Il superfluo e il necessario

A 16 anni dalla fondazione dello studio di architettura Barreca & La Varra a Milano esce la seconda monografia ispirata a un testo dello scrittore argentino Jorge Luis Borges, una riflessione attenta, ma anche uno sguardo distratto

Il lavoro dell’architetto come costante oscillazione tra le tentazioni del superfluo e le consuetudini del necessario, la presa di coscienza che il superfluo ogni tanto diventa necessario e il necessario qualche volta si sorprende superfluo. Anche nel progetto di un libro di architettura.

Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra nella seconda monografia “Il superfluo e il necessario. Architetture di Barreca & La Varra”, a cura di THE PLAN Editions, “mettono in ordine” il loro lavoro ammettendo il disordine, costruendo un indice inaspettato di capitoli – ispirato a un testo dello scrittore argentino Jorge Luis Borges – che invitano a una riflessione attenta, ma permettono anche uno sguardo distratto.

“Raccogliere “progetti eccessivamente ambiziosi” oppure “progetti rifatti più volte” ha l’obiettivo di provare a svolgere una indagine riflessiva e retroattiva sul nostro modo di lavorare. Individuare una categoria di “progetti non inclusi nella classificazione” è un modo per interrogarsi sul senso dell’ordinamento che abbiamo scelto. Visitare i “progetti in cantiere nel 2024” è un pretesto per cogliere il carattere occasionale e aperto del fare progetti di architettura, per mettere in luce quel secondo momento creativo che è la costruzione. O ancora “progetti di housing sociale” suggerisce che, in certi casi, non c’è niente di meglio che sposare le categorie consuete.” scrivono gli architetti nel saggio introduttivo, al quale seguono altri testi, in forma di “manifesti” e didascalie dei progetti, tutti a loro firma.

Lo studio, vincitore di premi e concorsi internazionali – tra gli altri German Design Award, BIG SEE Architecture Award, Best Tall Building Worldwide Award e due concorsi C40 Reinventing Cities a Milano – ha un team di collaboratori con competenze che spaziano dall’architettura, all’urbanistica, all’interior design e alla grafica. I due soci da tempo contaminano la professione con l’attività di docenza in diverse realtà universitarie (Università degli studi di Udine, LUISS, Domus Academy), un modo per loro di non smettere mai di imparare.

Dietro le nuvole della copertina, che si specchiano nella facciata della Cittadella dello Sport di Tortona – un rimando alla precedente monografia “Barreca & La Varra. Questioni di facciata” uscita per Skira nel 2012, che riportava la facciata degli uffici RCS B5, primo progetto ultimato dallo studio – le 172 pagine del volume si prestano a differenti modalità di lettura: è possibile iniziare dal regesto, in fondo, oppure immergersi senza ordine nei 16 capitoli che, introdotti dai manifesti in bianco e nero, raccolgono disegni, render e fotografie dei 76 progetti illustrati, e poi tornare al saggio introduttivo. “Ci interessa raccontare come questo lavoro, che spesso sfiora la meraviglia, sia anche, altrettanto spesso, da alimentare con la tenacia, la pazienza e l’ostinazione.”, affermano gli architetti, e il capitolo dedicato ai “progetti smarriti” – ovvero i concorsi persi – è il più corposo.

La loggia diventa la chiave di interpretazione dell’evoluzione delle forme di abitare, pre e post pandemia, e i “progetti che fanno spazio pubblico” proseguono questa riflessione sul confine sempre più labile tra esterno e interno delle loro architetture: “Un atteggiamento aperto sul linguaggio architettonico, la continua tensione a costruire architettura della città e una attenta esplorazione del margine tra ciò che è essenziale e ciò che può apparire utilmente superfluo, sono i modi con cui il nostro lavoro si è dispiegato”, scrivono gli architetti. I “progetti che rappresentano la sostenibilità” – parola che dichiarano di usare con parsimonia – sono cinque interventi “caricaturali”. I grandi masterplan “che rigenerano interi quartieri” sono “iniezioni di energia” e risposte alle nuove domande che le città contemporanee pongono.

Non mancano riflessioni sull’evoluzione degli strumenti del mestiere, e il capitolo “dalla BIC al BIM” fa emergere i vantaggi ma anche i rischi di alcuni automatismi dei software in rapporto alle ragioni del pensiero spaziale. Dalle librerie BIM a quelle in legno nel loro studio, nascosto in un cortile all’ombra di una vite in zona Navigli, le riviste di settore sono ancora per loro un affascinante strumento di “trasfigurazione” dei progetti: spingono però a riflettere sull’evoluzione del ruolo della critica in rapporto ai nuovi media.

Capita più volte di trovare nei capitoli un progetto ripetuto, narrato e rappresentato però in modo differente, in quanto emblema di un pensiero trasversale e non episodio isolato: un libro di architettura non consueto, esito di uno sforzo di introspezione dei due architetti, e di autocritica – costruttiva – nei confronti del loro lavoro.

Gianandrea Barreca e Giovanni La Varra hanno fondato lo studio a Milano nel 2008, ma collaborano dal 1999. Nel corso degli anni la loro attività professionale ha acquisito rilievo nazionale e internazionale nel campo della progettazione urbana e architettonica attraverso la partecipazione a concorsi.  _crediti Carola Merello_

A cura della redazione

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

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