi. Realizzato da Linea Light Group

I progetti più riusciti di architetti e lighting designer sono proprio quelli nei quali si concentra un mix sapiente che tiene conto degli aspetti biologico-emotivi e delle esigenze lavorative. Proprio perché hanno due funzioni ben precise, parliamo più di contaminazione che di annullamento fra queste tipologie di apparecchi. I confini dovranno restare segnati in modo marcato: i prodotti tecnici hanno come fine quello di adempiere correttamente alle normative e rispettandone i valori imposti, basati sulle performance. Al contrario, esistono validissimi prodotti decorativi sul mercato, il cui sviluppo parte da considerazioni più estetiche che dalle direttive e realizzati con un’artigianalità che spesso è il vero valore aggiunto per renderli pezzi unici”.
“Obiettivo di Nemo è convertire i paradigmi nel campo dell’illuminazione e progettare soluzioni dall’estetica unica e al contempo ad alta prestazione, affinché il valore della bellezza che caratterizza il design si irradi nello spazio e nel tempo soddisfacendo le esigenze tecniche – racconta Federico Palazzari, CEO di Nemo Lighting –. Ne è un esempio Plint, il progetto che inaugura la collaborazione tra l’azienda e l’architetto Massimo Colagrande. Sviluppato col supporto di Nemo Studio sulla base di una lunga esperienza di progetti di illuminazione museale, questo oggetto puro e solido si inserisce come elemento architettonico all’interno di un ambiente privato, racchiudendo al suo interno design e contenuto tecnologico”.
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Vivo II di Zumtobel testimonia un design all’insegna dell’economia circolare. La composizione dei singoli elementi si distingue per qualità e lunga durata, materiali riciclabili e risparmio di risorse, massima efficienza energetica, imballaggi ridotti al minimo e senza plastica per un’impronta ecologica sostenibile. Design EOOS
Luce personalizzata per favorire il benessere, la salute e la sostenibilità negli ambienti di lavoro; queste le premesse Cultega LED di Trilux.  Lampada da tavolo caratterizzata dalla testata piana circolare, con comandi di controllo e sistema ottico con copertura prismatizzata per un’ottimale distribuzione della luce diretta a fascio largo asimmetrico
Il concept di Blonde, disegnato da Massimiliano Mornati per Quadrifoglio, si basa su un concetto di essenzialità e stile effortless e timeless. Una forma trapezoidale, dal gusto postindustriale forse “radical chic” in grado di dipingere e illuminare lo spazio con diverse possibilità di personalizzazione
Il design lineare, che si adatta con eleganza e discrezione a ogni struttura architettonica, caratterizza SL764+ il sistema di illuminazione più sottile e versatile proposto da Performance in Lighting. Solo 44 mm di larghezza, e un numero limitato di elementi combinabili per una varietà pressoché infinita di varianti di prodotto
Il design incontra il know-how della lavorazione artigianale del vetro nella collezione Solene di Italamp. Lampade da tavolo, applique e sospensioni caratterizzate da sagoma in vetro borosilicato soffiato che contiene un diffusore in vetro muranese bianco, intagliato con incisioni diagonali. Due finiture, metallizzata blu notte e oro sfumato, e due dimensioni: diametro di 50 cm e profondità 20 cm per lo chandelier e diametro 33 e profondità 25 cm per applique e lampada da tavolo. Design by Danilo De Rossi


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Le frontiere dell’innovazione, dalla tecnologia ai nuovi materiali

Il linguaggio del design è fortemente influenzato dall’evoluzione tecnologica che ha portato alla miniaturizzazione dei componenti.

“La tecnologia è lo strumento, il ‘servant’ che ci aiuta a progettare meglio. Dunque la direzione intrapresa con le aziende partner spinge a un’integrazione sempre più completa delle nuove tecnologie, che diventano parte dell’estetica” afferma Patricia Urquiola.

“Quando si cambiano le regole del gioco cambia anche il risultato – sottolinea Marc Sadler –. Pensiamo ai led, che a monte hanno rivoluzionato il modo di progettare la luce, oppure all’alimentazione a batteria ricaricabile che ha permesso di riempire di luce luoghi outdoor in cui la formazione di un impianto elettrico era preclusa”.

La ricerca e sviluppo delle sorgenti luminose ha fatto passi da gigante spingendo le aziende a ripensare ai propri prodotti anche in termini di design, come racconta Federico Palazzari: “Lo sviluppo tecnologico legato ai LED e alla miniaturizzazione dell’elettronica ha permesso un’ampia libertà di espressione conducendo a nuovi design. Non è la ricerca di nuove performance che porta alle novità. Il linguaggio progettuale cambia verso strutture apparentemente meno complesse, ma tecnicamente più avanzate e performanti”.

Aggiunge Daniele Varesano: “Due aspetti che hanno da sempre influenzato il design di prodotto sono le dinamiche di funzionamento della sorgente e il processo produttivo. Temi che sono stati rivoluzionati completamente nell’ultima decade da una evoluzione tecnologica continua che ha visto una accelerazione impressionante negli ultimi tre anni. Se pensiamo alle intuizioni di maestri come Sarfatti o Sottsass e alle possibilità odierne, si ha la sensazione di confrontare tipologie di prodotti differenti”.

Elegante, leggera, onirica. Tulip è un susseguirsi di tulipani dalla corolla in Lentiflex® modellata a mano alla maniera di Slamp. Ogni tulipano è collegato in serie al successivo da un intricato e suggestivo filo di rame sottile che conduce elettricità a bassa tensione. Disegnata da Marc Sadler

Amplia la narrazione Fabio Russo: “Gli obblighi normativi sempre più stringenti, come ad esempio la direttiva eco-design, le prescrizioni nell’ambito della progettazione degli edifici, l’elevata sensibilità sui i temi di “human-centered design” e la crescente attenzione all’eco-sostenibilità, impegnano le aziende di illuminazione a tenersi al passo con le nuove tecnologie e a perseguire l’innovazione. Non è più sufficiente che una lampada sia bella e faccia una luce adatta all’applicazione, deve essere anche ‘intelligente’. Per lampada intelligente si intende: agevole da trasportare quando è imballata, facile da installare, pulibile/lavabile, dotata di sorgenti luminose efficienti, durevoli e sostituibili, costituita da materiali riciclabili/riciclati/ecosostenibili e che, possibilmente, oltre ad illuminare sappia fare altro. Penso alle lampade fonoassorbenti o alla smart lighting”. A fianco delle nuove tecnologie, rappresenta un fronte di innovazione la ricerca sui materiali.
Sulle ultime tendenze Marc Sadler afferma: “Prevalgono i materiali naturali come legno, cemento, pietre e marmi e vetro, rispetto ai materiali plastici o sintetici, a torto ritenuti non sostenibili. A questo proposito credo che la sostenibilità non significhi bandire la plastica, ma piuttosto produrla, lavorarla e smaltirla in maniera intelligente, con l’intelligenza e la lungimiranza dei designer e dei loro committenti. Abbiamo sviluppato conoscenze e tecnologie che ci consentono di smaltire correttamente e spesso anche riciclare i diversi materiali. Il design ha l’obbligo morale di progettare tenendo conto di questi criteri, e meglio sarebbe se si agisse a livello politico per rendere questi paradigmi obbligatori, così che ogni nuovo prodotto sia ideato tenendo conto a monte del suo fine vita e della possibilità di smaltire al meglio i suoi componenti”.

“Il mondo dell’illuminazione è vincolato all’utilizzo di materiali specifici quali metalli, vetri e policarbonati trasparenti – puntualizza Federico Palazzari –. Il motto di Nemo Lighting è Kalós kái agathós, ovvero la necessità di fare una “bella e buona” luce converge con l’obiettivo di creare un prodotto che rappresenti anche un gesto importante e innovativo in campo progettuale”.

Per Fabio Russo: “ Il trasferimento tecnologico da un settore all’altro, può consentire di introdurre novità in un settore dove sono già state percorse molte strade. Assieme a questo, la spinta verso processi “green” porta a considerare materiali che prima non venivano presi in considerazione. Pertanto alcune tendenze possono derivare da scelte perseguite dalle quelle aziende di illuminazione consapevoli dell’importanza nel considerare l’intero ““product life cycle”. Il risultato estetico per Luceplan riveste sempre un ruolo, sebbene importante, di completamento del progetto. Costituisce il vestito, non l’anima”.

Con riferimento alle soluzioni destinate agli spazi di lavoro Daniele Varesano sottolinea: “La parola chiave è sperimentazione. Siamo in una fase di “home-ification” degli uffici: nell’era post-Covid gli spazi di lavoro saranno una “destinazione” nella quale poter fare attività non eseguibili in smart working. Per questo motivo, si torna a forme semplici, razionali e funzionali che creano un’atmosfera professionale e, al tempo stesso, si integrano con arredi e disegnano composizioni spaziali capaci di connotare lo spazio senza togliere nulla al comfort. Aziende e lavoratori oggi sono più predisposti alla sperimentazione, accettando anche soluzioni non convenzionali”.
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Headquarter di Work Agency, Milano – Per illuminare gli uffici, situati nel cuore di Milano, è stato scelto sistema modulare Linescapes di Nemo Lighting. I singoli elementi permettono la composizione di linee continue e angoli, uniti da snodi plastici in polimero stampato per una rapida installazione e una rotazione a 360°. I corpi illuminanti a Led a 3000k forniscono una luce morbida e rilassante. Progetto P2A Design- Foto: Andrea Fongo

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Il progetto della luce ispira il design

Come lighting designer spesso mi trovo a dover affrontare nuove sfide legate alla multifunzionalità richiesta negli ambienti professionali: gli uffici con scrivanie fisse assumono oggi un layout dinamico; negli spazi retail il focus non è unicamente la vendita del prodotto, si tende a suscitare emozioni e a creare interattività con il cliente; mentre i grandi spazi, quali alberghi, hall, centri commerciali, fanno spesso da sfondo per vere e proprie installazioni artistiche e decorative. In tutti questi contesti, il progettista della luce deve fare ricerca per rispondere alle svariate richieste del committente finale, spaziando da un settore all’altro per trovare ispirazione. Sfide che possono essere colte attraverso una stretta relazione con i fornitori e produttori di soluzioni di illuminazione.

“Le richieste che giungono da lighting designer, general contractor e clienti finali, variano in funzione della destinazione dello spazio e del mercato di riferimento – specifica Fabio Russo –. In Europa per esempio relativamente agli uffici, le specifiche di progetto sono dettate dalla normativa di riferimento che stabilisce i requisiti minimi di illuminamento medio, uniformità, UGR… ai quali possono aggiungersi richieste correlate ai requisiti di eco-sostenibilità dell’edificio di progetto previsti da certificazioni quali Leed, Ecolabel… che pongono limiti alle potenze, all’efficienza e all’impiego dei materiali. In aggiunta a quanto previsto dalle normative e dalle certificazioni, viene richiesta dal progettista una elevata qualità della luce. Questo si traduce in lampade che devono rispondere a indici di resa cromatica (CRI) minimi > 95, a specifici requisiti di emissione luminosa o relativamente al lifetime del prodotto”.

Sposta l’attenzione sugli aspetti legati al benessere della persona Daniele Varesano: “I lighting designer per primi si sono resi conto che nello scenario post-Covid la costruzione di nuove relazioni personali e professionali, fondamentali per il benessere psicologico, è fortemente influenzata da un collegamento con la natura. Pensiamo ad esempio al beneficio comprovato dai recenti studi sulla Double Dynamic Lighting che definisce le linee guida per illuminare gli ambienti di lavoro in maniera confortevole combinando luce dinamica naturale e luce artificiale, diretta e diffusa. L’integrazione tra la luce diurna direzionale e la percezione delle condizioni meteorologiche dall’esterno connette l’edificio e la natura circostante, a tutto vantaggio degli occupanti e della sostenibilità economica, sociale e di prodotto. Ma non solo. Il benessere richiede un cambio di prospettiva che porta il lighting designer a ragionare in termini globali di impianto, includendo anche soluzioni per la gestione della luce nel tempo e nello spazio”.
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Uffici Twist, Parigi – Il progetto, firmato dall’architetta e designer Odile Decq, crea un ambiente di vita e di lavoro che contribuisce a una fruizione degli spazi dinamica. “Uno spazio ufficio progettato come un paesaggio” lo ha definito la progettista che ha scelto le sospensioni acustiche Pétale nella versione circolare, da lei stessa disegnate per Luceplan. Il corpo lampada, rivestito con un tessuto bianco, è costituito da un pannello fonoassorbente che consente di migliorare il comfort acustico all’interno dello spazio. Foto:Roland Halbe
Uffici Twist, Parigi – Il progetto, firmato dall’architetta e designer Odile Decq, crea un ambiente di vita e di lavoro che contribuisce a una fruizione degli spazi dinamica. “Uno spazio ufficio progettato come un paesaggio” lo ha definito la progettista che ha scelto le sospensioni acustiche Pétale nella versione circolare, da lei stessa disegnate per Luceplan. Il corpo lampada, rivestito con un tessuto bianco, è costituito da un pannello fonoassorbente che consente di migliorare il comfort acustico all’interno dello spazio. Foto:Roland Halbe


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Il valore dell’ecosostenibilità

Parlare di ecosostenibilità è inevitabile quando si tratta la tematica del design del prodotto. A monte vi è una progettazione consapevole che tiene conto dell’intero ciclo di vita del prodotto.

“Realizzare lampade eco-sostenibili significa progettare in modo responsabile, affinché risulti minimo l’impatto che lo sviluppo, la produzione, la distribuzione, la vita e il fine vita del prodotto, hanno sull’ambiente – racconta Fabio Russo –. Tutto ciò coinvolge scelte inerenti i materiali utilizzati, i processi di trasformazione, i trattamenti impiegati, ma anche l’attuazione di criteri procedurali interni all’azienda oltre che la scelta dei partner. L’atteggiamento eco-sostenibile deve risiedere anche nei concept che danno vita alle idee da cui nascono i prodotti. Come ulteriore plus, sempre più realtà scelgono di strutturarsi per essere conformi alle certificazioni aziendali ISO”.

L’approccio industrial si sposa con l’estetica degli uffici più contemporanei mettendo al centro la user experience: questa la missione di Modus, il sistema a sospensione modulare parte della serie i-Lèd disegnato da Jacopo Acciaro per Linea Light Group. Modus è ispirato al principio dello Human Centric Lighting, una filosofia che mette al centro l’individuo, per offrire alle persone un’esperienza di comfort visivo completa

“La sostenibilità è un concetto che può essere riempito di molti contenuti – puntualizza Federico Palazzari –. In Nemo il valore della sostenibilità è talmente implicito che concretamente si riassume nella qualità del prodotto. Ci piace parlare di “sostenibilità quotidiana” ossia quell’insieme di piccoli, costanti e diligenti passi quotidiani che fanno parte della cultura aziendale e che contribuiscono ogni giorno ad andare nell’unica direzione possibile. L’approccio del Kalós kái agathó si concretizza nell’utilizzo di materiali che rappresentato i cardini nei processi di riciclo, quali alluminio e acciaio, sistemi di illuminazione efficienti dal punto di vista energetico e packaging che riducono i volumi di spedizione affinché il trasporto abbia un impatto minimo nella creazione della CO2”.
Luce e design rappresentano dunque un connubio particolarmente interessante, e se progettati con competenza e attenzione possono diventare un plusvalore nei progetti dei luoghi di lavoro.
Le scelte di design base del concept di un prodotto di illuminazione sono molteplici, ma ciò che va messo in evidenza, oggi più di ieri, è che gli apparecchi di illuminazione non sono più soltanto degli oggetti funzionali, infatti non vengono più trattati gli ambienti professionali con il classico layout di incassi distribuiti secondo una maglia regolare, ma vengono proposte soluzioni innovative e molto flessibili. I prodotti di illuminazione rappresentano quindi qualcosa di molto profondo, in quanto racchiudono in sé una volontà di arredare e valorizzare gli spazi, sia attraverso il loro aspetto esteriore (il design) sia nel cuore tecnologico in essi racchiuso (la funzione).


Lisa Marchesi

Laureata con lode in Disegno Industriale al Politecnico di Milano indirizzo Lighting Design, dal 2003 inizia la sua attività professionale di lighting designer collaborando con l’architetto Barbara Balestreri. Come senior lighting designer e project manager si occupa della realizzazione di progetti di illuminazione nel campo dei beni culturali, del retail, caffè e ristoranti, case private ed installazioni temporanee. Dal 2018, come libero professionista, fonda lisa marchesi studio. Affianca all’attività professionale, attività di didattica e di ricerca in ambito universitario presso il Politecnico di Milano, presso lo IED di Milano e di Firenze, lo IUAV di Venezia ed in diversi corsi di specializzazione tra cui Lighting Academy di Firenze. Partecipa come relatore a varie conferenze di settore e si occupa della realizzazione di una serie di pubblicazioni su riviste specializzate. Dal 2019 mentore dell’associazione Women in Lighting. Membro di AIDI.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste