Sedute polifunzionali per spazi collettivi
Le sedute per spazi collettivi devono oggi essere mobili e flessibili, anche per rispondere alle esigenze nate dalla pandemia che prevedono il distanziamento sociale. Ma le novità riguardano soprattutto i progressi in termini di sostenibilità e di ricerca sui materiali
All’interno dell’ecosistema ufficio gli spazi collettivi assumono un ruolo crescente: rappresentano infatti il contrappeso all’isolamento che può generale un’applicazione estesa dello smart working, fornendo una risposta alla ricerca di un punto di equilibrio tra lavoro a distanza e lavoro in presenza. Equilibrio che punta a massimizzare da un lato produttività e worklife balance e dall’altro a non interrompere il flusso di informazioni tra le persone, linfa vitale per la crescita competitiva delle aziende.
Parallelamente, al di fuori dell’ufficio, gli spazi collettivi vengono riconfigurati per accogliere le nuove forme del lavoro, in modo da offrire un punto di appoggio ai mobile worker pur preservando i canoni stilistici dei diversi ambiti applicativi, che vanno dall’area attesa dell’aeroporto alla hall dell’albergo, sino al corner in ambito retail. All’interno di questi spazi, le sedute polifunzionali concorrono al raggiungimento dei nuovi obiettivi di progetto definendone carattere e funzionalità. Si tratta infatti di una tipologia di prodotto che si è evoluta per rispondere alle esigenze di mobilità e versatilità, anche per agevolare eventuali richieste di distanziamento.
Flessibilità e modularità, quindi, ma anche una proposta che si arricchisce attraverso una varietà di accessori, dai tavolini ai contenitori integrati, e che consente di creare versioni personalizzate nei colori, nelle finiture e nelle strutture. §Nella categoria rientrano sia famiglie di prodotto che includono dalla seduta fissa a quella impilabile, sia sistemi modulari, semplici o imbottiti, che permettono di comporre configurazioni in linea o forme organiche che arredano gli spazi di accoglienza come anche le aree di incontro informale. L’offerta del mercato si caratterizza inoltre per una crescente attenzione ai parametri legati alla sostenibilità, che si traduce in una maggiore efficienza della filiera produttiva, un’attenta selezione dei materiali riciclati o riciclabili e un design orientato ad allungare il ciclo di vita dei prodotti.
A seguire, attraverso il contributo di designer e referenti di aziende produttrici, un approfondimento sul tema, spaziando fra le tendenze di stile, la ricerca sui materiali e i requisiti richiesti dal mercato. Con un aggiornamento sulle normative del settore e un focus sulla sostenibilità.
.
.
I nuovi orientamenti nel design del prodotto
I cambiamenti e le tendenze nell’ambito delle sedute polifunzionali per spazi collettivi sono, oggi, influenzate dal contesto storico e sociale degli ultimi due anni, nel corso dei quali la pandemia ha dettato la direzione.
“Il mondo delle sedute per la collettività è stato influenzato, come molti altri ambiti del vivere comune, dalle misure di distanziamento sociale e quindi la ‘mobilità’ delle sedute è diventata molto più importante di prima, così come la necessità di adattarle a funzioni differenti – spiega Marco Ceccato, sales, marketing & product-strategy director del gruppo OMP e di Infiniti –. Anche l’utilizzo di materiali resistenti ad agenti pulenti più aggressivi o di tessuti antibatterici sono diventate qualità rilevanti che in alcuni casi influenzano l’estetica e le caratteristiche tecniche dei materiali. Colori e forme si sono invece adattati, come sempre è accaduto, alle tendenze del design, più ‘naturali’ quindi i primi e più ‘organiche’ le seconde, sempre seguendo la linea orientata alla sostenibilità, non solo nel loro DNA ma anche al tatto e nelle sensazioni che si provano alla vista del prodotto”.
Un altro aspetto legato al contesto storico è l’esigenza di creare prodotti adatti a molteplici ambiti applicativi, come racconta Folco Orlandini, designer di Orlandini Design: “Lo spazio lavorativo si è esteso ad ambienti prima destinati ad altri usi. Non ci si stupisce nel vedere persone che lavorano nel salotto di casa, sulla panchina di un parco, nella hall di un albergo o su un divanetto in aeroporto. Questa estrema dinamicità nell’utilizzo degli spazi deve trovare corrispondenza negli arredi che ne definiscono il carattere. Ovvero ogni complemento di arredo deve essere adeguatamente flessibile, adattabile, modificabile, personalizzabile per poter ‘stare al passo’ con i cambiamenti delle nostre vite. Non si tratta di disegnare un divano, una poltrona o un singolo oggetto; piuttosto un nuovo modo di concepire la seduta. Quindi sistemi componibili capaci di adattarsi a ogni ambiente e in grado di assumere infinite forme e dimensioni e con la possibilità di essere modificati nel tempo. Inoltre, a seguito della pandemia sono sorte nuove esigenze, in particolar modo per i prodotti destinati agli spazi pubblici, che hanno portato all’introduzione di pannelli divisori, elementi distanziatori, tessuti antibatterici…”.
Concentra l’attenzione verso stile e finiture la designer Federica Biasi: “Fino a qualche anno fa le sedute destinate a questa tipologia di utilizzo puntavano principalmente sulla funzionalità. Oggi questo non basta. L’attenzione a forme, materiali e finiture, che da sempre ha caratterizzato i prodotti rivolti all’ambito domestico, si sta espandendo ai prodotti rivolti al mondo contract, ufficio e aree d’attesa. Una contaminazione che sta regalando un maggior calore a questi ambiti applicativi da sempre caratterizzati da un certo rigore”.
Un altro aspetto di innovazione riguarda la richiesta di personalizzazione come chiarisce il designer Federico Traverso, di Brogliato Traverso Design Studio: “Il progetto di sedute polifunzionali per la collettività sarà sempre maggiormente volto alla definizione di veri e propri sistemi che, attorno a una base operativa standard, permettano di costruire la propria seduta facendola apparire come un prodotto tailor made”. Conferma Monica Pedrali, CEO & sales and marketing director di Pedrali: “Sempre più aziende chiedono una customizzazione del prodotto per far sì che, attraverso le scelte relative a finiture, colori e dimensioni della seduta, lo spazio di lavoro diventi un mezzo per comunicare la filosofia aziendale. Da oltre quindici anni abbiamo adottato la lean production sia nella progettazione, sia nella produzione. Gestire la produzione su commessa, realizzando prodotti custom made in diverse misure, colori e finiture, ma su scala industriale, è qualcosa di estremamente complesso. Solo la digitalizzazione della fabbrica, l’interconnessione dei macchinari e la gestione automatizzata del magazzino ci ha permesso di ottimizzare i processi produttivi, di ridurre gli sprechi di energia e di materie prime e, al tempo stesso, ridurre i tempi di consegna”.
.
.
Le qualità apprezzate dal mercato
Fa una prima distinzione in merito alle richieste del mercato Federico Traverso: “Negli ultimi anni si è ampliato il divario tra i due principali approcci all’acquisto di questa tipologia di prodotto. Da un lato si trova il contractor più attento al prezzo, mentre dall’altro c’è il committente che, se pur attento al lato economico, valuta con occhio critico il fatto che il prodotto restituisca una qualità percepibile a trecentosessanta gradi. Entrano così in gioco molti parametri che rappresentano i criteri di scelta, oltre alla forma. Si tratta di concetti quali l’ergonomia, la texture delle superfici, la facilità di igienizzazione delle stesse, la facilità di stoccaggio se si tratta di destinazioni d’uso stagionali, l’utilizzo di materiali green o altro ancora”.
Flessibilità e funzionalità sono prerogative delle sedute per spazi collettivi che devono adattarsi a molteplici utilizzi e a contesti molto diversi tra loro.
“Le aziende produttrici richiedono prodotti semplici e performanti, che rappresentino un valido strumento per i progettisti – puntualizza il designer Folco Orlandini –. I sistemi modulari devono essere trasversali nelle forme, flessibili nella componibilità e con un abaco di elementi il più contenuto possibile per limitare investimenti, costi e complessità di utilizzo”. Aggiunge Monica Pedrali: “Il mercato richiede soprattutto prodotti versatili, per soddisfare le esigenze di riconfigurazione e di evoluzione dei layout degli spazi collettivi che, come sappiamo, può cambiare anche notevolmente in base alle esigenze del momento”.
La polifunzionalità, caratteristica intrinseca delle sedute per spazi collettivi, è una qualità ritenuta fondamentale per consentire l’inserimento del prodotto in molteplici contesti, come racconta Federico Traverso: “Progettare un sistema e non un singolo prodotto ha come prima conseguenza la possibilità di coprire più destinazioni d’uso, anche se generalmente l’outdoor gioca una partita a sé, richiedendo l’utilizzo di materiali atti a resistere alle intemperie e agli agenti atmosferici. La specificità della destinazione d’uso può influenzare in modo radicale l’approccio alla progettazione: va da sé che le esigenze di uno spazio adibito a ristorante non possono coincidere con quelle di una sala conferenze, e che le esigenze e le comodità di un commensale difficilmente possono coincidere con quelle di uno studente che prende appunti a una lezione”. Ne dà conferma Federica Biasi: “Alla base della progettazione deve esserci un’idea flessibile, che si adatti a diversi ambiti di utilizzo: sicuramente il settore ristorazione/hotellerie, che sia indoor oppure outdoor, richiede un’estetica e un feeling confortevole, in grado di ‘farti sentire a casa’, pur rispettando i requisiti del mondo contract. Diversamente, per l’ambito ufficio/formazione/attesa il prodotto deve essere in grado di adattarsi a un utilizzo più ‘veloce’ (quindi con materiali, rivestimenti, finiture selezionati in questa logica), capace sia di mantenere un’estetica sempre coerente, ma anche di rivelarsi come soluzione per quello specifico utilizzo. Diciamo quindi che sì, l’approccio può essere differente, ma l’intento è sempre quello di dar vita a un oggetto trasversale, che sappia vivere in diverse situazioni”.
Apre alle tematiche di sostenibilità e di rispetto dell’ambiente Marco Ceccato che afferma: “Indubbiamente l’ecosostenibilità dei materiali utilizzati diventa per le sedute polifunzionali una ‘conditio sine qua non’, spinta anche dalle corrette decisioni a livello politico (i requisiti C.A.M. nello specifico a livello italiano) che indirizzano a un utilizzo di materiali green negli ambienti pubblici e collettivi. L’avere prodotti green sta quindi diventando un punto fondamentale nelle richieste dei committenti, così come altrettanto la trasversalità d’utilizzo dei prodotti d’arredo, potenzialmente utilizzabili sia in ambito indoor che in ambito outdoor”. Aggiunge Federica Biasi: “Nell’ultimo periodo, si fa molta più attenzione a scelte che facciano parte di un progetto, non solo estetico/funzionale, ma anche etico e sostenibile”.
.
.
La concretezza della sostenibilità, fra materiali innovativi e processi industriali efficienti
Citata fra le qualità più richieste, la sostenibilità ha un ruolo fondamentale che si può concretizzare in diversi aspetti.
“La domanda alla base di un progetto sostenibile dovrebbe essere ‘cosa succede al prodotto a fine vita?’ – afferma Federica Biasi –. Progettare oggetti che durano nel tempo e che non hanno bisogno di essere frequentemente sostituiti, non è più una risposta sufficiente. Oggi il mondo del design è molto più veloce, si anima di proposte nuove ogni anno. Non c’è una risposta definitiva su questo argomento, ma di certo la disassemblabilità gioca un ruolo chiave, insieme alla scelta di materie prime che provengano da fonti certificate e sostenibili. Il ruolo del designer è quello di guidare l’azienda verso soluzioni inesplorate, che possono nascere da una ricerca e proposta personale, oppure sviluppate in sinergia con il committente. Un esempio sono i tessuti e i rivestimenti nati da materiali riciclati, che ultimamente stiamo inserendo in diversi progetti in sviluppo. La mia filosofia mi lega ai materiali naturali, in particolare al legno e al metallo; in generale mi sento in sintonia con tutti i materiali ‘onesti’, non troppo lavorati, che trasmettano autenticità, che continuano a funzionare sia nel mondo contract che domestico”.
Continua l’approfondimento Folco Orlandini: “L’impatto ambientale di un prodotto si può limitare in tanti modi, alcuni immediati e altri indiretti ma ugualmente efficaci. Sicuramente fra i primi ci sono l’utilizzo di materiali riciclati e riciclabili. Il più importante fra questi è la tanto bistrattata plastica. Il polipropilene con cui sono realizzate solitamente le sedie è un materiale che, utilizzato nel modo giusto, si rivela estremamente ecologico, a dispetto di tante superficiali campagne ambientaliste. Inoltre, una forma studiata in modo tale da ridurre la plastica impiegata e tempi di stampaggio, è anche questo un fattore che rende il prodotto meno impattante a livello ambientale”.
Si concentra sul ciclo di vita Federico Traverso: “Il miglior modo per essere sostenibili è un design in grado di durare nel tempo. Gli oggetti che per loro natura appartengono a mode passeggere sono infatti destinati a essere rimpiazzati da altri oggetti nel breve periodo, ed è principalmente questo a generare un’eccessiva produzione di rifiuti e un eccessivo utilizzo di materiali. Il designer deve avere una propria coscienza green già nel momento in cui decide la configurazione estetica della propria creazione. I materiali più utilizzati sono quelli tradizionali, mi riferisco principalmente alla plastica, al metallo, al legno, ai tessuti per le tappezzerie. Quello che sta cambiando è che questi materiali diventano parte integrante della visione ‘green’ del brand. Il mondo delle plastiche in particolar modo sta subendo un cambiamento radicale e ormai l’utilizzo di polimeri post consumo sta diventando un must-have. L’innovazione in questo campo sta facendo passi da gigante e, oggi, non è raro trovare polimeri bio-based caricati con fibre naturali di scarto, in grado di unire risultati estetici particolarmente piacevoli a un approccio responsabile”.
Si focalizza sulla definizione di una filiera più efficiente e di un management sensibile al tema Marco Ceccato: “La sostenibilità gioca un ruolo fondamentale, sul quale spesso l’azienda produttrice viene valutata. È una condizione di sviluppo essenziale, in grado di ‘assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Nasce dunque la necessità da parte dell’azienda di intraprendere azioni concrete e immediate, di sviluppare processi ecosostenibili, cercando un punto di incontro tra il proprio modello di business e il rispetto dell’ambiente. Grande attenzione viene posta a livello progettuale all’efficienza della catena produttiva: si snellisce l’apporto di componenti dei prodotti, agevolando in questo modo il processo di assemblaggio e disassemblaggio, anche per incentivare il corretto smaltimento del prodotto a fine vita. Innovazione significa inoltre favorire l’utilizzo di materiali provenienti dal riciclo, così da limitare l’uso di quelli vergini. In fase di progetto si pone molta attenzione anche al fine vita e ai materiali di corredo (imballi in primis) in modo da non creare rifiuti difficilmente smaltibili”.
“Per Pedrali il tema della sostenibilità assume un ruolo centrale e va a interessare tutti gli ambiti dell’attività produttiva e della filosofia aziendale” racconta Monica Pedrali, facendo un cenno alle azioni concrete messe in atto dall’azienda, fra le quali vi è l’uso di materiale plastico post consumo, di legno certificato FSC, di vernici composte da resine di origine vegetale, con bassi valori di VOC, e all’utilizzo, per la filiera produttiva, di energia proveniente da impianti alimentati da fonti rinnovabili.