Pavimenti sopraelevati: trend e prospettive
Un aggiornamento sui pavimenti sopraelevati attraverso sei punti: tendenze, domanda del mercato, ricerca, sostenibilità, prestazioni acustiche e sistemi di posa
Completamente personalizzabile, da posare a secco in modo rapido, realizzato rispettando severi criteri legati alla sostenibilità e garantendo, allo stesso tempo, prestazioni di resistenza e acustiche, il pavimento sopraelevato continua il suo percorso di successo. Fra le novità l’ampliarsi delle possibilità di finitura superficiale che porta a un allargamento degli ambiti di applicazione, dai tradizionali ambiti tecnici e office, agli spazi pubblici, l’hotellerie, le infrastrutture, musei, ospedali e scuole. Dal punto di vista tecnico, i temi di sviluppo vanno dall’integrazione di impianti che dialogano con i sistemi di gestione del building alle soluzioni che ne migliorano le prestazioni sia dal punto di vista acustico, sia in termini di portata e di resistenza in caso di eventi sismici.
A spingere l’innovazione la stretta collaborazione tra gli operatori del settore e il mondo del progetto che, attraverso la condivisione di intenti e di un punto di arrivo comune, porta a nuove soluzioni che si distinguono per qualità stilistica e compositiva, innovazione tecnica e sostenibilità ambientale.
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I trend del settore
Assume un ruolo di primo piano la finitura del pavimento e la possibilità di personalizzarla perché, in parallelo alla flessibilità del sistema, permette di far aderire l’intervento al concept di interior design.
Negli edifici per ufficio, l’esigenza di creare ambienti personalizzati secondo le preferenze del locatario ha portato a scindere tra struttura portante e finitura superficiale. Ne parla Fabio Di Marco, direttore commerciale Italia di Nesite: “Nel mondo dei grandi progetti, dove fondi d’investimento riqualificano o costruiscono edifici che vengono poi ceduti, la tendenza è quella di consegnare gli spazi con pavimentazioni senza finitura superficiale, in modo da lasciare la libertà al tenant di personalizzare autonomamente la pavimentazione. Negli altri progetti invece, dopo anni di dominio sul mercato dei rivestimenti ceramici, si registra una riscoperta di finiture sostenibili, come il sughero e la moquette realizzata con fibre tessili, a discapito delle superfici plastiche”.
Conferma Stefano Carnevale, amministratore delegato di Petral: “Oggi il mercato del pavimento sopraelevato sta evolvendo con soluzioni in grado di assecondare svariate esigenze della committenza. Da una parte i pannelli predisposti per le finiture cosiddette ‘autoposanti’ consentono la massima libertà nella scelta della finitura superiore e la possibilità di sostituire in futuro la sola finitura. Dall’altra la crescita di soluzioni con finiture dure come il gres porcellanato integrate direttamente al pannello di supporto e progettate per durare nel tempo con maggior pregio estetico e funzionale”.
Stefano Miazzo, export and marketing department di Newfloor, lega le tendenze relative ai pavimenti sopraelevati a quelle dell’architettura di interni: “Il trend del mercato segue le tendenze legate ai rivestimenti. Come produttori dei pavimenti sopraelevati ci interfacciamo costantemente con i nostri partner fornitori di gres porcellanato e di rivestimento vinilico che ci tengono aggiornati sulle nuove idee sviluppate con i studi di progettazione a livello mondiale. Spunti che trasformiamo in un pavimento sopraelevato ideale e funzionale”.
Per quanto riguarda invece l’anima dei pannelli spiega Giovanbattista Moncini, direttore di Moncini: “Le tendenze riguardano i supporti ecologici e resistenti, come il solfato di calcio ad alta densità (1600 kg/mc) in abbinamento a finiture ecologiche facilmente pulibili e antibatteriche”.
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L’evoluzione della domanda
La ricerca di nuove finiture, la maggiore flessibilità e l’integrazione tecnologica spingono a un ampliamento degli ambiti applicativi del pavimento sopraelevato, oggi preso in considerazione anche per un utilizzo in spazi pubblici e collettivi. Ne parla Fabio Di Marco: “Il pavimento sopraelevato nasce in risposta alle esigenze delle sale tecniche, per agevolare il funzionamento dei grandi moduli dei server, soggetti a surriscaldamento. Da lì, compreso il potenziale d’occultamento dei cavi di rete e soprattutto la flessibilità del sistema, il sopraelevato è diventato prerogativa degli ambienti di lavoro, nei quali oggi è imprescindibile perché al contempo consente una semplice riconfigurazione del layout, e un facile alloggio per tutti i cavi e le connessioni interne, che si fanno sempre più numerose. Oggigiorno il sopraelevato viene largamente impiegato nei musei, ma anche in spazi collettivi come scuole, università, infrastrutture e perfino hotel, complice la possibilità di celare nel pannello il sistema radiante di riscaldamento e raffrescamento, o particolari misure di miglioramento acustico. Una grande caratteristica del sopraelevato, per un discorso tipicamente italiano, riguarda poi i pannelli in vetro, imprescindibili in tutti gli edifici dallo spiccato valore artistico, dove il pavimento storico preesistente deve essere preservato e non celato”.
Conferma la crescente diffusione di questa tipologia di prodotto, anche in ambiti non strettamente legati all’ufficio, Stefano Miazzo: “Il pavimento sopraelevato trova un impiego a 360°, dal direzionale al residenziale, grazie alle svariate soluzioni e sfaccettature di questo prodotto che può diventare sigillato, ideale per outdoor, radiante e autoposante. Insomma, una soluzione sempre rimovibile e tecnica, ma di design e funzionale grazie ai vari sistemi integrati”.
Diretta conseguenza dell’estensione degli ambiti applicativi è la crescente richiesta di prodotti di qualità che devono permettere ampi margini di personalizzazione in termini di dimensioni e finiture. Si fanno dunque strada materiali pregiati come i marmi, il parquet e l’acciaio e assumono un crescente valore la durata nel tempo delle soluzioni e il servizio offerto.
Ulteriori chiavi di lettura del mercato coinvolgono aspetti legati alla disponibilità delle materie prime e i requisiti previsti dalla normativa. Non ultimo, a influenzare la scelta e il parametro economico. Ne parla Stefano Miazzo: “L’aspetto prezzo è sempre tenuto in considerazione dal cliente, anche se negli anni siamo riusciti a sensibilizzare la committenza, spingendola a una scelta più attenta e consapevole delle materie prime selezionate e del potenziale del pavimento nella valorizzazione dell’interior design e della destinazione d’uso. Negli ultimi mesi la tempistica di consegna dei prodotti ha influito nella scelta delle pavimentazioni; infatti, la carenza di svariati materiali ha spinto i clienti a scegliere tra le disponibilità del momento”.
Con riferimento ai nuovi strumenti di progettazione, Fabio Di Marco afferma: “L’ultimo periodo ha visto un’evoluzione della domanda non tanto in termini di prodotto, quanto di servizio. Dal 2025 la progettazione BIM sarà obbligatoria per qualunque lavoro, così le aziende devono confrontarsi sempre più spesso con la parte tecnologica della gestione delle commesse, in un affiancamento continuo e più articolato dei clienti”.
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Le prospettive della ricerca
Processi produttivi, impatto ambientale, integrazione tecnologica e immagine del prodotto sono gli ambiti su cui si concentra la ricerca delle aziende produttrici che operano sempre più in una logica di sistema.
“L’intero settore sta portando avanti attività mirate a elevare il valore del pavimento sopraelevato, di farlo percepire non più unicamente come un prodotto, ma come un sistema completo – sottolinea Fabio Di Marco –. In Nesite il lavoro che stiamo portando avanti con impegno e investimenti di grandi risorse è mirato a elevare l’immagine del prodotto per dare un forte messaggio in un settore considerato ancora troppo spesso tecnico e di nicchia. Questo anche perché, spesso, la cura che riservata ai prodotti, la precisione e la qualità dell’intera filiera non vengono ripagati dal punto di vista della marginalità. Rimane dunque per noi fondamentale perfezionare soluzioni che siano visibilmente pregiate, oltre che performanti”.
Petral concentra le proprie ricerche verso pavimentazioni tecniche integrate in un sistema predisposto per interagire con l’impiantistica dell’edificio, come precisa Stefano Carnevale: “Riteniamo che il futuro vada sempre più verso prodotti in grado di interagire con l’ambiente e finalizzati alla possibilità di creare sistemi intelligenti a cui demandare diverse funzioni”.
Determinante la spinta del mercato nell’orientare la ricerca verso soluzioni che rispondono a specifiche problematiche, ne parla Stefano Miazzo: “L’unicità del prodotto contraddistingue da sempre la ricerca di Newfloor impegnata alla realizzazione di soluzioni uniche a partire dalle richieste dei clienti. Come è avvenuto quando ci è stata richiesta una soluzione antisismica, che ha portato a testare la struttura S-lock System anche in relazione alle prestazioni sismiche, ottenendo ottimi risultati. Mentre in risposta alle realtà interessate a soluzioni green e sostenibili, stiamo affrontando la certificazione di prodotto EPD per poter fornire un report di sostenibilità. Infine, per soddisfare la richiesta di rivestimenti ‘differenti’, ci poniamo l’obiettivo di riuscire a inglobare nuovi rivestimenti sul pavimento sopraelevato, garantendo durabilità e alti standard qualitativi. Ecco perché lavoriamo pietre sinterizzate e ricomposte, metalli come allumini e acciaio, tessuti vinilici intrecciati, legni naturali dogati…”.
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Il contributo all’acustica
La relazione fra performance acustiche e pavimenti sopraelevati viene inserita in un contesto più ampio, che va oltre il singolo elemento per instaurare un dialogo fra i vari componenti dell’architettura, dove l’acustica è uno dei cardini della realizzazione che coinvolge tutti gli attori della filiera. Ne parla Fabio Di Marco: “È importante riferire la qualità acustica a una valutazione complessiva di progetto, per questo ci piace lavorare a quattro mani con gli studi, per giungere alla soluzione ottimale in relazione a tutte le altre componenti dello spazio. Il pavimento sopraelevato, per sua natura, aumenta l’isolamento acustico, soprattutto dei rumori interpiano, mentre la riduzione dei rumori da calpestio, all’interno dell’ambiente, dipende in larga parte dalla tipologia di rivestimento superiore impiegato. L’approccio e le esigenze cambiano notevolmente in caso di progetti LEED, WELL o determinati a ricevere certificazioni che tengono in considerazione la qualità acustica. Sul tema rileviamo, in linea generale, maggiore sensibilità sul mercato italiano; all’estero, nella maggior parte dei casi, il pavimento sopraelevato è visto come un elemento tecnico non in grado di apportare ulteriori benefici”.
Fondamentale, in questo contesto, l’analisi – da sviluppare di volta in volta – relativa alla destinazione d’uso del progetto. “Ogni pavimento ha il suo utilizzo e impiego, non vanno sottovalutati la prestazione meccanica e il comfort che il pavimento deve avere nel contesto dell’edificio – specifica Stefano Miazzo –. Se queste caratteristiche vengono considerate in fase preventiva, possono risolvere moltissime complicazioni future o in cantiere. L’aspetto acustico è uno di questi: possiamo ridurre il rumore verticale tra un piano e l’altro utilizzando un supporto in truciolare con rivestimenti adeguati come vinili acustici, autoposanti spessorati, ecc. Importantissimo in alcuni progetti è l’utilizzo del materassino soft-lay: posizionato sotto alle basi della struttura d’acciaio riduce il rumore d’impatto causato dal calpestio”.
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Cantiere e posa
Il pavimento sopraelevato, trattandosi di un sistema posato “a secco”, facilita montaggio, smontaggio e riconfigurazione in ogni fase della vita del prodotto, dall’installazione, alla manutenzione, sino al fine vita. In linea con l’esigenza di manufatti edilizi modificabili al variare delle specifiche esigenze, con un minor impatto ambientale ed economico rispetto ai sistemi costruttivi tradizionali.
“L’ottimizzazione del cantiere, quando si parla di sopraelevato, è una partita che viene giocata in gran parte all’inizio, al momento della progettazione – chiarisce Fabio Di Marco –. Non è un lavoro semplice e tiene costantemente in considerazione le misure degli spazi, l’ottimizzazione della dimensione dei pannelli, anche in relazione al rivestimento superficiale e le ispezioni successive. Se tutto viene eseguito con cura, allora il risultato è ottimo dal punto di vista della posa, della manutenzione e non in ultimo della resa estetica. In generale, comunque, tendenzialmente suggeriamo di acquistare pannelli già prefiniti con il rivestimento superficiale, così da evitare l’utilizzo di colle in cantiere e di allungare ulteriormente i tempi di posa”.
Diversi gli accorgimenti messi a punto dalle aziende per agevolare ulteriormente le tempistiche di cantiere. Un esempio concreto viene proposto da Newfloor, che ha sviluppato una soluzione che permette una posa senza traversi, lasciando libero il plenum e che garantisce l’autocentratura delle fughe costante nel tempo, in modo da non gravare sulla committenza con extra-costi.
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Il peso della sostenibilità
Gli obblighi normativi legati all’uso di materiali a basso impatto e il rispetto di specifici protocolli, come il LEED o il BREEM, hanno posizionato la sostenibilità fra i criteri fondamentali nel percorso progettuale e produttivo per la definizione di nuovi pavimenti sopraelevati, come specifica Stefano Carnevale: “la richiesta del mercato si orienta sempre più verso prodotti ‘green’, si fa dunque strada l’utilizzo di materiali con elevato contenuto di riciclo o a base di legno ricavato da foreste soggette a riforestazione, che consentono di ottenere crediti funzionali alla certificazione LEED”.
Ulteriore conferma viene da Stefano Miazzo: “Sono molte le certificazioni che ci vengono richieste, da quella Greener, ai crediti per la certificazione LEED e BREEAM, al contenuto di riciclato e molte altre, oltre a standard di gestione della qualità quale ISO 9001. La sensibilità dipende della tipologia del progetto e dalla committenza: se il capitolato lo prevede già, il nostro lavoro è facilitato, altrimenti ci facciamo portavoce verso il committente su benefici e opportunità”.
Se dunque in passato le certificazioni erano un’opzione scelta dalle aziende per differenziarsi sul mercato, oggi, l’evoluzione delle normative internazionali indicano la sostenibilità come percorso obbligato. Diversi che però gli ostacoli che incontrano le aziende nell’applicazione di questi principi.
“L’investimento in un percorso green di Nesite è continuo e ci vede coinvolti nella ricerca dei migliori materiali e dei fornitori più attenti – racconta Fabio Di Marco –. Abbiamo promosso il primo sopraelevato in sughero, legno che non richiede l’abbattimento di alberi per la sua estrazione, e una soluzione biofilica che integra il verde a pavimento, pensata soprattutto per gli uffici e la salute dei lavoratori. Certo è il percorso verso la sostenibilità richiede molte risorse e un impegno notevole per le aziende che non sempre vengono facilitate nel portare avanti questo impegno. Ciò che complica ulteriormente la situazione è il fatto che il sopraelevato non goda di legislazioni comuni tra le varie nazioni – basti pensare che al momento è un prodotto non marcabile CE. Tutte le prove vengono effettuate su base volontaria e le norme non sono armonizzate. Sebbene queste ultime siano volontarie e non cogenti, la loro applicazione dimostra che i prodotti e i servizi raggiungono comunque un certo livello di qualità, sicurezza e affidabilità. Fortunatamente ci troviamo in uno dei paesi più attenti a queste tematiche, e sicuramente con una spinta maggiore verso l’innovazione e l’avanguardia tecnologica”.