Aria sana in ufficio
Per le organizzazioni che hanno a cuore la salute e la produttività dei propri dipendenti è fondamentale non trascurare un aspetto vitale come la qualità dell’aria interna. A sottolinearlo la diffusione delle certificazioni ambientali che prendono in considerazione il benessere totale delle persone all’interno di un edificio. Si amplia di conseguenza la diffusione di sistemi di ventilazione, filtraggio e trattamento dell’aria quale strumento di tutela della salute degli occupanti degli edifici
È risaputo che negli ambienti confinati l’eccessiva concentrazione di inquinanti chimici, fisici e biologici può causare una riduzione della produttività, con conseguenze, non solo sul comfort, ma anche sulla salute degli occupanti.
Si sono a lungo approfondite le conseguenze della Sick Building Syndrome (SBS) o Sindrome da Edificio Malato che ha permesso di identificare un quadro sintomatologico ben definito, che si manifesta in un elevato numero di occupanti edifici adibiti a uffici, scuole, ospedali, case per anziani, abitazioni civili. A tal proposito il Ministero della salute sottolinea che: “Sebbene i sintomi siano di modesta entità, i casi di SBS. che si verificano in ambienti lavorativi possono avere un costo più elevato di alcune malattie gravi e a prognosi peggiore, a causa del significativo calo della produttività”.
Rendono evidente la portata del problema, in larga parte riconducibile a un’elevata concentrazione di inquinanti dovuta a una ventilazione inadeguata negli ambienti, i risultati di recenti studi condotti su uffici e altri edifici ad uso pubblico in diversi Paesi, che hanno rivelato una frequenza di disturbi tra gli occupanti compresa tra il 15% e il 50%.
Entra maggiormente nel dettaglio Filippo Busato, presidente di AiCARR – Associazione italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione: “Se per quanto concerne l’aria esterna, sappiamo che in Italia ogni anno muoiono tra le 50 e 60.000 persone per patologie legate all’inquinamento atmosferico, la qualità dell’aria interna è invece un tema da sempre molto sottovalutato nel nostro Paese. Una scarsa qualità dell’aria interna può essere evidenziata da sensazioni di malessere (male di testa, irritazione a naso e occhi ecc) che non danno luogo a malattie specificamente identificabili e che quasi sempre cessano una volta lasciato l’edificio; si parla in questo caso di Sick Building Sindrome. Tuttavia, sono frequenti anche i casi di malattie (tosse, raffreddore, febbre, dolori muscolari) precisamente riconducibili a inquinanti presenti nell’edificio. In questo caso si parla quindi anche di BRI Building Related Illness (malattia generata dall’edificio). Da una parte vi sono dunque problemi di comfort (percezioni olfattive, sonnolenza generata dall’eccessiva concentrazione di CO2), ma non vanno ignorati i danni alla salute che inquinanti di carattere fisico, chimico, biologico (e radiologico, es. radon) possono causare”.
Gli stessi avvenimenti legati alla pandemia da Covid-19 hanno riportato al centro del dibattito il tema dell’indoor air quality (IAQ), sottolineando come una corretta areazione dei locali riduca significativamente la diffusione di virus trasmissibili per via aerea.
Parallelamente la diffusione di certificazioni ambientali, che validano e misurano i fattori che promuovono la salute e il benessere umano, hanno spinto verso la realizzazione di edifici migliori anche in relazione a come viene tenuta in considerazione la qualità dell’aria. Tra queste vi è sicuramente la certificazione Well, standard di riferimento per edifici, spazi interni e comunità che promuove la qualità dell’aria attraverso strategie che includono l’eliminazione o la riduzione delle fonti inquinanti, la progettazione adeguata di edifici attivi e passivi, le strategie operative e gli interventi sul comportamento umano. ll protocollo WELL prevede inoltre il monitoraggio continuo dei dati sui contaminanti, per rendere consapevoli e responsabilizzare gli occupanti sulla qualità ambientale. I parametri ambientali sotto la lente di osservazione sono le polveri sottili, e la concentrazione nell’aria di anidride carbonica, monossido di carbonio, ozono, biossido di azoto, componenti organici volatili (VOC) e formaldeide.
Sul fronte dell’offerta, l’insieme di tutti questi fattori ha portato alla diffusione di sistemi evoluti di ventilazione, filtraggio, trattamento e monitoraggio dell’aria concepiti come strumento di tutela della salute degli occupanti degli edifici.
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Un po’ di chiarezza sul tema
Con l’acronimo IAQ (Indoor Air Quality-IAQ) ci si riferisce all’aria interna che si respira negli ambienti confinati, quali abitazioni, uffici, strutture comunitarie e ambienti destinati ad attività ricreative e sociali. Sono esclusi dalla definizione gli ambienti di tipo industriale dove la qualità dell’aria interna è correlata al tipo di attività produttiva svolta ed è quindi sottoposta a controlli e leggi specifiche.
Negli ambienti chiusi l’aria proveniente dall’esterno tende gradualmente ad alterarsi: l’ossigeno viene gradualmente consumato, mentre con la respirazione e la traspirazione umana sono immessi nell’aria alcuni componenti quali: vapore acqueo, anidride carbonica (CO2) e diverse sostanze organiche. In assenza di adeguata ventilazione, la qualità dell’aria interna tende ad alterarsi, come conseguenza della presenza e dell’accumulo di sostanze inquinanti.
Il Ministero della Salute chiarisce che le sostanze in grado di alterare la qualità dell’aria indoor possono essere classificate come: agenti chimici, fisici e biologici che in parte provengono dall’esterno (inquinamento atmosferico outdoor, pollini), ma molti sono prodotti da fonti interne rappresentate dalla presenza di persone o animali, materiali edili, arredi, prodotti per la pulizia e dalla manutenzione di impianti quali condizionatori, umidificatori, impianti idraulici. Nello specifico i materiali utilizzati per la costruzione e l’arredamento possono rappresentare una importante fonte di inquinamento indoor.
Altre potenziali fonti di inquinamento sono rappresentate dai prodotti per la pulizia e la manutenzione, i prodotti antiparassitari e l’uso di colle, adesivi, solventi etc. Inoltre, possono determinare una emissione importante di sostanze inquinanti l’utilizzo di strumenti di lavoro quali stampanti, plotter e fotocopiatrici…
Gli stessi impianti di climatizzazione possono rappresentare pericolose fonti di inquinamento biologico o chimico se mal progettati o in cattivo stato di pulizia e manutenzione.
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La pandemia da Covid cambia pesi e misure
“La pandemia da Sars-CoV-2 ha sicuramente puntato i riflettori sul tema della qualità dell’aria interna negli ambienti di lavoro e residenziali – sottolinea Filippo Busato –. In questo caso gli aspetti che sono stati sottolineati sono quelli relativi alla sicurezza e alla ventilazione per la riduzione del contagio via bioaerosol. Se da un lato alcuni esponenti del mondo medico hanno cercato di minimizzare l’importanza della ventilazione, va ricordato che fu l’infermiera inglese Florence Nightingale nel suo testo “Notes on Hospitals” a rimarcare il fatto che il contagio per via aerea fosse uno dei meccanismi di trasmissione dominanti in molte malattie (soprattutto quelle che coinvolgono l’apparato respiratorio). Una campagna sperimentale molto accurata condotta nella regione Marche (https://arxiv.org/abs/2207.02678) ha infine dimostrato in maniera inequivocabile che la ventilazione nelle aule scolastiche non solo limita fortemente il contagio, ma lo limita esattamente nelle modalità e nell’entità prevista dai modelli fisico-matematici predittivi che da decenni sono a disposizione dei progettisti e degli specialisti della ventilazione”.
Il Covid-19 è divenuto dunque un elemento imprescindibile nelle considerazioni circa la tutela della salute dei lavoratori. A questo riguardo l’Istituto Superiore di Sanità ha stilato un rapporto, dedicando particolare attenzione proprio alla qualità dell’aria negli ambienti chiusi. Trattando di ambienti lavorativi, riporta azioni e raccomandazioni generali da mettere in atto giornalmente nelle condizioni di emergenza associate all’epidemia virale per il mantenimento di una buona qualità dell’aria indoor negli ambienti di lavoro. Segnala la necessità di assicurare un adeguato ricambio dell’aria in tutti gli ambienti dove sono presenti postazioni di lavoro e personale, aprendo con maggiore frequenza le finestre.
Non solo, l’impatto epidemico del Covid 19 ha focalizzato l’attenzione su sistemi di purificazione dell’aria: filtrazioni biocide, elettrostatiche attive o trattamenti mediante radiazione ultravioletta, ionizzazione od ozono e sistemi di controllo dell’umidità relativa interna, sempre più considerata come elemento essenziale per ottenere il benessere e la salubrità degli ambienti interni.
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L’evoluzione dell’offerta
Partendo dalle linee guida definite dall’Istituto Superiore di Sanità il settore HVAC (Heating, Ventilation and Air Conditioning) sta mettendo a punto modalità di funzionamento e tecnologie per i sistemi che oltre a migliorare la qualità dell’aria riducano sensibilmente il rischio di infezione.
“A seguito della pandemia da Covid 19 l’offerta di sistemi HVAC si è ulteriormente ampliata – chiarisce Filippo Busato –. Vi è la possibilità di scegliere terminali tipo fan coil dotati a bordo macchina di sistemi di igienizzazione attiva, e anche la possibilità di installare purificatori d’aria dedicati, che adottano tecnologie diverse tra loro e che sembrano promettenti.
Parimenti gli impianti di ventilazione e ricambio dell’aria (che portano aria esterna all’interno e “lavano” gli ambienti) si sono evoluti, dalla ventilazione puntuale a quella centralizzata e canalizzata. Mi preme però ricordare che il miglioramento non è solo questione di tecnologia, ma un insieme di tecnologia-gestione-comportamento. In questo senso penso al ruolo di una progettazione corretta, e di una manutenzione adeguata; la tecnologia migliore, se non è inserita in un progetto valido e non viene manutenuta costantemente, rischia di ridurre molto i vantaggi che invece può e deve portare”.
Negli spazi in cui la ventilazione è insufficiente, sta prendendo piede l’installazione di purificatori d’aria con filtri HEPA, che va di pari passo con la crescente necessità di una regolare gestione dei filtri per garantirne la sicurezza e il corretto funzionamento, e tutto questo naturalmente comporta che vengano intensificati gli sforzi nel settore della manutenzione dei prodotti.
In linea generale il consiglio è quello di più tecnologie per migliorare la qualità dell’aria interna. La ventilazione è necessaria per rimuovere inquinanti come la CO2, il particolato e i gas, il tutto mentre si immette aria fresca dall’esterno. Ma in questo processo, è frequente che l’energia venga dispersa, ed è dunque importante configurare correttamente il volume di ventilazione. Negli spazi in cui la ventilazione risulta difficile, è fondamentale far circolare l’aria tramite filtri ad alte prestazioni nei purificatori d’aria o avvalersi di sistemi di purificazione HVAC per rimuovere gli inquinanti il più velocemente possibile.
È inoltre importante impedire ai virus e ai batteri catturati nel filtro di proliferare, e qui entra in gioco la tecnologia dell’igiene. Dal momento che la temperatura e l’umidità influiscono sul consumo energetico del sistema HVAC, sul comfort e sulla proliferazione di microorganismi, è anche indispensabile essere a conoscenza delle condizioni ideali di ciascun ambiente e gestire la temperatura e l’umidità di conseguenza.
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Riferimenti normativi in materia
“L’Italia è un paese in cui le normative sulla ventilazione sono molto avanzate, nel quale addirittura per le strutture sanitarie (sale operatorie in particolare) vi sono le norme più avanzate e su questo tema abbiamo un ruolo di primo piano a livello globale – afferma Filippo Busato –. Oltre alle disposizioni di legge, non solo per l’edilizia scolastica (dal 1975 e raramente applicate) e gli ospedali, un risultato importantissimo e ottenuto anche grazie al lavoro di AiCARR è stato quello di inserire l’obbligo della ventilazione meccanica in tutte le ristrutturazioni e le nuove costruzioni di edifici pubblici, con l’entrata in vigore del nuovo decreto CAM (Criteri Ambientali Minimi) il 6 dicembre prossimo.
Per quanto riguarda l’aspetto strettamente normativo le norme di riferimento più importanti per il terziario (ma non solo) sono la norma UNI 10339 (in fase finale di revisione) e le norme europee del pacchetto europeo EN 16798 che definiscono la qualità dell’ambiente interno.
Abbiamo quindi un corpus normativo, e finalmente anche legislativo che pongono molta attenzione alla ventilazione.
Non dimentichiamo che un essere umano introduce nel proprio corpo ogni giorno circa un kg di cibo, 2 kg di acqua, e 50 kg di aria. La sanità e l’igiene dell’aria devono valere quanto quelle idrica e alimentare. Oggi abbiamo anche le prescrizioni e gli strumenti per respirare un’aria migliore”.