Stress da lavoro correlato e problematiche ambientali
Prosegue il percorso di approfondimento sugli aspetti che nell’ambiente ufficio possono impattare negativamente sulla salute e il benessere delle persone in azienda. Dopo aver trattato le patologie correlate all’apparato muscolo-scheletrico e i disturbi associati all’organo della vista, ci concentreremo sul ruolo del medico del lavoro nella prevenzione dei fattori che favoriscono l’insorgenza dello stress lavoro-correlato e che determinano effetti sulla salute a causa dell’inquinamento indoor
Autore: Paolo Santucci (*)
Stress lavoro correlato e affaticamento mentale
La realtà quotidiana negli uffici può essere caratterizzata da organici ridotti e relative attività ‘in straordinario’, picchi di attività stagionale e deficit di comunicazione. Tra i principali fattori che favoriscono l’insorgenza di stress lavoro-correlato emergono ‘intensità del carico e dei ritmi di lavoro’, ‘scarso controllo dei processi di lavoro e impossibilità a partecipare alle decisioni’, ‘monotonia e scarsezza di contenuti’.
E vanno inoltre ricordati il ruolo dei fattori psico-sociali nella individuazione di casi di affaticamento oculo-visivo e le evidenze scientifiche più recenti che intrecciano disturbi muscolo-scheletrici e stress lavorativo. Perciò un’attenta sorveglianza sanitaria del videoterminalista permette di raccogliere elementi utili a un monitoraggio prezioso, che consenta al medico competente di riconoscere disturbi e/o malattie lavoro associate, riguardanti principalmente i sistemi neuropsichico, cardiocircolatorio, gastrointestinale, immunologico e muscoloscheletrico.
In questo modo uno strumento di prevenzione secondaria e terziaria come la sorveglianza sanitaria può fungere da feed-back per una più appropriata prevenzione primaria del rischio stress lavoro-correlato. Ma è proprio la ‘prevenzione primaria’ da preferire, attraverso la realizzazione di ambienti ‘antropocentrici’, governati da un’efficace organizzazione del lavoro che comprenda chiarezza di comunicazione, trasparenza, adeguato supporto ai lavoratori (formazione continua) e attenzione verso i loro bisogni.
Si tratta perciò di una delicata responsabilità, che parte dal datore di lavoro e coinvolge diversi collaboratori e figure della prevenzione aziendale, precisando che la valutazione dello stress lavoro-correlato non è altro che una analisi organizzativa della stessa azienda. Sta ovviamente alla figura datoriale decidere le modalità di gestione di questo passaggio: mero adempimento formale, oppure occasione per crescere, riorganizzando l’azienda, attraverso dati e suggerimenti prodotti dall’indagine.
Spostando il tema stress sull’utilizzo di altri dispositivi come tablet e smartphone (PDA-phone), non si può non pensare allo spazio crescente che sta conquistando il cosiddetto ‘tecno-stress’: un disturbo causato dall’uso scorretto ed eccessivo di tecnologie dell’informazione e di apparecchi informatici e digitali. Lo stress origina dalla necessità di adattarsi ai continui e rapidi processi tecnologici che caratterizzano modelli comportamentali indotti da nuovi ed efficienti modelli di organizzazione del lavoro (Servadio M., 2015).
Tra i rischi che il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare vanno evidenziati anche i ‘problemi legati all’affaticamento mentale’, poiché di crescente interesse per l’evoluzione del mondo del lavoro, oltre che obbligo di Legge ai sensi di art.174 D.Lgs.81/08 e successive modifiche e integrazioni.
Infatti la valutazione del carico di lavoro mentale e dell’eventuale affaticamento può evidenziare una molteplice valenza, dall’obiettivo della riduzione degli errori alla prevenzione dei problemi di salute, dalle favorevoli ricadute sul rischio stress lavoro-correlato all’incremento della produttività.
In prospettiva la valutazione del ‘carico di lavoro mentale’ assume maggiore rilievo in relazione al costante incremento di processi caratterizzati da una forte componente mentale, favoriti dalla rapida diffusione delle ‘macchine intelligenti’ in piena era 4.0.
In definitiva si tratta di una valutazione che consente di misurare l’entità del carico di lavoro e perciò di rimodulare eventualmente i compiti inseriti nella mansione, o affidati al singolo operatore, per esempio, nel caso di disabilità, scongiurando il rischio di un eventuale sopra/sottoutilizzo e incrementando l’efficienza del medesimo. Tuttavia, la complessità e la particolarità della valutazione del carico di lavoro mentale richiede il coinvolgimento di uno specialista del settore con provata esperienza specifica, coadiuvato dalle diverse figure della prevenzione aziendale.
.
Le problematiche ambientali: dalla MCS alle nanoparticelle prodotte dei toner
Sono molteplici le attenzioni che vanno rivolte alla realizzazione di un ufficio con riferimento a vecchie e nuove patologie che possono essere correlate alla presenza in questi ambienti. È il caso della MCS (Sindrome della Sensibilità Chimica Multipla), la cui eziologia non è ancora accertata, ma che si può definire come un quadro sintomatologico caratterizzato da reazioni negative dell’organismo ad agenti chimici e ambientali presenti a concentrazioni generalmente ben tollerate dalla maggior parte dei soggetti. Nella realtà quotidiana i riscontri di questa patologia sono rari o eccezionali, ma a maggior ragione il monitoraggio di questi casi sul territorio può concorrere a meglio definire i contorni della Sindrome stessa, considerando l’esistenza di forme ‘fruste’ o non facilmente riconoscibili.
Una patologia emergente, correlata al lavoro negli uffici, è la Lipoatrofia Semicircolare, caratterizzata da depressioni orizzontali della cute ‘a banda’, soprattutto sulla superficie anteriore e laterale delle cosce, la cui eziologia non è stata definitivamente chiarita.
Tra le cause sono state ipotizzate l’accavallamento protratto delle gambe e l’utilizzo di sedute rigide dal bordo sottile, la bassa umidità relativa e le cariche elettrostatiche, ma in un recente studio caso-controllo con prevalenza della Lipoatrofia Semicircolare pari all’1,8 %, sono stati individuati, quali fattori di rischio, il genere femminile e i microtraumi ripetuti della coscia contro il bordo del piano di lavoro (Reinoso-Barbero L. et Al., 2013). Tuttavia, gli stessi autori auspicano ulteriori studi per avere conferma di un quadro clinico certamente sottostimato, se si considera la popolazione lavorativa potenzialmente esposta.
Ancora più complesso risulta lo studio degli effetti sulla salute dovuti all’esposizione alle nano-particelle, un gruppo eterogeneo di particelle dal diametro inferiore a 100 nanometri, che durante l’utilizzo di stampanti con toner passa dai 5.000 circa ‘di fondo’ fino alle 60.000 particelle/cm3. Tale dato può assumere una rilevante importanza, considerando lo studio sperimentale che ha dimostrato l’insorgenza di fibrosi polmonare in cavie esposte ad aerosol di nanoparticelle prodotte da toner di stampanti in funzionamento (Magrini A., Pietroiusti A., 2014).
Perciò la sorveglianza sanitaria dei videoterminalisti può costituire uno strumento decisivo per monitorare vaste popolazioni potenzialmente esposte al rischio e comprendere meglio nel medio lungo periodo le conseguenze sulla salute che possono provocare le nuove tecnologie. Le soluzioni operative consistono nell’utilizzo di fotocopiatrici/stampanti ‘zero emissioni’ (prive di toner), o almeno la loro delocalizzazione in aree dedicate, lontane dalle postazioni di lavoro, che prevedano adeguati sistemi di aspirazione.
A proposito di inquinamento indoor vanno ricordati fattori di rischio chimico più tradizionali quali prodotti impiegati nelle pulizie, materiali edilizi (formaldeide, ecc.), le già citate fotocopiatrici/stampanti (VOC’s, polveri sottili, ozono) e l’inquinamento esterno. E tra questi fattori si nascondono probabilmente le cause responsabili della SBS (Sick Building Syndrome) che si manifesta attraverso irritazione alte vie aeree e cute, disturbio nervosi-sensoriali, la cui natura non è ancora del tutto chiarita.
Senza entrare nei particolari, inglobando anche la problematiche degli allergeni (acari, pollini, ecc.), la soluzione si concretizza in provvedimenti di natura impiantistica (efficace ventulazione con sufficienti ricambi d’aria) nelle fasi di progettazione e realizzazione dell’ambiente di lavoro, mentre la successiva attività di prevenzione fa rima con ‘manutenzione’: periodica pulizia e sostituzione dei filtri.
Si colloca accanto a questo tema il problema del microclima negli uffici, che può essere riassunto sostanzialmente in una unica ‘questione’: l’opposta percezione del caldo/freddo tra più soggetti operanti in postazioni adiacenti, che può condurre a disagi, fino a veri e propri conflitti. In assenza di non semplici soluzioni tecnologico-impiantistiche, il medico competente dispone di un unico suggerimento: l’allontanamento tra loro dei lavoratori che si collocano nelle due code opposte della nota curva gaussiana, dedicata alla distribuzione della popolazione in base al soggettivo benessere climatico.
.
.
Tra i rischi ambientali va ricordata almeno una problematica di estrema attualità per i recenti, ma rari, casi di riconoscimento di malattia professionale (neurinoma del nervo acustico), seppure legati maggiormente alle attività svolte al di fuori degli uffici: l’esposizione a campi elettromagnetici attraverso l’uso professionale dello smartphone. Il tema merita una trattazione approfondita a se stante, perciò in questa sede è sufficiente sottolineare l’importante ruolo di supporto del medico competente nei confronti di azienda, per quanto riguarda la valutazione del rischio dei lavoratori in merito alla formazione-informazione sul rischio.
Infine merita di essere citato un ‘vecchio’ rischio, storicamente presente nell’industria, ma tuttora fonte di disagio in alcuni ambienti del terziario: il rumore. Naturalmente non si tratta di livelli sonori che possono produrre un peggioramento permanente della soglia uditiva, ma di intensità che possono ostacolare non poco attività che richiedono notevole attenzione e concentrazione. Al giorno d’oggi un’adeguata scelta degli arredi con l’eventuale adozione di pannelli fonoassorbenti riduce in maniera più che accettabile il rumore di fondo. Inoltre nei call center l’utilizzo di cuffie con regolazioni del volume non può produrre disagio o, peggio, danni permanenti, all’apparato uditivo.
Perciò i vari fattori di rischio sopra descritti possono essere controllati da diverse azione preventive, tuttavia è sempre preferibile ‘a monte’ un’attenzione mirata alle strutture, in particolare alla scelta dei materiali e degli strumenti tecnologici più idonei, che consenta di neutralizzare i rischi alla fonte (prevenzione primaria).
.
Considerazioni e conclusioni
Al di là del doveroso rispetto degli obblighi di Legge nell’ambito della sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, è doveroso ribadire l’importanza, per le aziende e per la collettività, di una efficace azione di tutela dei ‘lavoratori degli uffici’ e di promozione del loro benessere che, peraltro, consente di sovrapporre obiettivi di ordine etico ed economico a vantaggio della stessa impresa.
Nella panoramica dedicata ai rischi lavoro-correlati è emersa chiaramente la natura multidisciplinare delle problematiche trattate, che coinvolgono diverse figure professionali, dal progettista dell’ambiente di lavoro che primo fra tutti ‘immagina’ la vita professionale degli operatori negli uffici, fino al medico competente che, ultimo in ordine di apparizione, presenta tra i suoi compiti principali il monitoraggio del loro stato di salute.
Ecco perché il medico competente, soprattutto se esperto della specifica attività presso gli uffici, può rappresentare un elemento prezioso nel produrre il feed back che concorre a consolidare, oppure a correggere, l’investimento strutturale e organizzativo intrapreso dall’azienda, consentendo la massima valorizzazione del capitale umano.
Pertanto, maggiore sarà stata la cura e l’attenzione nella progettazione iniziale e nella successiva realizzazione dell’ambiente di lavoro, più facile ed efficace sarà l’azione preventiva portata avanti dal ‘medico degli uffici’.
Tuttavia dalle diverse figure politecniche, biosanitarie e della prevenzione aziendale deve nascere un’esigenza, promossa dalla figura datoriale, di costante confronto e collaborazione, una sorta di alleanza a favore del benessere degli operatori, che non sempre si riscontra nella realtà quotidiana. Al giorno d’oggi si tratta di una stretta necessità, che può contribuire concretamente al successo dell’azienda, fermo restando il recepimento formale degli obblighi di Legge con l’eventuale scelta di adeguarsi alle Norme tecniche o di acquisire le principali Certificazioni di qualità.
L’auspicio finale consiste perciò in una nuova presa di coscienza, prima di tutto di natura culturale, che passa attraverso la valorizzazione e l’integrazione delle diverse figure professionali coinvolte. Tra queste, il presente contributo ha illustrato la figura più giovane e, probabilmente, la meno conosciuta: il ‘medico competente negli uffici’, che ha soltanto 25 anni!
In conclusione, il medico competente, se perfettamente integrato nel sistema di prevenzione aziendale e nel ‘team’ di professionisti al servizio dell’impresa, può portare in diversi momenti un contributo decisivo alla gestione dei molteplici fattori di rischio professionale, dalla realizzazione degli ambienti fino alla formulazione dei giudizi di compatibilità alla mansione e a eventuali progetti di promozione della salute nei luoghi di lavoro.
* Paolo Santucci è medico chirurgo specialista in medicina del lavoro, da venticinque anni svolge attività di medico competente, prevalentemente per uffici e nel terziario, attraverso Santucci Studio Medicina del Lavoro. È consigliere dell’Associazione Nazionale Medici d’Azienda (ANMA), Responsabile del Comitato di Redazione del Medico Competente Journal, formatore in Corsi residenziali e FAD, relatore ed autore di numerosi articoli per le principali Associazioni scientifiche e professionali soprattutto nel campo della salute del videoterminalista. Tra i contributi più rilevanti si segnalano la Monografia ANMA del 2009 ‘Il videoterminalista e il D. Lgs.81/2008’, le Linee Guida della Società Italiana di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale (SIMLII, 2013) per la sorveglianza sanitaria degli addetti ad attività lavorativa con videoterminali, in qualità di co-autore, e la redazione del capitolo ‘Videoterminali e lavoro d’ufficio’ nell’ambito del Trattato di Medicina del Lavoro, Piccin Editore (2015).