Green Office Design
La sostenibilità dei prodotti di arredo si configura sempre più come un imperativo per le aziende produttrici chiamate ad adottare nuove strategie per concretizzare il proprio impegno in tale direzione
La sostenibilità dei prodotti di arredo si configura sempre più come un imperativo per le aziende produttrici chiamate ad adottare nuove strategie per concretizzare il proprio impegno in tale direzione. Allo stato attuale non esiste un’unica via; è lasciata alle aziende la libertà di scegliere quali strumenti utilizzare per dar voce alle proprie politiche green. Ne consegue il proliferare di certificazioni attestanti aspetti specifici, che rendono complessa, per il mercato, una chiara lettura delle informazioni legate alla sostenibilità del prodotto.
Il vento sta però cambiando. L’emanazione di nuove direttive che spingono a una misurazione delle azioni intraprese dalle aziende e la diffusione di certificazioni che integrano molteplici aspetti, fornendo un quadro unitario dei contenuti green del prodotto e del loro peso reale, rappresentano un importante passo nella definizione di un approccio scientifico, provato e quantificabile. Un approccio che spinge le aziende del settore ad affrontare i temi della sostenibilità in modo più responsabile. Che rende più semplice comprendere e comparare tra loro i diversi prodotti, e sempre più difficile compiere azioni di greenwashing.
Con l’aiuto di Marco Capellini, CEO di Matrec, abbiamo approfondito i modelli di riferimento di supporto alle aziende del settore ufficio impegnate nella realizzazione dei prodotti nel rispetto dei nuovi criteri e requisiti di circolarità richiesti dal mercato. Anche alla luce della pubblicazione della norma EN 17902:2023 che contiene una serie di indicazioni per massimizzare la longevità dei mobili, facilitandone riutilizzo, riparazione, sostituzione di parti e riconfigurabilità.
Ci siamo invece focalizzati sull’’impatto dei CAM sulla filiera Mobili per Ufficio e i punti di contatto con le nuove Certificazioni Ambientali nel contributo di Silvio Rispo, consulente aziendale, esperto normative UNI, CAM Arredi e Level Femb.
Infine, abbiamo dato voce alle aziende per capire come si stanno muovendo e le difficoltà incontrate lungo il percorso. Nel seguito le risposte arrivate in redazione.
Misurare la circolarità dei prodotti arredo per l’ufficio
di Marco Capellini, CEO Matrec
La sostenibilità ambientale rappresenta un punto chiave, nei piani strategici della Commissione Europea, per mettere in atto la conversione di un modello economico lineare verso un’economia circolare.
L’Ecodesign Sustainable Products Regulation (ESPR) dell’UE è uno strumento legislativo che ha ampliato il campo di applicazione della direttiva già esistente sull’Ecodesign sia in termini di tipologie di prodotti coinvolti, sia attraverso l’integrazione di nuovi requisiti, fissando criteri non solo relativi all’efficienza energetica, ma anche riguardanti la circolarità dei prodotti.
Questo nuovo regolamento, dedicato nello specifico a tutte le tipologie di prodotti (a esclusione dei veicoli, farmaceutici e alimentari), ha l’obiettivo di orientare il mercato verso una domanda e offerta di beni sostenibili attraverso processi produttivi che rispettino l’ambiente e la progettazione dei prodotti secondo i principi dell’ecodesign. Prevede inoltre che i prodotti debbano essere accompagnati da un Passaporto Digitale (Digital Product Passport), che contenga informazioni importanti relative alla catena di approvvigionamento e in particolare a specifiche di circolarità come, ad esempio, il contenuto di riciclato, indicazioni utili alla riparabilità e alla gestione del fine vita dei prodotti, per favorire il riuso dei componenti e il riciclo dei materiali di cui è costituito.
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Il comparto d’arredo
Sulla base di queste premesse è diventato sempre più necessario per le imprese del comparto arredo avere un modello di riferimento che sia di supporto nella realizzazione dei prodotti nel rispetto dei nuovi criteri e requisiti di circolarità richiesti dal mercato.
I prodotti per l’arredo sono tra quelli che la Commissione europea ha definito come “prioritari” in termini di necessità di intervento per una progettazione circolare e sostenibile ed è per questo motivo che le aziende sono chiamate a intervenire nella fase di progettazione applicando strategie e modelli di misurazione della circolarità soprattutto nel rispetto dei requisiti stabiliti nell’art. 5 dell’ESPR.
La misurazione della circolarità rappresenta una guida proprio perché impone la definizione di KPI’s che supportano e orientano le scelte materiche e di progettazione coerenti con quanto richiesto in termini legislativi.
Attraverso una prima analisi di assessment, adottando un approccio Input-Output con l’obiettivo di valutare l’uso efficiente delle risorse, è possibile individuare le criticità ed effettuare successivamente azioni correttive attraverso un’analisi di improvement.
Dalla nostra esperienza pluriennale in questo ambito e in modo specifico per il comparto arredo, emerge che la stretta connessione tra la scelta di materiali e l’applicazione di soluzioni di design sostenibile, necessita di un approccio che vada a misurare quantitativamente le caratteristiche ambientali dei materiali e la capacità di un prodotto di sopravvivere nel tempo, grazie a una progettazione attenta a requisiti come la scelta di materiali circolari, disassemblabilità, riparabilità, riutilizzabilità e riciclabilità senza dimenticarsi della durabilità.
Con il Digital Product Passport sarà sempre più necessaria una rendicontazione delle risorse impiegate, in termini quantitativi, considerando ad esempio, il contenuto di riciclato, la loro provenienza da fonte rinnovabile e la resistenza all’utilizzo.
La misurazione della circolarità del prodotto offre molteplici spunti di riflessione che riguardano la combinazione di materiali selezionati e la possibilità di separarli a fine vita.
Inoltre, tenendo sempre in stretta considerazione le performance tecniche da garantire al consumatore finale, è importante avere una visione di lungo periodo per assicurare una nuova vita ai materiali, una volta che il prodotto avrà terminato la sua funzione.
Con l’analisi di misurazione della circolarità possono essere presi in considerazione gli scarti di processo e valutare il capitale materico di un’impresa, attraverso un lavoro di dettaglio che qualifica tutte le risorse materiche impiegate dall’azienda, oppure valutare soluzioni innovative per nuovi modelli di business come, ad esempio, l’affitto o il second hand.
Oltre alle caratteristiche ambientali dei materiali utilizzati per la realizzazione del prodotto, con la misurazione della circolarità è fondamentale valutare il corretto scenario di fine vita di componenti e materiali, dove è essenziale distinguere il “riciclo potenziale” dal “riciclo reale”.
Il “riciclo potenziale” si basa su indicazioni generali dettate dalle possibilità di riciclo del prodotto, mentre il “riciclo reale” richiede un’attenta analisi di quello che succedere veramente al prodotto arredo una volta che viene dismesso. Bisogna essere a conoscenza dei processi di recupero e trattamento a cui l’arredo è sottoposto, mettendo in relazione le caratteristiche del prodotto e dei materiali impiegati con il sistema di raccolta e le tecnologie di riciclo disponibili. Da questa analisi è possibile ottenere il tasso di riciclo e le relative destinazioni alternative dei materiai come la dismissione o la valorizzazione energetica. Gli scenari di fine vita cambiano da Paese a Paese e per questo motivo la valutazione deve prendere a riferimento diversi scenari di mercato.
Un’attenta misurazione della circolarità fornisce informazioni fondamentali, che possono essere verificate ed eventualmente certificate da parte terza, per poter comunicare ai consumatori dati solidi e veritieri che valorizzano gli sforzi e l’impegno dell’impresa.
È frequente trovare aziende coinvolte in situazioni scomode per aver attuato pratiche di greenwashing, d’altro canto molto spesso non si tratta di comportamenti dolosi ma purtroppo incauti nel verificare e comunicare caratteristiche o nell’enfatizzare aspetti che attraverso un occhio critico e di esperienza nel settore potrebbero essere sicuramente evitati. Una pratica questa a cui fare molta attenzione anche a seguito della recente approvazione della Direttiva relativa alla “responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione”.
La misurazione della circolarità di materiali, prodotti e progetti, nel tempo sta assumendo un ruolo sempre più centrale. L’ISO sta proponendo una norma, che vedrà la luce nel 2024, sulla misurazione della circolarità di prodotto, esaminando un quadro evoluto e complesso in tutti i suoi aspetti.
In modo specifico per il prodotto arredo, bisogna tenere in considerazione anche la norma volontaria EN 17902:2023 Furniture – Circularity – Evaluation method for dis/re-assembly capability, dove i metodi di assemblaggio e disassemblaggio sono definiti da dodici differenti criteri suddivisi in livelli che vanno dalla Classe A fino alla Classe C e in alcuni casi è presente anche la classe D. I criteri considerano aspetti come ad esempio la disponibilità delle istruzioni, il numero di persone e di strumenti impiegati, il livello di competenza, i sistemi di fissaggio, la profondità dell’operazione di disassemblaggio/ri-assemblaggio o il tipo di connettori utilizzati nell’arredo e il loro possibile riuso.
In relazione alla tipologia di manufatto, il processo di valutazione può richiedere diverso tempo e non è chiaro come valutare alcuni aspetti di prodotto. Abbiamo applicato i dodici criteri a diverse tipologie di prodotti di arredamento per valutarne l’applicabilità e la funzionalità dei risultati e pensiamo che questa norma possa rappresentare sicuramente un riferimento importante per alcuni dei KPI di circolarità del prodotto arredo previsti dall’art 5 dell’ESPR, ma i risultati hanno un senso se messi in relazione ad altri aspetti del prodotto arredo come ad esempio la durabilità.
Come Matrec abbiamo sviluppato CircularTool, uno strumento (certificato da Bureau Veritas) che permette di misurare la circolarità di prodotti e che consente di implementare le strategie di ecodesign previste dall’ESPR. Negli ulti anni abbiamo misurato la circolarità di oltre 400 differenti prodotti per l’arredo tra cui quelli per l’ufficio, supportando le aziende in azioni costanti e graduali di miglioramento. Il coinvolgimento diretto dei progettisti, la comprensione delle strategie di ecodesign e la misurazione della circolarità del prodotto, ha permesso a queste aziende di perseguire importanti passi in avanti in termini di progettazione circolare.
I CAM costituiscono il recepimento italiano dei “Green Public Procurement” (GPP), letteralmente “Acquisti Pubblici Verdi”.
L’impatto dei CAM sulla filiera Mobili per Ufficio e i punti di contatto con le nuove Certificazioni Ambientali
A cura di Silvio Rispo, consulente aziendale, esperto normative UNI, CAM Arredi e Level Femb
I GPP sono uno “strumento di politica ambientale che intende favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica, contribuendo, in modo determinante, al raggiungimento degli obiettivi delle principali strategie europee come quella sull’uso efficiente delle risorse o quella sull’Economia Circolare”.
(https://gpp.mite.gov.it/Home/CosaEGPP).
Le autorità pubbliche sono obbligate a intraprendere azioni di GPP e si impegnano sia a razionalizzare acquisti e consumi, sia a incrementare la qualità ambientale delle proprie forniture e affidamenti.
Anche il nuovo Codice degli Appalti impone alle stazioni appaltanti di inserire nella documentazione di gara le specifiche tecniche e le clausole contrattuali contenute nei Criteri Ambientali Minimi.
I mezzi di verifica previsti per i Criteri Ambientali Minimi consistono nella presentazione di etichette o di certificati, rapporti di prova o altra documentazione tecnica. (v. pag.147 – Gazzetta Ufficiale Della Repubblica Italiana 8-8-2022, Serie generale – n. 184).
La filiera del mobile ufficio
È possibile affermare che la filiera del mobile ufficio è sostanzialmente virtuosa per quanto riguarda i materiali, su cui si concentra maggiormente il focus dei CAM.
Ecco una breve analisi dei punti presi in considerazione dai Criteri Ambientali Minimi – CAM Arredi 2022 – e le criticità eventualmente riscontrate, in base alla mia esperienza sul campo:
4.1.1 Eco-progettazione: riguarda solo la realizzazione di schede di bilancio materico e schede disassemblaggio
4.1.2 Contaminanti nei pannelli di legno riciclato: tutti i pannelli a base di legno esaminati, realizzati con materiali riciclati, sono conformi ai requisiti.
4.1.3 Emissioni di formaldeide da pannelli: quasi tutti i pannelli a base di legno esaminati sono conformi ai requisiti. Le uniche rare criticità sono state riscontrate su pannelli in multistrato.
4.1.4 Emissione di composti organici volatili: quasi tutti i pannelli esaminati sono conformi ai requisiti. Le uniche rare criticità sono state riscontrate su pannelli verniciati o su rivestimenti in tessuto spalmato.
4.1.5 Prodotti legnosi: ormai tutte le aziende che utilizzano componenti in legno sono certificate FSC o PEFC.
4.1.6 Materiali plastici: forse è l’unico punto che pone talvolta dei problemi nella disponibilità di Certificazioni a comprova del requisito, soprattutto per componenti provenienti da paesi extra UE.
4.1.7 Materiali per rivestimenti: ormai tutti i tessuti utilizzati per rivestire l’arredo sono certificati Oeko-Tex o Ecolabel, mentre le imbottiture in ovatta di poliestere sono certificate Oeko-Tex. Anche la pelle, nella versione ecosostenibile, denominata Ecopelle, può essere certificata Oeko-Tex Leather. Solo i tessuti spalmati sono spesso sprovvisti di certificazioni, ma è sufficiente eseguire i test indicati per comprovare il requisito.
4.1.8 Materiali di imbottitura: anche i materiali di imbottitura (schiumati da blocco) sono sostanzialmente conformi essendo certificati Certipur. La buona notizia è che anche per gli schiumati da stampo Europur ha pubblicato uno specifico schema di certificazione, che ha già consentito ad alcune aziende di certificarsi.
4.1.9 Requisiti del prodotto finale: la norma UNI 11840 ha consentito di razionalizzare le prove da eseguire, utilizzando il metodo di campione rappresentativo. Le aziende testano normalmente i propri prodotti per garantire quella durabilità e resistenza meccanica che sono considerate dai CAM gli elementi necessari per garantire un allungamento della vita dei prodotti, che determina automaticamente un minor impatto ambientale. Rimangono i problemi del cambio dell’anno di una norma, anche senza una modifica sostanziale dei requisiti e dei metodi di prova: su questo punto è necessaria una riflessione.
4.1.10 Imballaggi: per gli imballaggi in cartone non ci sono grandi problemi, anche se non tutte le cartiere sono in possesso di una certificazione tipo “Remade in Italy” o “FSC MIX”, con l’indicazione della percentuale di contenuto di riciclato.
4.2.1 Ritiro imballaggi: si tratta di una semplice dichiarazione.
4.2.2 Garanzia: si tratta di una semplice dichiarazione.
Indubbiamente l’obbligo del rispetto di tali requisiti ha spinto le aziende del nostro settore ad affrontare i temi della sostenibilità in modo più responsabile.
LEVEL®, standard di sostenibilità dei mobili per ufficio e dei mobili non domestici
La FEMB (Federazione Europea dei produttori di mobili per ufficio) ha elaborato uno standard di sostenibilità dei mobili per ufficio e dei mobili non domestici, derivato dal parallelo schema americano BIFMA/Level e adattato al contesto europeo. Come il modello americano, è uno standard multi-attributo, che prende in considerazione una serie molto ampia di caratteristiche, sia relative al prodotto, che all’azienda/organizzazione.
LEVEL® è la prima certificazione europea che copre tutti gli aspetti rilevanti della sostenibilità degli arredi per uffici e degli arredi non domestici e comprende quattro aree di impatto:
• Materiali;
• Energia e atmosfera;
• Gestione delle sostanze chimiche;
• Responsabilità sociale.
LEVEL® prevede tre soglie di certificazione. I prodotti possono ottenere un marchio di conformità di Livello 1, Livello 2 o Livello 3 in base al punteggio combinato ottenuto nella valutazione della sostenibilità: il grado più alto raggiungibile è il Livello 3.
Attualmente 24 Brand hanno certificato 629 arredi: finalmente anche in Italia le prime due aziende di mobili per ufficio stanno per ottenere la Certificazione LEVEL®.
Questa Certificazione assume un grande rilievo per l’attuazione dei GPP, in quanto definisce uno standard appositamente realizzato per la filiera dei mobili per ufficio e non domestici, sottraendo il produttore del nostro settore dal dover districarsi nella giungla delle certificazioni ed etichette ambientali (si stima che siano diverse centinaia…), e che si basano su requisiti simili e sovrapponibili, ma normalmente non prendendo in considerazione tutte le aree di impatto previste da LEVEL®, contemporaneamente.
Inoltre, da uno studio condotto dalla Commissione Tecnica Assufficio, è risultato che LEVEL® 3 si sovrappone quasi perfettamente ai CAM Arredi 2022, integrando l’analisi con aree di impatto come Energia e atmosfera e Responsabilità sociale, non espressamente previste nei CAM.
È perciò auspicabile che tale Certificazione possa divenire uno strumento a disposizione delle Stazioni Appaltanti, anche per comprovare i requisiti CAM.
Ciò avrebbe un duplice vantaggio:
• consentire alle Aziende di fare un investimento mirato su una certificazione utile e proficua, non solo in Italia e limitatamente agli Appalti Pubblici, ma anche per dimostrare la sostenibilità ambientale dei mobili per ufficio italiani in Europa e nel Mondo;
• consentire alle Stazioni Appaltanti di verificare il possesso dei CAM tramite l’esibizione di un semplice certificato.
La voce delle aziende
Come si sta muovendo la vostra azienda? È un percorso lineare o un percorso a ostacoli? Perché?
Alessandro Celso, R&D Manager di Kastel
Per avere un cuore verde ci vogliono i numeri: i VOC per le emissioni indoor, l’FSC, la Plastica Seconda Vita e tanti test che evidenziano che sei sulla strada giusta, anzi, nel sentiero green, sempre in salita e mai in discesa. In questo contesto multicriterio emergono almeno due criteri di valutazione della sostenibilità. Le dinamiche ESG (Environmental Social Governance) in cui ogni pilastro fa riferimento a un insieme specifico di criteri come l’impegno ambientale, il rispetto dei valori sociali e una governance evoluta che tenga conto di un approccio avanzato al mondo del lavoro e del business. E i CAM che sono sicuramente uno degli strumenti per misurare la circolarità, ma non l’unico da come abbiamo appreso. Come tutti gli strumenti hanno un fine, vanno compresi, gestiti e con perizia utilizzati, nel senso latino del termine instrumentum: equipaggiamento.
I nuovi CAM 2022 impongono di equipaggiarsi in modo molto organizzato, sistematico e trasparente.
In tema probatorio, la norma è molto chiara in tema di mezzi di verifica previsti per accertare la sussistenza dei requisiti contenuti nel Decreto 23 giugno 2022. Sono messe al bando le autocertificazioni.
Per dare concretezza ai propri convincimenti e per giocare un ruolo attivo negli scenari che si vanno delineando, Kastel ha intrapreso un percorso concreto verso la sostenibilità: non solamente attraverso la progettazione e realizzazione di prodotti sostenibili, ma anche attuando prospettive interconnesse che riguardano sia fattori trasversali (ESG) sia, molto concretamente, adoperandosi per ottenere la conformità ai CAM di una selezione di prodotti trasversale e completa.
Abbiamo strutturato un team di lavoro interno per delineare “il percorso” verso la transizione green di Kastel e siamo partiti proprio dai CAM come “pungolo” per fare meglio, per misurarci, per evolvere verso traiettorie sostenibili.
Abbiamo iniziato questo complesso percorso a ostacoli in cui gli impedimenti primari del processo sono stati diversi. È stato necessario abbandonare le aree di comfort, in quanto si tratta di lavorare molto su schemi e protocolli che poco hanno a che fare con la produttività nel senso di aziendale del termine. Quindi l’iter CAM emerge come un costo e non un guadagno nel breve. Non per tutti sono facili da digerire le dinamiche di conversione nel lungo periodo.
Superare gli incagliamenti dovuti alla gestione della quotidianità, perché tra le varie tematiche e problematiche che ogni azienda affronta quotidianamente si vanno ad aggiungere elementi ulteriori che richiedono azioni e decisioni strategiche.
Affrontare l’impreparazione al cambiamento culturale e la conseguente mancanza di visione a lungo termine di alcune realtà.
Infine, è stato necessario gestire le difficoltà nella raccolta dati e nella ricostruzione del puzzle normativo in cui, per avere la conformità ai CAM, non devono mancare tessere (e non devono cadere).
Kastel è consapevole che la sostenibilità, passi essa dai pilastri ESG che dai CAM, è un viaggio condiviso e corale. Persone e prodotti si incontrano per valorizzare il territorio e il suo tessuto produttivo in una Field Strategy tutta italiana e sicuramente ricca di spunti, sfide ed emozioni; con tanta voglia di fare la differenza.
L’economia circolare delinea percorsi circolari, per cui una volta entrati si è nel cerchio, in virtuoso cammino. Crediamo sia questo l’onere e l’onore, la croce e la delizia, delle Imprese che vogliono dare senso al futuro.
Gianni Bolzan, amministratore delegato Linea Light Group
Per Linea Light Group è un percorso molto ambizioso ma appagante. Un’azienda non può partire da zero, azzerare il suo portfolio prodotti e ricrearlo da capo, poiché questo avrebbe un impatto enorme in termini di sostenibilità; è possibile invece adattare le soluzioni già a catalogo alle nuove normative, nello specifico ai criteri ambientali minimi. Oltre a realizzare nuove soluzioni, ci si rimette in gioco con prodotti già a portfolio, cercando di allinearli alle nuove ultime revisioni e standard nella progettazione dell’illuminazione (CAM) utilizzando anche degli standard di valutazione internazionali come il TM66, strumento utile quest’ultimo per definire un “prodotto sostenibile”. L’obiettivo di Linea Light Group è quello di rispondere a tutte le richieste ed esigenze progettuali in tema di certificazioni e sostenibilità. Sono tante le evoluzioni del mercato e delle normative: siamo consapevoli che, tra tutte, LEED e WELL vengono richieste per certificare progetti commerciali, residenziali e office. Linea Light Group ha sempre posto una forte attenzione alla progettazione di apparecchi che possano rispondere ai requisiti di certificazione dell’edificio. Oggi la certificazione è un importante indicatore di questi requisiti e ci impegniamo costantemente per soddisfarli. LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) è un sistema statunitense di rating che certifica lo stato di efficienza energetica e di impatto ambientale di un edificio; è progettato per ridurre l’impatto ambientale degli edifici, migliorando l’efficienza energetica, riducendo i rifiuti e promuovendo l’uso di materiali sostenibili. Per esempio, una selezione di prodotti della gamma EVO rispetta infatti i parametri previsti LEED in termini di luminanza e CRI. Il protocollo WELL, invece, è un sistema di rating che certifica lo stato di benessere degli occupanti all’interno di un edificio. Questo sistema valuta un edificio in base a sette categorie: aria, acqua, nutrizione, luce, fitness, comfort e mente. WELL è progettato per promuovere ad esempio un ambiente di lavoro più sano e produttivo, migliorando la qualità dell’aria e dell’acqua, aumentando la quantità di luce naturale, migliorando la qualità della luce artificiale, fornendo spazi per l’esercizio fisico e promuovendo l’alimentazione sana. Linea Light Group ha sempre avuto un sistema di produzione basato sull’attenzione allo spreco e sulla sostenibilità, con particolare riguardo verso l’impatto ambientale. Il lancio dei nuovi downlights EVO – per esempio – rappresenta un ulteriore passo nell’impegno di Linea Light Group a fornire soluzioni di illuminazione all’avanguardia che soddisfano le esigenze in continua evoluzione del mercato».
Michela Possagno, environment expert di Arper
II percorso che da tempo Arper ha intrapreso in ambito sostenibilità converge con quanto previsto dai CAM. Nel panorama delle certificazioni esistono molteplici modelli, più o meno sfidanti, che per chi fa progettazione possono fungere da framework di riferimento per orientare le scelte. Nel nostro caso, fin dal primo percorso di certificazione intrapreso, lo studio dei vari protocolli di settore e l’impegno profuso per il rispetto dei requisiti ha pesantemente influito sulle scelte, sia immediate sia, conseguentemente, future. Quindi, ispirati dai CAM e da altri Standard di riferimento abbiamo scritto le nostre linee guida di progettazione.
Per Arper l’industrializzazione di nuovi prodotti è un percorso fluido, che è frutto dell’evoluzione dell’azienda e delle scelte e soluzioni progettuali, in termini di materiali, tecnologie e innovazioni sempre orientate verso scelte responsabili, nonostante le difficoltà che si affrontano quando si sviluppa un prodotto o una collezione. Diverso è invece l’aggiornamento e il re-making in ottica di sostenibilità di prodotti esistenti da tempo a catalogo, per i quali il rispetto dei requisiti CAM implica spesso importanti investimenti da tanti punti di vista.
Giuseppe Sartore, esperto di certificazioni di DVO
DVO è stata tra le prime aziende a cominciare un percorso di verifica e rispetto dei Criteri Ambientali Minimi; prima con il D.M. 11 gennaio 2017 per partecipare a Gare e forniture pubbliche in quanto criteri resi obbligatori, poi con l’adeguamento alla nuova versione del D.M. del 23 giugno 2022. L’azienda è costantemente impegnata a monitorare il panorama normativo per rispondere in tempi rapidi agli aggiornamenti di norme e alle evoluzioni dei protocolli di certificazione.
DVO ha condotto, tra l’altro, una serie di studi di LCA dei siti produttivi per valutare l’impatto sull’ambiente, con l’obiettivo di abbassare i consumi energetici, attualmente compensati anche dalla produzione di energia verde, con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 mirando a modelli di economia circolare sempre più sostenibili. In tal senso ci stiamo rendendo conto che le attività svolte a favore della “sostenibilità” rappresentano un potente volano per sviluppo e crescita del sentimento verso le tematiche ambientali, sia dentro, che fuori azienda. Attività che il mercato riconosce, assegnando a DVO un rating di affidabilità molto elevato.
Nessun ostacolo! L’azienda vanta già un gran numero di certificazioni. Con una base di partenza molto strutturata, il percorso per raggiungere gli obiettivi prefissati è stato rapido, sebbene la nuova versione dei CAM Arredi abbia introdotto due Criteri impegnativi da dimostrare. Mi riferisco al criterio 4.1.4, relativo alle “Emissioni di composti organici volatili”, al quale DVO risponde con la certificazione di prodotto GREENGUARD per un continuo e costante controllo delle emissioni di COV e formaldeide durante tutto l’anno. Il secondo criterio, relativo alla valutazione dei “Requisiti del prodotto finale”, che fa riferimento alla norma UNI 11840:2021 con l’introduzione del concetto di famiglia e del prodotto più rappresentativo, DVO lo dimostra sul campo, poiché in linea con lo spirito della norma sopracitata, attraverso test costanti ed assidui dei propri prodotti.
Per concludere, devo confermare che l’approccio al rispetto dei CAM Arredi per DVO è stato facile e lineare, consentendole di rimanere tra le aziende leader di mercato, anche per le numerose certificazioni ottenute.
Marco Canazza, strategic marketing and certifications, Sitlosophy ElleciOffice
Le sedute di Sitlosophy da sempre puntano a coniugare il design e la sostenibilità, per questo l’attenzione ai CAM è stata posta anche prima dell’uscita del nuovo D.M. 08/08/22. Inizialmente si è cercato di operare una prima selezione dei modelli che potessero soddisfarne i requisiti, analizzando la conformità alle norme UNI EN previste dal par. 4.1.9 e verificando le materie prime coinvolte. Durante questo primo audit interno è stata molto utile la redazione dell’eco-progettazione, una delle novità più interessanti introdotte dai nuovi CAM.
Gli ostacoli lungo il percorso sono stati molti e non sempre di facile soluzione: la necessità di adeguare le sedute alle normative più recenti recentemente pubblicate ha costretto in alcuni casi a rivedere alcuni dettagli tecnici, al fine di aumentarne le prestazioni. L’esigenza di individuare fornitori di materie prime che fossero in grado di soddisfare gli standard previsti, d’altro canto, ha condotto ad una moral suasion nei confronti di alcuni partner, invitandoli all’adeguamento ai requisiti necessari. Poiché non tutti i fornitori hanno dimostrato subito attenzione all’argomento, questo ha costretto in certi casi a valutare il cambiamento di alcuni canali di approvvigionamento.
Tutto questo impegno ha reso possibile già nel corso del 2023 la redazione del quaderno tecnico di una prima selezione di sedute; tuttavia non riteniamo il percorso concluso, anzi è in continua espansione verso nuovi modelli.
Oltre a questo, l’azienda si è anche attivata con un servizio di formazione e divulgazione sull’argomento, organizzando alcuni webinar gratuiti destinati a clienti e progettisti, che sono stati molto apprezzati e partecipati, proprio per la necessità percepita di fare chiarezza sull’argomento.
Alessandro Avenati e Marco Fullin, quality & environment di FIDIVI – Tessitura Vergnano
Come azienda specializzata nella produzione di tessuti tecnici destinati ai settori ufficio, contract e trasporti, con clienti tra i principali produttori mondiali di arredo da interno, abbiamo puntato su prodotti sinonimo di elevati standard qualitativi, sia in termini di certificazioni che di requisiti tecnici e ambientali richiesti dalle normative del mercato italiano ed estero.
I Criteri Ambientali Minimi previsti per gli appalti pubblici italiani sono uno dei requisiti alla base della progettazione dei nostri articoli. A ogni nuova versione dei criteri ci attiviamo proattivamente per verificare la conformità dei nostri prodotti ed effettuiamo ulteriori test a supporto. Ad esempio in occasione dell’ultima revisione abbiamo provveduto a far ritestare i nostri prodotti alle emissioni di Composti Organici Volatici (VOC), requisito fino ad allora non presente nei CAM, e l’abbiamo fatto in ottica lungimirante andando a includere molteplici normative internazionali. In questo modo garantiamo la conformità ai CAM e al tempo stesso ai principali standard esteri in materia.
Per questo motivo i CAM significano per noi impegno ma allo stesso tempo un motivo di vanto con i nostri clienti, a cui riusciamo a rispondere prontamente alle richieste in tema di appalti pubblici.
Ulteriore fiore all’occhiello è la nostra linea di articoli in fibra riciclata e marchiata GRS diventati la base per la creazione di nuovi tessuti che nell’ambito CAM sono riconosciuti come criterio premiante.
Dal punto di vista della circolarità dei prodotti, FIDIVI è attivamente impegnata in vari progetti di recupero sia per l’utilizzo dei tessuti tal quali, re-impiegandoli per la produzione di manufatti di ogni genere come cucce per animali domestici, sia per progetti su scala industriale quale il recupero chimico che ormai, anche se ancora a livello embrionale, sta assumendo ogni giorno un aspetto sempre più importante.
Marta Casiraghi, responsabile marketing di Tecnasfalti Isolmant
Il lavoro svolto dall’ufficio Ricerca & Sviluppo oggi non può prescindere dal tema della sostenibilità. Questo perché lo sviluppo di nuove tecnologie e di nuovi metodi costruttivi deve avere come comune denominatore il risparmio energetico sia in vita sia, soprattutto, durante la produzione di ogni tipologia di prodotto. La nostra azienda, con i brand Isolmant, Isolspace e Isolspace Skin, ha creato un proprio protocollo interno “Isolmant Green Planet” che disciplina e riassume tutte le attività legate alla sostenibilità in ottica ESG, con particolare attenzione alla sostenibilità di prodotto e di processo e ai protocolli ambientali di riferimento per il mondo delle costruzioni.
In particolare, le nostre soluzioni per la correzione acustica d’arredo sono sviluppate in accordo ai requisiti richiesti partendo dalla base imposta dai Criteri Ambientali Minimi italiani (CAM), i quali richiedono l’assenza di sostanze definite pericolose e la presenza di un contenuto minimo di riciclato per determinati materiali. Il nostro approccio alla sostenibilità si prefigge come obiettivo non solo di rispettare i limiti dei più severi protocolli ambientali attuali ma la possibilità di anticipare anche quelli del futuro. Ad esempio, per certificare l’assenza di sostanze organiche volatili, abbiamo scelto di seguire il test Indoor Air Comfort che è il più riconosciuto al mondo in quanto più severo. E orgogliosamente possiamo dire che abbiamo ottenuto per le nostre soluzioni il rating GOLD (ovvero il massimo dei voti possibile).
Il percorso verso una produzione sempre più sostenibile e certificata è sicuramente ancora in divenire e non esente da ostacoli. Questo perché la normativa è costantemente in evoluzione, così come le tecnologie, e questo allarga le maglie della filiera creando un gap con il mondo della progettazione e dell’utente finale che faticano a individuare le soluzioni più adeguate nel rispetto della normativa stessa. Il compito delle aziende è sicuramente anche quello di mettere a disposizione materiali informativi chiari ed esaustivi e supportare con flessibilità le richieste della committenza.
Monica Pedrali, amministratore delegato Pedrali
In Pedrali la sostenibilità è un carattere importantissimo, una pietra miliare. La filosofia sostenibile, infatti, di pari passo con l’innovazione tecnologica, da sempre guida le nostre scelte aziendali, riguardanti l’efficientamento dei processi e delle sedi produttive ma anche, e soprattutto, riguardanti i prodotti. A dimostrare il nostro impegno verso un miglioramento continuo, oltre che le azioni concrete legate alla qualità dei materiali utilizzati e agli impianti produttivi, l’azienda ha ottenuto delle importanti certificazioni di sistema e di prodotto per tutti i processi produttivi delle sedi di Mornico al Serio e Manzano. L’ottenimento nel 2023 della certificazione UNI ISO 45001:2018 per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro rappresenta l’ulteriore conferma della volontà aziendale nel perseguire un percorso intrapreso da anni e che contribuisce alla creazione di una sua struttura integrata con le norme di gestione per la qualità e per l’ambiente, precedentemente acquisite. Abbiamo fortemente voluto aderire a questa norma, riconosciuta a livello internazionale, poiché consideriamo, nello svolgimento di tutte le attività, la salute e la sicurezza sul lavoro un dovere irrinunciabile, un impegno continuo e una componente costante della nostra missione.
Infine, mi fa piacere ricordare un progetto molto importante che ci riguarda in prima persona: a settembre 2023 abbiamo inaugurato i nuovi uffici nel nostro Headquarters di Mornico Al Serio (Bergamo). Il progetto di interior, dal nome Pedrali Collaborative Space, è stato curato dallo studio di architettura milanese Park Associati che, nel 2022, ha siglato il rinnovamento e l’ampliamento del ristorante aziendale. Già dal nome – Pedrali Collaborative Space – si intuisce l’obiettivo che ne ha guidato la progettazione: per noi era molto importante offrire ai nostri collaboratori un ambiente di lavoro attuale, dinamico e flessibile, sviluppato attraverso la modulazione di un layout innovativo che pone al centro il comfort delle persone che, ogni giorno, vivono questi spazi.
Alberto Cellotto, responsabile marketing
operativo Skema
Skema è conosciuta per la qualità dei propri pavimenti laminati, i quali rispettano nell’interezza della gamma i Criteri Ambientali Minimi (CAM). Come sappiamo i CAM sono criteri obbligatori per operare nel settore degli appalti pubblici e sono stati definiti nel Piano per la sostenibilità ambientale dei consumi del settore della pubblica amministrazione e sono stati adottati con Decreto del Ministero della Transizione Ecologica. Qualsiasi progettista che scelga un pavimento laminato Skema, in buona sostanza, potrà contare in una soluzione in linea con i CAM, che per i pavimenti prevedono, tra gli altri parametri, emissioni dei materiali, comfort acustico, disassemblabilità, materia prima trattata o riciclata, sostenibilità del legno.
Siamo consapevoli che non tutte le certificazioni CAM sono lineari, ma il percorso che ha portato ai CAM per i laminati Skema è stato abbastanza lineare, in virtù della grande competenza dell’azienda in quello che è stato ed è tuttora parte fondamentale del proprio business. Ma oggi c’è di più, dal momento che i CAM riguardano anche l’offerta di pavimenti in legno di Skema. C’è quindi la consapevolezza che, all’interno di un percorso più ampio nella sostenibilità che l’azienda ha intrapreso, la strada verso i CAM sia un passaggio obbligato.