Il settore ufficio in Asia-Pacifico
Una regione in forte crescita: l’aumento dell’export e il ruolo fondamentale della Cina
Il settore del mobile per ufficio in Asia-Pacifico è cresciuto in maniera significativa nell’arco degli ultimi dieci anni. Questa area rappresenta il vero e proprio motore di sviluppo dell’intero settore sia a livello produttivo sia a livello di interscambio commerciale. Secondo gli ultimi dati pubblicati da CSIL nel report “The office furniture market in Asia-Pacific and China” nel 2018 le esportazioni di arredi ufficio dell’intera regione (i paesi inclusi nel report sono: Australia, Cina, Giappone, Malesia, Korea del Sud, Taiwan, Tailandia e Vietnam) hanno raggiunto un valore complessivo di 5.024 milioni di Dollari evidenziando una crescita del 14% rispetto all’anno precedente e una variazione media annua di oltre il 5% a partire dal 2013. Va sottolineato che il peso dell’export cinese (88% del valore sopra menzionato) ha contribuito in maniera determinante a questa performance, ma è giusto ricordare che i flussi da Taiwan e Vietnam sono cresciuti addirittura in maniera più rapida, seppur con valori nettamente più contenuti.
Circa il 29% dell’ammontare esportato resta all’interno dell’area asiatica, mentre il 37% è destinato al Nord America, con gli Stati Uniti primo importatore mondiale del settore. Il continente europeo assorbe il 18% dell’export asiatico, Medio Oriente, Africa e America Latina seguono con quote comprese fra il 5% e il 6% del totale.
Dall’altro lato, le importazioni di arredi ufficio della regione asiatica valgono circa 959 milioni di Dollari con una crescita del 9% rispetto al 2017 e una variazione media annua del 6% negli ultimi cinque anni. I principali importatori sono Giappone (34%), Australia (26%) e Corea del Sud (11%).
Struttura competitiva
La concentrazione di settore risulta progressivamente in crescita con i principali marchi che sono riusciti ad ampliare la propria quota di mercato. Infatti, nel 2018 i primi 20 produttori asiatici hanno raggiunto una quota di mercato stimata pari al 32%. Tuttavia, va considerato che la struttura competitiva varia in modo significativo da paese a paese. Il Giappone, ad esempio, presenta una concentrazione elevatissima dove le 5 principali imprese detengono, in sostanza, il controllo del settore. Una situazione completamente diversa da quella che si riscontra in Cina dove le prime 20 aziende controllano appena un quinto del mercato.
Come già sottolineato, il ruolo della Cina resta cruciale semplicemente per il fatto che la maggior parte dei produttori asiatici ha presenze produttive nel paese. Ciò significa che i mercati dell’area sono strettamente interconnessi sia dal lato della produzione sia dal lato della vendita dei prodotti. Nel corso degli ultimi quindici anni, numerosi produttori giapponesi, coreani, australiani e malesi hanno avviato stabilimenti produttivi in Cina proprio per beneficiare del minor costo della manodopera. In una prima fase i prodotti realizzati nelle fabbriche cinesi venivano quasi totalmente re-importati nel paese di origine dell’azienda, ma più recentemente queste fabbriche hanno iniziato a produrre in modo significativo anche per il crescente mercato locale. Le ultime tensioni commerciali fra Cina e Stati Uniti hanno condotto a nuove delocalizzazioni verso Vietnam e Taiwan. Tuttavia, fino a questo momento, il fenomeno non è sembrato così rilevante in termini di valori e quantità.