Aree break: rifugi informali per il benessere
Da spazi marginali a veri e propri centri nevralgici di socialità, benessere e produttività, così stanno evolvendo le aree break negli uffici. Si trasformano in aree strategiche di socialità, in “piazze” aziendali capaci di stimolare creatività, collaborazione e senso di appartenenza

Un nuovo paradigma progettuale sta investendo le aree break che, da ambienti considerati di passaggio e non di rilievo, stanno evolvendo in luoghi dove trascorrere momenti informali, creativi e collaborativi in ufficio, a favore di una nuova socialità e della costruzione di un particolare senso di appartenenza al proprio spazio di lavoro.
Progettate all’insegna della flessibilità, del comfort e della riconfigurabilità, le aree break rappresentano oggi un ponte ideale tra il tempo del lavoro e il benessere individuale, uno spazio dove si intrecciano relazioni costruttive, stimoli reciproci e collaborazione. La diretta conseguenza è un’attenzione sempre crescente alla loro progettazione, in termini di composizione architettonica e scelte di interior design, per poter offrire alle persone in azienda un ambiente accogliente, attento al benessere e ricco di energia.
Aspetti fondamentali in questo percorso evolutivo sono la cura verso un’alimentazione sana e una crescente attenzione verso la sostenibilità degli spazi e di ogni fase della fruizione, per un approccio che vede una crescente consapevolezza da parte di tutti i soggetti coinvolti.
Il progetto dell’area break diventa infatti occasione per promuovere stili di vita sani, attraverso la presenza di cibi naturali, distributori healthy, aree self-catering con frigo e microonde per chi porta da casa pasti equilibrati. Un modo concreto per legare la cultura del benessere aziendale al tema dell’alimentazione.
Attraverso il dialogo con progettisti, aziende attive nel mondo dell’arredo per ufficio e nel settore dell’alimentazione, un approfondimento su come le aree break siano diventate luoghi simbolici, capaci di restituire centralità alla persona, attivare dinamiche relazionali e rafforzare il senso di appartenenza riflettendo la cultura aziendale. Un’area break ben progettata non è solo un “posto dove fermarsi un attimo”: è un luogo dove si coltivano idee, si nutre il benessere, si crea comunità.


Da spazio anonimo a “piazza”, luogo di socialità
Da angoli marginali e anonimi dell’ufficio, paragonabili a corridoi e sgabuzzini, a spazi dedicati alla socialità, alla creatività e all’appartenenza aziendale: le aree break sono cambiate in tutto, nella loro funzione, nella loro forma e nel loro ruolo all’interno di un progetto per gli spazi di lavoro. Diventano uno spazio “ponte” tra formale e informale, tra lavoro e socialità, capace di generare engagement e senso di appartenenza.
Alessandra Di Pietro, senior architect DEGW, business unit di Lombardini22, specifica come sono cambiati nel tempo gli obiettivi progettuali delle aree break in azienda, in termini di funzioni attribuite e in relazione all’evoluzione dei luoghi di lavoro: “Vista la crescente necessità di creare spazi di lavoro che siano luogo di incontro, condivisione, generazione di nuove idee; le aree break diventano sempre più strategiche, come punto di incontro e di relazione informale per eccellenza. Nella grande maggioranza dei nostri progetti le aree break costituiscono una sorta di ‘piazza’, luogo dove ‘succedono cose’, dove le attività collaterali dell’azienda, siano esse strutturate o spontanee, prendono vita e trovano il luogo dove esprimersi in maniera libera e aperta.
Quindi le aree break, da angoli bui e freddi nei sottoscala, diventano spazi polifunzionali, dove si organizzano eventi aziendali, riunioni informali, dove angoli di book-crossing o spazi per lo svago prendono vita”.
Il progetto per l’area break prende le distanze dal tradizionale concetto di mensa, per offrire nuove funzionalità, come specifica Bianca Giovene di Girasole, architetta e amministratrice unica di Studio BIA-@RCH Engineering: “In passato la mensa aziendale era pensata esclusivamente per il consumo del pasto in ambienti neutri e standardizzati. Questi spazi si sono evoluti adattandosi alle dimensioni delle sedi e alle esigenze specifiche delle aziende. Non si parla più soltanto della pausa pranzo, ma di momenti di relax distribuiti lungo tutta la giornata lavorativa. Oggi le aree break nei luoghi di lavoro rappresentano dunque una vera e propria estensione multifunzionale degli spazi operativi. Sempre più spesso vengono progettate come luoghi dove è possibile continuare l’attività lavorativa in modo informale, favorendo lo scambio di opinioni e idee tra colleghi. L’atmosfera più accogliente, rilassata e spesso anche più colorata di queste aree consente un’interazione spontanea, potenzialmente generatrice di soluzioni innovative utili all’azienda”.
Dalla pausa alla produttività: è ormai ampiamente riconosciuto che un ambiente di lavoro positivo e accogliente favorisca una maggiore produttività; in questo contesto, un progetto ben curato per le aree break diventa un elemento chiave nel generare valore e migliorare le dinamiche lavorative. “La possibilità di bere un caffè o consumare uno snack in un ambiente conviviale e accogliente diventa opportunità di rafforzare il senso di appartenenza all’azienda, di creare una comunità che leghi le persone al di là della funzione aziendale e di dare alle persone un motivo in più per recarsi in ufficio e condividere il proprio lavoro con gli altri”, chiude Alessandra Di Pietro.

Nuove funzioni e obiettivi di progetto
Rigenerare la mente, favorire la socializzazione spontanea e gli incontri trasversali, rendere disponibile uno spazio rifugio dove trovare nuove energie per la quotidianità lavorativa… diversi sono i significati e le funzioni oggi attribuiti a questi spazi. Così il progetto di interior design delle aree break si affianca a quello degli spazi destinati al lavoro informale e al relax, richiedendo ai progettisti un’attenta distinzione delle funzioni e una disposizione in pianta studiata con cura. Ne parla Bianca Giovene: “La scelta della collocazione di questi spazi, piccoli o grandi che siano, è cruciale. Ad esempio, le aree per brevi pause informali dovrebbero essere collocate in prossimità degli spazi operativi, ma anche sufficientemente protette per garantire tranquillità sia a chi si sta rilassando sia a chi continua a lavorare. Occorre inoltre pensare che la progettazione di questi ambienti richiede un approccio diverso rispetto agli spazi lavorativi: colori, forme e materiali devono favorire il benessere e il rilassamento; inoltre, è importante inserire la varietà degli arredi, fondamentale per offrire diverse modalità di utilizzo: tavoli alti con sgabelli per pause veloci, sedute lounge per momenti di condivisione, oppure tavoli lunghi con sedute comode per pranzi più distesi e sociali. È importante che le aree break e le altre funzioni correlate abbiano una superficie complessiva proporzionata al numero di persone che le utilizzeranno. La progettazione deve partire da un’analisi complessiva dell’intero spazio ufficio, valutando la corretta distribuzione di luoghi di incontro formali e informali, spazi di accoglienza e di concentrazione. È fondamentale dimensionare adeguatamente una o più aree break all’interno dei locali, considerando anche la possibilità di sostituire alcune delle tradizionali sale riunioni di piccole dimensioni. In questo modo, si può compensare l’eventuale maggiore superficie richiesta per realizzare ambienti di pausa realmente funzionali e confortevoli”.
Nucleo del progetto diventa ancora una volta la flessibilità, tradotta in una pianta riconfigurabile e nella scelta di arredi multifunzione, per un adattamento continuo alle necessità in evoluzione: “Diventando sempre più luoghi polifunzionali, nelle aree break acquistano importanza crescente gli arredi riconfigurabili, che danno la possibilità di modificare il disegno di questi spazi e dunque plasmarne la funzionalità in maniera sempre diversa”. Conferma Alessandra Di Pietro che così continua: “Il disegno di questi spazi deve prevedere la possibilità di far convivere attività diverse nello stesso spazio così come la possibilità di un utilizzo unico da parte di più persone: ne sono un esempio i townhall, le riunioni di divisione, che coinvolgono più persone contemporaneamente e che sempre più sono apprezzate se gestite in maniera informale. E non dimentichiamoci la tecnologia! Non si può più immaginare un’area break che non abbia schermi per proiettare, prese per la ricarica dei device e wifi e connessione veloce dappertutto”.


Arredare gli spazi di pausa, tra soluzioni standard e proposte ad hoc
Riconfigurabili, componibili, modulari, compatti: gli arredi per le aree break devono essere flessibili e semplici da ‘trasformare’. Progettisti, designer e aziende produttrici sviluppano quindi proposte e progetti con questo obiettivo, in modo da proporre soluzioni per configurazioni di spazi accoglienti e stimolanti.
“All’interno delle aree break è consigliabile creare diversi scenari, così da permettere alle persone di scegliere ogni giorno un ‘microhabitat’ diverso, favorendo una maggiore varietà esperienziale ed emozionale – specifica Bianca Giovene –. Che si desideri lavorare al PC davanti a un caffè a metà mattina, condividere un pranzo con i colleghi in un momento di relax lontano dalla routine lavorativa, oppure collaborare in modo più dinamico seduti su sgabelli alti attorno a tavoli elevati o su sedute lounge più informali, le sale break devono essere in grado di rispondere a tutte queste esigenze contemporaneamente. In tutti i casi sopra descritti le sedute dovrebbero essere comode e regolabili in altezza, così da garantire il massimo comfort e favorire una pausa davvero rigenerante; inoltre, è fondamentale una corretta dotazione tecnologica, con infrastrutture ben distribuite e facilmente accessibili da tutte le postazioni. È quindi importante saper combinare arredi standard con elementi studiati su misura, in base alle esigenze specifiche di ogni cliente. Non esiste una soluzione unica: ogni progetto va adattato al contesto. Ogni intervento progettuale dovrebbe riflettere lo stile e i valori dell’azienda, mantenendo coerenza visiva e funzionale tra gli spazi operativi e quelli dedicati al benessere dei dipendenti. L’inserimento di elementi naturali, come piante e vegetazione, contribuisce a creare un’atmosfera rilassante e stimolante allo stesso tempo.
Oltre agli arredi principali, come sedie e divani, è importante includere complementi quali tavolini, tappeti, scaffali per libri e piante decorative. Anche aree ludiche, con elementi come calciobalilla o tavoli da ping-pong, possono arricchire lo spazio, contribuendo a creare ambienti equilibrati, piacevoli e funzionali”.
Fondamentale è l’atmosfera ricreata da questi spazi, come approfondisce Alessandra Di Pietro: “Per creare ambienti in cui i talenti possano stare bene emerge la necessità di ricreare il comfort di casa, uno dei più importanti retaggi che il periodo del Covid ci ha lasciato. Le atmosfere più richieste sono quelle homy, ossia quelle confortevoli, che riecheggiano l’ambiente di casa, dalle forme morbide, con tessuti dai colori tenui e con grande presenza del legno e del verde e di materiali sostenibili a cui le aziende sono sempre più attente. In questo contesto, oggi gli elementi di arredo preferiti sono quelli riconfigurabili e modulari. Divanetti, sedute in tessuto, cucine con materiali funzionali rappresentano la scelta principale per rendere gli spazi di lavoro degli ambienti versatili che si prestano al comfort, rispondendo al benessere psicofisico di chi li vive”.
Se queste sono dunque le osservazioni e i trend emersi dal dialogo con i progettisti, anche le aziende coinvolte nel dibattito rispondono a tema. Mery Pillon, marketing manager di Martex: “Ci ispiriamo all’atmosfera accogliente delle caffetterie e dei bar urbani, luoghi informali e vissuti, capaci di generare scambio e senso di appartenenza. In un contesto lavorativo sempre più fluido ed emotivamente coinvolgente, crediamo che il benessere psicofisico, la qualità delle relazioni e l’appropriatezza degli spazi siano fondamentali per lo sviluppo delle organizzazioni. Le nostre aree break diventano così centri pulsanti di aggregazione e relazione, dove l’arredo stesso invita all’uso spontaneo e alla partecipazione attiva, proprio come nella piazza di una città. I nostri clienti richiedono arredi accoglienti, capaci di attrarre naturalmente le persone, grazie a un uso attento di colori morbidi, materiali caldi e forme avvolgenti. Sono particolarmente apprezzati i toni naturali, terra, pietra, legno, verde, che favoriscono un senso di benessere visivo ed emotivo”. Più specificamente, l’offerta si è evoluta verso arredi modulari, riconfigurabili e multifunzionali, che accompagnano i diversi momenti della giornata; si tratta spesso di soluzioni ibride, per vivere l’ufficio in modo meno rigido e più relazionale. Ottenere progetti capaci di rispondere a questi requisiti significa essere in grado di dare input molto precisi ai designer e, nel caso di Martex, queste sono le parole chiave proposte e che i progettisti poi interpretano nei loro progetti: “funzionalità, sostenibilità, tecnologia integrata, estetica calda e domestica e visione olistica”.
Anche Estel propone input specifici ai progettisti, come racconta Massimo Stella, Estel Group vice president & sales director: “Suggeriamo ai designer di immaginare di andare loro stessi nell’area break e di pensare a uno spazio che stimoli la discussione e il confronto con i colleghi, che li metta assieme per parlare di varie questioni. In questo contesto notiamo che i trend riguardando soprattutto i materiali, più morbidi e con colori più accesi, in modo da creare un dialogo informale, perché le aree break assumono un’importanza strategica e vengono riconosciute come aree dove stimolare la produttività”.


Una pausa sostenibile: materiali, scelte e comportamenti
Progettare un’area break significa oggi anche fare scelte consapevoli in termini ambientali. La sostenibilità entra in gioco su più livelli: nei materiali impiegati (legni certificati, rivestimenti riciclati, imbottiture green), negli arredi durevoli, nei sistemi di illuminazione a basso consumo, ma anche nella promozione di comportamenti virtuosi da parte degli utenti.
Dotare lo spazio di isole per la raccolta differenziata ben integrate, eliminare il monouso, incentivare l’uso di borracce o tazze personali, installare erogatori d’acqua microfiltrata sono piccoli gesti che fanno parte di una cultura aziendale responsabile. Anche nella pausa, ogni scelta di progetto può trasformarsi in un messaggio chiaro: prendersi cura delle persone significa anche prendersi cura del pianeta.
“L’attenzione al tema della sostenibilità e del benessere dei propri dipendenti” spiega Alessandra Di Pietro, “è sempre più importante per le aziende e trova sicuramente in questi spazi il modo per esprimersi in maniera diretta ed esplicita. Materiali sostenibili, presenza del verde, ma anche erogatori di acqua microfiltrata, cesti di frutta a disposizione di tutti, distributori di piatti sani, gustosi e bilanciati che permettano una pausa pranzo in linea con le direttive dei nutrizionisti sono ormai alla base delle richieste e della progettazione di questi spazi”.
Consigli pratici anche da Bianca Giovene, che, a proposito di contenimento dell’impatto dà questi suggerimenti: “In ottica di sostenibilità ambientale, è fondamentale ridurre l’uso di contenitori monouso in plastica. Un primo passo in questa direzione consiste nell’installazione di depuratori d’acqua integrati nelle kitchenette, in grado di erogare acqua calda, fredda, liscia e frizzante direttamente dal rubinetto. Questa soluzione consente di limitare il consumo di plastica e di abbattere sensibilmente la produzione di rifiuti”.


Una pausa che nutre: alimentazione sana e cultura aziendale
Sempre più spesso, la progettazione si intreccia con scelte alimentari consapevoli, prevedendo spazi adatti alla conservazione e al consumo di cibi sani e naturali, o selezionando distributori e vending machine con un’offerta orientata al benessere. In quest’ottica, anche la pausa diventa un’occasione per promuovere uno stile di vita sano e sostenibile, coerente con i valori dell’organizzazione.
“Per i dipendenti che seguono una dieta personale e preferiscono portare il pranzo da casa, è utile prevedere uno spazio attrezzato con una piccola cucina completa di frigorifero, lavello, microonde e macchina per il caffè – precisa Bianca Giovene –. In alternativa, per chi non ha la possibilità di organizzarsi autonomamente, si possono offrire servizi di catering giornaliero con proposte salutari. In questi casi, è importante predisporre aree pranzo adeguatamente attrezzate con piastre per riscaldare i cibi. Un’ulteriore soluzione consiste nella realizzazione di mini market aziendali, in cui i dipendenti possano acquistare alimenti selezionati da nutrizionisti in base al tipo di attività lavorativa svolta. Questi prodotti possono essere consumati direttamente in ufficio oppure portati a casa, offrendo un’opzione pratica per chi ha poco tempo da dedicare alla spesa o alla preparazione dei pasti”.
Le break area si configurano quindi come luoghi in cui si costruiscono buone abitudini attraverso una progettazione che promuove una cultura del benessere che passa anche dalla cura dell’alimentazione.
“La nostra experience sull’interior design e l’architettura degli spazi lavora in sinergia con l’offerta gastronomica per restituire un’esperienza completa, coerente con i valori aziendali e rispettosa dell’ambiente Alexis Lerouge, direttore marketing corporate services di Sodexo Italia –. In questo contesto, ad esempio, affianchiamo ormai da tempo con soluzioni di comfort ambientale e proposte di sana alimentazione i nostri clienti che aderiscono al programma “Luoghi di lavoro che promuovono la salute” – Rete WHP (Workplace Health Promotion), iniziativa volta a favorire un cambiamento culturale e organizzativo condiviso all’interno delle aziende a favore di corretti stili di vita, incentivando l’adozione di pratiche salutari tra i lavoratori. L’obiettivo comune è quello di cercare di creare un ambiente di lavoro che incoraggi scelte consapevoli e comportamenti positivi per la salute, come una corretta alimentazione. Il servizio che accompagna la fornitura dei pasti ha assunto un’importanza crescente, diventando parte integrante dell’esperienza che offriamo ai nostri clienti. Il tema centrale si è spostato da ‘cosa si mangia’ a ‘come’ e ‘dove’ lo si consuma. L’attenzione si estende dunque allo spazio fisico – progettato per offrire comfort, ergonomia e benessere grazie al nostro team interno di Kitchen Design –composto da architetti e interior designer – e alla qualità percepita del servizio: tempi di attesa, modalità di consegna, packaging e design. Anche elementi come la cura dell’acustica negli ambiti che progettiamo contribuiscono a rendere più piacevole la pausa pranzo, incidendo in modo positivo sulla percezione generale del servizio. La ristorazione, in questo senso, diventa un vero e proprio strumento di engagement aziendale”.

Il pasto diventa parte integrante dell’esperienza lavorativa
La crescente sensibilità verso un’alimentazione sana, particolarmente sentita dalle giovani generazioni, si traduce in una nuova aspettativa nei confronti del luogo di lavoro. Dunque, sempre più aziende scelgono di rispondere a questa esigenza integrando nelle aree break soluzioni che promuovono scelte alimentari equilibrate e consapevoli.
La dottoressa Evelina Flachi, specialista in Scienze dell’Alimentazione e divulgatrice, riassume le basi dell’alimentazione corretta in ufficio e riconosce alcuni trend in evoluzione: “Aumenta il numero di aziende che mostrano una sensibilità crescente verso il benessere del personale. Offrono la possibilità di pasti più consapevoli, leggeri e bilanciati, arricchiti con frutta e verdura, e persino con centrifugati o estratti che forniscono non solo energia, ma anche sostanze antiossidanti e protettive per l’organismo. La consapevolezza dei consumatori sta aumentando anche grazie a queste iniziative e, indipendentemente dal fatto che ogni persona abbia le proprie esigenze, sarebbe opportuno personalizzare la scelta dei cibi in base allo stile di vita. Per esempio, se una persona passa tutto il giorno davanti al computer o riesce a fare una camminata dopo il pasto, il pranzo deve comunque essere leggero, in modo da non appesantire la digestione, mantenere alta l’attenzione e non favorire la sonnolenza. Una buona idea potrebbe essere iniziare con della verdura e abbinare una fonte proteica. In questa stagione, sono ottime le insalatone con uova, tonno o formaggi freschi, accompagnate da una porzione di pane da 40-50 grammi. Si può concludere con della frutta, ad esempio delle fragole. La salute dei dipendenti è fondamentale anche per le loro performance lavorative, del resto”.
“Sebbene l’attenzione alla salute dei lavoratori e al bilanciamento dei nutrienti non sia una novità richiesta dai nostri clienti, oggi registriamo una consapevolezza più matura e diffusa – prosegue Alexis Lerouge –. Sempre più aziende, infatti, includono la ristorazione all’interno delle loro strategie di welfare, considerandola un’opportunità per coinvolgere i collaboratori e promuovere stili di vita più sani. Non è un caso che ci richiedano speciali eventi legati alle buone e sane abitudini alimentari che noi accogliamo e organizziamo coinvolgendo i nostri esperti in nutrizione e cucina oltre che divulgatori scientifici. Il pasto, oggi, è parte integrante dell’esperienza lavorativa. Oltre al desiderio di “mangiare bene” i nostri clienti chiedono di vivere un momento che coniughi sana alimentazione, comfort, sostenibilità ambientale e identità aziendale. È qui che entrano in gioco le nostre soluzioni professionali, le branded offer – Brio!, Modern Recipe o i servizi personalizzati al tavolo – e interventi mirati di Kitchen Design, pensati per creare ambienti accoglienti e funzionali, all’altezza delle aspettative di un pubblico sempre più attento”.
Stabilita una consapevolezza sempre più trasversale rispetto all’importanza della qualità e del bilanciamento dei pasti, l’offerta da parte delle società specializzata è nel tempo cambiata, in modo da far fronte alle nuove esigenze.
Gian Luca Petrillo, direttore relazioni esterne di Deliveroo, porta la propria esperienza a proposito della crescente sensibilità verso l’alimentazione sana: “Negli ultimi anni abbiamo osservato una crescente tendenza da parte di tanti consumatori, tra cui anche i dipendenti di aziende che utilizzano i servizi di Deliveroo, a prediligere piatti più salutari, soprattutto durante la pausa pranzo. Questi consumatori amano ordinare poke, sandwich, insalate e sushi, ma qualche volta anche loro si concedono una pizza, un hamburger, del cibo cinese o un piatto messicano. Le aziende clienti – attive in settori come consulenza, finanza, tecnologia e comunicazione – sono sempre più attente al benessere dei propri collaboratori, anche attraverso le scelte alimentari. L’ampia offerta di Deliveroo, che include numerosi ristoranti specializzati in cucina healthy, consente di soddisfare facilmente queste esigenze. Inoltre, servizi come Fruit Box Office, che permette la consegna regolare di frutta fresca e snack salutari in ufficio, sono sempre più richiesti. Si tratta di un’ulteriore dimostrazione di come il tema della sana alimentazione sia ormai parte integrante delle politiche di welfare aziendale e del benessere sul luogo di lavoro”. Deliveroo for Work, per fare un altro esempio, è il servizio pensato per le aziende e i professionisti e consente di gestire in modo flessibile gli ordini per la pausa pranzo e gli snack durante l’orario lavorativo, sia in ufficio che da remoto. “Per molte aziende, Deliveroo for Work è diventato uno strumento pratico per migliorare il welfare aziendale e sostenere la produttività dei dipendenti, offrendo soluzioni flessibili, moderne e adatte ai nuovi stili di lavoro”, conferma Petrillo.
Spesso l’offerta di servizi si affianca dunque a un’attività di consulenza nutrizionale come sottolinea Alexis Lerouge: “Il nostro approccio parte da un costante dialogo con il cliente e dalle ricerche scientifiche e di marketing che svolgiamo al nostro interno e in collaborazione con le Università, come quella che abbiamo presentato recentemente sulle nuove necessità del lavoratore. Il classico pasto completo ha lasciato spazio a soluzioni più agili e personalizzabili, come i piatti unici, proposte fresche e leggere, anche consumabili a freddo o con riscaldamento rapido con il forno a microonde. Anche la logistica ha assunto un ruolo centrale nel nostro servizio quotidiano: dalla preparazione alla consegna, ogni fase è studiata per garantire qualità, sicurezza e sostenibilità. Questo metodo ci consente di offrire un servizio efficiente anche in assenza di una cucina interna all’azienda. Al tempo stesso, si valorizza l’esperienza del consumatore attraverso scelte che rispondono sia ai gusti individuali, sia alle necessità nutrizionali sempre più diversificate. In questo caso le nostre soluzioni tecnologiche come le Web App per la prenotazione del pasto si stanno rivelando sempre più adeguate alle necessità perché implementate da un sistema digitale che consente di programmare e registrare i valori nutrizionali assunti durante il pasto e di limitare contestualmente gli scarti alimentari”.
In questo ambito la tecnologia ha il ruolo di ‘facilitatore’: attraverso l’uso di app specifiche per ogni società, l’utente finale o, dove più propositiva, l’azienda, potranno non solo ordinare il menù preferito ma anche avere a disposizione sistemi che spaziano dalla tracciabilità dei singoli ingredienti fino alla pianificazione dei pasti, in un’ottica di miglioramento dell’esperienza del consumatore. Un esempio concreto è la Brio App, dove, come racconta Alexis Lerouge: “Non solo si semplifica l’accesso al servizio, ma si crea una relazione più diretta con l’utente, anche all’interno di un contesto aziendale. Il valore si sposta così verso ‘l’ultimo miglio’ del servizio, rendendo più rilevante la fase di consumo rispetto a quella di preparazione e aumentando, di conseguenza, la percezione di qualità e attenzione”.
