L’IA vista dai dipendenti e focus sulla realtà italiana
Mentre le aziende di tutto il mondo integrano l’Intelligenza Artificiale generativa nei flussi di lavoro quotidiani, un nuovo studio globale di Jabra, attiva nel campo nelle soluzioni audio e video professionali, rivela un netto divario tra i Decision Makers (DM) e i dipendenti sull’impatto di tale tecnologia. I decision maker vedono l’IA come uno strumento per aumentare la produttività, mentre i dipendenti la vedono come un percorso per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Se da un lato l’IA promette di alleggerire le attività che richiedono tempo, dall’altro sta ridisegnando la percezione della produttività e dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, scatenando dibattiti sulla fiducia, sulla salute mentale e sull’utilizzo del tempo libero. Con un campione di 1.800 decision maker in materia di IA intervistati in 6 Paesi e di 4.200 dipendenti di 14 Paesi, la ricerca fa luce sul complesso rapporto tra le capacità dell’IA e il desiderio umano di un maggiore controllo sul lavoro e sulla vita privata.
Il ritorno dell’IA sul benessere: un percorso verso modalità di lavoro più intelligenti
In un mondo in cui l’IA promette di aumentare la produttività, lo studio di Jabra evidenzia un paradosso fondamentale: i dipendenti dichiarano di dedicare la maggior parte del loro tempo a compiti che non ritengono contribuire ai risultati aziendali. Queste attività, come le e-mail e le riunioni, sono proprio quelle che potrebbero essere ampiamente automatizzate dall’IA. Ciò libererebbe tempo per i dipendenti, che potrebbero così concentrarsi sulle task che ritengono veramente importante.
Tuttavia, c’è un disaccordo tra i DM e i dipendenti su come utilizzare questo tempo extra. I leader lo vedono come un’opportunità per aumentare la produttività, mentre molti dipendenti preferirebbero usarlo per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Per i leader è fondamentale definire fin dall’inizio aspettative realistiche sul ruolo dell’IA. La flessibilità è molto apprezzata: il 29% dei dipendenti dichiara che utilizzerebbe il tempo risparmiato dall’IA per stare con i propri cari. Riconoscere questa esigenza è essenziale per trattenere i migliori talenti e massimizzarne il coinvolgimento.
Formazione all’IA: necessaria per creare fiducia
Sebbene l’IA abbia il potenziale per alleviare gli oneri amministrativi, il rapporto di Jabra rivela l’esitazione dei dipendenti a delegare alcune attività all’IA. Solo il 10% dei dipendenti si sente a proprio agio nell’affidarsi all’IA per compiti come la creatività e l’innovazione. Questa riluttanza non riguarda solo la fiducia, ma anche la soddisfazione che deriva dal coinvolgimento personale in questi compiti più significativi.
L’esitazione sottolinea la più ampia convinzione che il giudizio umano, la creatività e la connessione siano insostituibili in alcune aree di lavoro. Tuttavia, ciò offre alle aziende l’opportunità di investire in strumenti e formazione che creino fiducia nell’IA, consentendo ai dipendenti di accettare l’automazione per i compiti ripetitivi, riservando a loro stessi il lavoro creativo e più appagante. In questo modo, l’IA e gli esseri umani possono collaborare, raggiungendo un equilibrio che migliora sia il benessere, che la produttività.
Divario generazionale: sfruttare il potere dei sostenitori dell’IA
Lo studio di Jabra evidenzia un chiaro divario generazionale nell’adozione dell’IA, con i Millennials e la Gen Z in testa. Mentre il 42% dei Millennial e il 37% della Gen Z hanno un atteggiamento positivo nei confronti dell’IA, solo il 15% dei Boomers condivide questa visione. I dipendenti più giovani hanno anche maggiori probabilità di utilizzare l’IA sul posto di lavoro, il che li posiziona come fattori chiave per l’integrazione della tecnologia nei vari settori.
Inoltre, una ricerca sulla Gen Z condotta all’inizio di quest’anno sottolinea che lo sviluppo e l’apprendimento sono fattori cruciali per le nuove generazioni quando scelgono dove lavorare.
Dare ai giovani utenti la possibilità di diventare sostenitori dell’IA non solo favorisce una cultura della collaborazione e dell’innovazione, ma rappresenta anche una preziosa opportunità per attrarre talenti. Offrendo ruoli che sfruttano il desiderio di crescita e di apprendimento, le aziende possono attrarre la prossima generazione di dipendenti, promuovendo al contempo l’adozione dell’IA.
La situazione in Italia
Per quanto concerne i professionisti italiani coinvolti nell’indagine, lo studio di Jabra evidenzia, in generale, un elevato tasso di ritorno in ufficio con focus sulle attività di pianificazione, e un’adozione molto bassa dell’IA.
Principalmente il lavoro viene svolto in spazi piccoli e privati dell’ufficio, mentre il lavoro ibrido è svolto con meno autonomia. Con la pianificazione dei giorni indicata direttamente dall’azienda. I professionisti italiani hanno inoltre più mansioni rispetto a quelli degli altri Paesi, soprattutto per quanto riguarda le attività di collaborazione e networking: tra le principali spiccano l’utilizzo delle e-mail (per il 69% del campione) le riunioni (61%), la collaborazione con i colleghi (68%) e i percorsi di pianificazione (51%).
La percentuale dei lavoratori italiani consapevoli delle soluzioni e delle potenziaità dell’intelligenza artificiale è molto alta (93%), soprattutto per quanto concerne i dispositivi audio o video (meno per soluzioni come ChatGPT). Ma rimane bassa la percentuale di coloro che concretamente utilizzano l’IA per lo svolgimento delle attività professionali (22%). Gli italiani esprimono un sentiment positivo verso il potenziale utilizzo dell’IA al lavoro (41%), mentre la percentuale cala in relazione a ChatGPT (32%). Sono aperti all’utilizzo dell’IA in futuro (86%), ma solo il 12% del campione pensa che debba essere uno strumento fornito dalla loro azienda.
I professionisti del focus italiano non sono attualmente realmente convinti dei vantaggi dell’IA per migliorare la qualità della loro attività (solo il 14% lo è), tuttavia, pensano che potrebbe far risparmiare loro del tempo (68%). Tempo che verrebbe utilizzato per la formazione professionale e per il loro benessere: in particolare, per apprendere (33%), lavorare con orari più flessibili (27%) e avere più tempo per coltivare i rapporti personali (28%).
Dati interessanti vengono forniti in relazione ai timori percepiti dai lavoratori italiani riguardo l’IA. Per il 49% del campione si tratta di un termine utilizzato in modo troppo generico e poco concreto dalle aziende in questo momento. Il 34% ha paura che l’IA controlli le prestazioni professionali. Il 27% teme che essa possa subentrare facendo perdere il posto di lavoro.
Per il 25% l’IA è deleteria per l’atmosfera lavorativa, mentre il 24% ritiene che la società per cui si lavora non la ritenga sicura e affidabile per gli obiettivi professionali. Del resto, il tema dei timori per la sicurezza investe gli stessi lavoratori (25%).
Un altro focus specifico che offre una panoramica significativa per l’Italia è quello della percezione dei dipendenti verso le reali intenzioni delle aziende per le quali lavorano, in relazione all’adozione dell’IA. In particolare, il 20% degli intervistati dichiara che la propria azienda non ha in programma di assumere specialisti dell’IA, il 28% che la stessa sta per il momento esplorando l’ipotesi acquisendo maggiori informazioni.
Il 18% dichiara che la società sta formando e aggiornando i dipendenti internamente per assumere ruoli legati all’AI, mentre il 14% indica che il management sta assumendo profili per ruoli incentrati sull’IA.
Riccardo Brenna, Head of Research and Marketing Insights di Jabra, ha dichiarato: “L’intelligenza artificiale ha un enorme potenziale. Può senza dubbio favorire la produttività e il benessere dei dipendenti, ma la sua implementazione deve essere ponderata. I leader dovrebbero concentrarsi sull’utilizzo dell’IA in aree che possano aumentare l’efficienza delle attività amministrative, assicurandosi che migliori il posto di lavoro piuttosto che opprimere i dipendenti. Anche se la tecnologia può aumentare l’efficienza, i leader non devono dimenticare l’elemento umano che è ancora necessario nelle aziende di oggi. Creare una cultura equilibrata in cui l’IA supporti i dipendenti senza spingerli al limite è fondamentale e sfruttare al meglio l’atteggiamento positivo delle nuove generazioni nei confronti della tecnologia generativa si rivelerà vantaggioso per tutti nel lungo periodo.”