Luce e benessere in ufficio
L’evoluzione illuminotecnica in ambito office asseconda i nuovi layout, coadiuva la gestione “intelligente” degli impianti e guarda al benessere psico-fisico delle persone
La continua evoluzione degli uffici, il rapido cambiamento delle modalità di lavoro e la crescente attenzione verso il benessere e la salute si riflettono sulla progettazione degli impianti di illuminazione. Se infatti fino a pochi anni fa i lavoratori stavano fermi alla scrivania per gran parte del tempo, oggi con l’activity based working vengono spinti a muoversi all’interno dello spazio, scegliendo a seconda del compito da svolgere tra una postazione singola, una sala condivisa o un posto informale nell’area break. Di conseguenza gli impianti di illuminazione statici, concepiti per garantire valori di illuminamento previsti dalle normative e spesso identici in ogni area, sono divenuti repentinamente obsoleti.
Parallelamente la tecnologia Led, ormai matura, sta progressivamente sostituendo le sorgenti più datate, in primis i tradizionali tubi fluorescenti, portando a un’oggettiva riduzione dei consumi, a un direzionamento più preciso del flusso luminoso e alla possibilità di controllare la luce – nell’intensità, tempi di accensione e temperatura colore – attraverso sistemi di gestione centralizzati o controllati dal singolo utente. In questa accezione la luce diventa lo strumento per aumentare la capacità di concentrazione e il rendimento degli individui. Va in questa direzione la ricerca nell’ambito dell’Human Centric Lighting (HCL), una delle più interessanti novità su cui professionisti e aziende si stanno concentrando.
Luce d’ambiente e luce “dedicata”
L’illuminazione degli uffici deve tenere conto di tre punti chiave: deve supportare il compito visivo; garantire la sicurezza e un’atmosfera piacevole attraverso un’illuminazione generale che caratterizzi i diversi ambienti e, infine, dal momento che negli uffici contemporanei il focus è la comunicazione interpersonale, deve dare il giusto risalto ai volti e alla gestualità delle persone. Entrano nel dettaglio Guido Bianchi e Nicoletta Rossi di Rossi Bianchi lighting design: “L’approccio alla progettazione illuminotecnica di un ufficio odierno è molto diverso da quello descritto nei manuali e codificato dalla tecnica. Il compito visivo non può più essere ricondotto unicamente alla postazione fissa e i parametri di luminanza che hanno guidato la realizzazione degli apparecchi non esauriscono gli obiettivi del progetto. C’è uno scarto tra le prestazioni richieste dalle normative e le aspettative legate alla luce nell’ufficio contemporaneo. Sempre più le persone si avvalgono di device tecnologici utilizzabili in maniera più libera rispetto ai videoterminali fissi, si crea così un free flow, uno spostamento continuo di persone e un’alternanza di mansioni che portano ad avere ambienti con destinazioni d’uso non più rigidamente definite”.
Sono dunque in molti a ritenere che i requisiti richiesti dalla normative europee non siano sufficienti a garantire la validità del progetto illuminotecnico degli spazi di lavoro. A essere posta sotto la lente di ingrandimento la norma UNI EN 12464-1 “Illuminazione dei luoghi di lavoro”, attualmente in fase di aggiornamento.
“La UNI EN 12464-1 regola l’illuminamento in base compito e al dettaglio visivo richiesto, ponendo l’attenzione su luminanze e abbagliamento diretto e riflesso – commenta a riguardo Matteo Fiore, architetto e lighting designer –. Vengono stabiliti illuminamenti di 300, 500 e 750 lx medi a seconda delle attività, ma non viene specificato che tali valori sono validi solo in caso di illuminazione diretta. Negli ambienti lavorativi spesso infatti si progetta una luce indiretta o mista diretta/indiretta e dunque la percezione varia. Per ipotesi, se 500 lx sul piano di lavoro sono adeguati quando si parla di luce diretta, mantenere un valore di 500 lx con l’illuminazione indiretta sarebbe oneroso e risulterebbe fastidioso per gli occhi che la percepiscono come più forte”.
Tenuto conto che le nuove modalità di lavoro portano a utilizzare lo stesso ambiente per differenti attività, la progettazione deve procedere in maniera puntuale alla definizione di diversi scenari luminosi, evitando impianti che generano un “tappeto di luce” indifferenziato. I sistemi tradizionali con luce unidirezionale, costante nel tempo e nello spazio, sono dunque da ritenersi superati. Oggi si progetta un’illuminazione pluri-direzionale coadiuvata da tecnologie che permettono di variare la temperatura colore e l’intensità luminosa delle sorgenti (tunable white, warm dimming).
“La luce generale deve dialogare con quella dedicata alla postazione di lavoro – continuano i professionisti di Rossi Bianchi lighting design –.
L’illuminazione d’ambiente non arriva direttamente sui piani orizzontali, il calcolo deve tenere conto della riflessione delle superfici (pareti, soffitto e arredi). Bisogna valutare i materiali e i colori, soprattutto se si studia un sistema di illuminazione indiretta. Si deve inoltre ragionare in maniera diversa se si sta lavorando in un ambiente finestrato, dove arriva la luce naturale, o in un ambiente chiuso verso l’esterno”. La progettazione dell’illuminazione puntuale, la task light, è più libera. A seconda dello spazio disponibile, si può optare per la classica lampada da tavolo, in alcuni casi integrata nella struttura degli arredi, oppure per la piantana che permette di illuminare con un unico apparecchio gruppi di scrivanie, possono essere anche previste soluzioni sospese che abbinano emissione luminosa e fonoassorbenza.
“La luce dedicata alla postazione di lavoro generalmente è di supporto alla luce generale, in quanto mirata e focalizzata piuttosto che irradiata generalmente nella stanza – puntualizza Alfredo Bonazzola, managing director di Durable –. Spesso infatti l’illuminazione generale da sola non risulta idonea al benessere visivo del lavoratore e comporta costi di energia elevati perché rimane accesa anche quando non serve. Nella realizzazione di nuovi uffici o ristrutturazioni si propone dunque di usare una luce generale con valori di illuminamento inferiori rispetto a quelli previsti dalla normativa, integrandola sulle postazioni lavorative lampade che, con una classe energetica A++ e un’emissione controllata, consentono una riduzione dei consumi e un comfort ottimale”.
Per l’illuminazione d’ambiente la ricerca è orientata a soluzioni volte a ottenere una diffusione il più possibile omogenea del flusso luminoso, effetto ‘superficie di luce’, con un controllo omnidirezionale dell’abbagliamento. Ma il vero cambio di rotta è dato dal fatto che l’illuminazione generale tende sempre più a essere trattata come componente progettuale che dona carattere all’ambiente. Così, al fine di fornire ai professionisti del lighting proposte che permettano uno studio sartoriale della luce, i cataloghi dei maggiori marchi si ampliano offrendo più versioni di uno stesso apparecchio (ad esempio incasso, sospensione, parete) e la possibilità di cambiare le ottiche in funzione dell’emissione luminosa ricercata. Va nella stessa direzione la possibilità data dai produttori di una customizzazione delle soluzioni nelle dimensioni e nelle finiture. Un altro interessante campo di ricerca è dato dalle proposte che coniugano luce e fonoassorbenza, soluzioni due-in-uno che permettono di effettuare una correzione acustica puntuale sulla postazione di lavoro.
Un valido compromesso tra illuminazione d’ambiente e task light è dato dagli apparecchi a stelo o piantane che costituiscono una soluzione ottimale nei casi dove non è possibile intervenire a soffitto per vincoli impiantistici, architettoniche o per ragioni estetiche. Spesso proposte in più varianti e adatte per scrivanie singole, ma anche per configurazioni da due a quattro postazioni, questi apparecchi forniscono luce diretta e indiretta e sono equipaggiate di un’elettronica che consente l’interconnessione tra apparecchi e con il sistema di gestione centralizzato. Lungo lo stelo si trovano i sistemi di comando e regolazione per la personalizzazione della luce emessa, ma anche prese elettriche e porte usb per ricaricare i dispositivi elettronici portatili.
Specificatamente dedicate all’illuminazione del piano di lavoro le nuove lampade da tavolo si caratterizzano semplicità di regolazione e massima flessibilità di utilizzo. Con l’introduzione delle sorgenti Led si assiste alla miniaturizzazione delle componenti con conseguente riduzione degli ingombri.
Una nuova frontiera della luce è la possibilità offerta al singolo utente di gestire l’illuminazione secondo le proprie esigenze e preferenze. Sono infatti sempre più numerosi i produttori che hanno sviluppato applicazioni, per smartphone, tablet, ecc., che consentono di controllare autonomamente l’apparecchio di illuminazione e di decidere lo scenario ideale.
“Negli uffici le normative impongono 500 lx tuttavia si è visto che, a seconda del lavoro o della giornata, per molti possono essere pochi – sottolinea Katja Vonach-Lubetz, product manager office applications di Zumtobel –. Studi hanno dimostrato che l’uomo si concentra davvero solo se ha la possibilità di controllare autonomamente la luce con cui lavora. Questo può avvenire con differenti modalità, tuttavia ciò implica quasi sempre delle ripercussioni sull’area di lavoro dei colleghi. Ritengo dunque che in tema di comandi della luce ci sia un grande potenziale di miglioramento”.
“Un illuminamento fisso non risponde alle diverse esigenze delle persone all’interno di uno spazio – puntualizza Matteo Fiore –. La luce diventa una sorta di dittatore occulto, che svolge la sua funzione primaria senza assecondare caratteristiche e sensazioni individuali. Ritengo però che i sistemi di controllo comandati direttamente dagli utenti siano indicati per uffici di dimensioni contenute, con limitati fruitori, ma non per grandi spazi dove si rischia uno stato di anarchia luminosa”. Chiosano Rossi Bianchi lighting design: “Tutto ciò che favorisce una gestione flessibile della luce ha interessanti ricadute per quanto riguarda il comfort e il risparmio energetico. Con i Led, che hanno traghettato la luce nel mondo digitale, si sono aperte nuove strade in questo campo. Si deve però tenere in considerazione che l’applicazione di queste tecnologie richiede investimenti che vanno valutati in base agli obiettivi e alla dimensione del progetto”.
Un ulteriore step della digitalizzazione della luce è l’interconnessione tra l’impianto di illuminazione e gli altri impianti presenti nel building per migliorare l’efficienza energetica dell’edificio e facilitarne le operazioni di manutenzione.
La luce biodinamica
In media le persone passano dalle 8 alle 10 ore giornaliere in ufficio, la maggior parte delle quali in ambienti chiusi. È dunque evidente l’impatto della luce sul modo di vivere il posto di lavoro. Amrita Prasad, lighting application manager office di Zumtobel, spiega: “Negli ultimi 50 anni il nostro stile di vita e di lavoro è cambiato a una velocità incredibile, eppure la nostra biochimica si è sviluppata in milioni di anni ed è tuttora paragonabile a quella dell’uomo delle caverne. È la luce solare a scandire il nostro ritmo, non solo quello circadiano di sonno/veglia ma anche quello di tutti gli altri processi, come la produzione di enzimi o di ormoni. Sulla base di queste premesse diventa chiaro quale sia il problema dell’odierna illuminazione di uffici. Diversamente dalla luce naturale del sole, che nell’arco della giornata cambia intensità e colorazione con una dinamica per la quale il nostro organismo è programmato, la luce naturale è statica, di solito nell’ordine di 500 lx e 4000K. Senza contare che molti lavorano fino a sera tardi o di notte, ricevendo in questo modo troppa luce fredda (tendente all’azzurro) nel momento sbagliato”. Luce giusta, al momento giusto e alla giusta intensità è il principio che riassume la Human Centric Lighting. Continua Amrita Prasad: “Attraverso diversi studi e un’attenta analisi dei risultati abbiamo ricavato una serie di criteri che l’illuminazione dovrebbe possedere sempre se vuole rendere giustizia al principio HCL. La prima necessità assoluta è che sia dinamica e che segua il modello della luce solare: in altre parole che un’illuminazione di tonalità fredda sia presente solo a mezzogiorno e di primo pomeriggio, mentre verso sera ritorni una luce calda di intensità minore. La seconda è che venga predisposta più luce di quella richiesta dalle normative, di modo che a seconda della preferenza si possano avere anche 800 lx e che ogni utente abbia possibilità di regolazione il più possibile individuali”.
Alla base della Human Centric Lighting un’illuminazione intelligente con sensori e sistemi di controllo e pilotaggio e sorgenti basate sulla tecnologia tunable white (bianco dinamico) la cui peculiarità è la possibilità di regolare in modo del tutto indipendente l’intensità luminosa e la temperatura di colore (da bianco caldo fino a bianco freddo) per una sensazione di benessere all´interno dell’ambiente, e in particolare negli uffici che ricevono scarsa luce naturale o laddove sono previsti turni notturni.
L’implementazione della luce biodinamica può riguardare diverse tipologie di apparecchi, da quelli utilizzati per l’illuminazione d’ambiente alla classica lampada da tavolo.
“La luce artificiale biologicamente efficace offre agli utenti l’opportunità di adattare la luce di lavoro in modo preciso alle loro esigenze personali e alla loro routine quotidiana – spiega Bonazzola –. A tal fine, le nostre lampade sono dotate di elettronica che può essere azionata tramite un touch panel auto-esplicativo. In questo modo, sia l’intensità che la temperatura colore della luce possono essere variati in modo semplice dall’utente. È inoltre disponibile un’app che calcola non solo la sequenza di luce del giorno ma tiene conto anche delle preferenze dell’individuo in base alle risposte a cinque semplici domande sulle abitudini quotidiane. Impostazioni che vengono trasmesse automaticamente alla lampada tramite Bluetooth”.