L’ufficio ibrido prende forma
Due dimensioni, quella fisica e quella digitale, concorrono a dare concretezza all’idea di ufficio ibrido, raccontato, nelle sue diverse sfaccettature, durante l’ultima edizione del convegno OLMeet
Negli ultimi anni l’habitat ideale di un ufficio sembra volersi confrontare, più che con una singola attività e un luogo specifico costruito su misura, con l’eterogeneità offerta dall’intera città: organica, vitale, stratificata, incrementale negli spazi e adattiva nei tempi che l’attraversano e la trasformano.
Nuovi concept spaziali da un lato e tecnologie evolute dall’altro sono i pilastri in grado di dare corpo al nuovo concetto di ufficio ibrido che, per essere realmente efficace, deve essere costruito a partire dalle specificità delle singole organizzazioni.
Di questo e molto altro si è discusso nell’ultima edizione di OLMeet -Officelayout Meeting che, nel primo appuntamento in presenza dall’arrivo della pandemia, ha dato voce a studi di progettazione, istituti di ricerca, esponenti della medicina del lavoro, utenti finali e aziende ICT e del layout d’ufficio che hanno offerto il loro punto di vista su come gestire al meglio lavoro a distanza e lavoro in presenza. Di seguito riportiamo alcuni spunti emersi.
Il prossimo appuntamento con OLMeet è a Roma il 10 maggio.
.
Attività, luogo, carattere: la complessità spaziale dei luoghi di lavoro
Giacomo De Amicis, architetto, deamicisarchitetti
Dal dinamismo relazionale delle pratiche lavorative contemporanee nasce l’esigenza di complessità spaziale dei luoghi che le accolgono e un ripensamento delle tipologie consolidate. Un maggior ricorso a spazi diversi, inclusa la propria abitazione, un uso flessibile degli ambienti, la moltiplicazione e diversificazione della tipologia di spazi di relazione e di collaborazione, infatti, sono solo alcune delle nuove richieste di lavoratori e aziende.
Per il progetto di fit out della nuova sede direzionale di NTT DATA a Milano, articolata su 16 piani di circa 1000 mq ciascuno, l’operazione principale è stata quella di rendere ogni piano unico per layout, materiali e arredi, riproponendo all’interno dell’edificio quello stesso tipo di complessità che si ritrova nella vita urbana.
Due macro-gruppi di spazi si articolano su due distinti piani: il primo, costituito dagli “hard spaces” incorpora tutte le tipologie di spazi indispensabili (phone booths, guardaroba, sale riunioni, uffici singoli, uffici open, conference room, aree lounge, aree break, aree print, ecc.), il secondo rappresentato dai “soft spaces” ai quali appartengono tutti quegli spazi non definiti e personalizzabili secondo le esigenze funzionali. Per questa seconda categoria il criterio progettuale è di non intervenire con “modalità edilizie”, ma con un allestimento leggero e fortemente caratterizzato, che possa offrire tipologie di utilizzo inaspettate, e la possibilità di riconfigurarsi in caso di necessità.
Questi due macro-gruppi di spazi colonizzano tutti i piani, adattandosi al layout e al carattere di ciascun luogo, generando all’interno dell’edificio una moltitudine di occasioni e ambienti diversi per geometria, identità, e relazione con lo spazio circostante.
L’edifico si configura quindi come un piccolo mondo variegato che si sposa con le attività prevalenti di natura relazionale e collettiva cui le sedi di lavoro saranno sempre più destinate. La dinamicità imposta da tali attività, insieme alla scomparsa della postazione fissa, prevedono infatti un uso degli spazi che può variare, anche tra piani diversi, anche all’interno della stessa giornata.
.
Iperluogo Ufficio
Federico Barbero, architetto, WIP Architetti
WiP interpreta la mutazione in atto nei luoghi di lavoro, partendo dalla teoria del “Terzo Luogo” di Ray Oldenburg, secondo cui esistono tre luoghi nella vita delle persone; la casa (gli affetti, la famiglia), il luogo del lavoro (l’ufficio, la fabbrica…) e il luogo di elezione, dove si sceglie di andare per il proprio piacere (il ristorante, il pub, la palestra…). Per WiP l’ufficio, da contenitore indifferenziato di forza lavoro del terziario (il vecchio open-space) diventa un “iperluogo”, che condensa il meglio di questi tre luoghi, dove le informazioni e le relazioni fra persone sono potenziate al massimo, dove rinasce il senso di appartenenza. La produttività di chi lavora è direttamente proporzionale al comfort, alla possibilità di riconoscersi in un habitat amichevole, dove sentirsi a casa. Queste riflessioni hanno portato WiP a elaborare il concept work@home-home@work®, uno slogan che sintetizza quello che sta succedendo in questo periodo: si sta creando una nuova dimensione di vita, un mix tra paesaggio domestico e ufficio. Così gli ambienti sono progettati in modo elastico e adattabile a diversi modi d’uso nell’arco della giornata. Per questo vengono scelti arredi da utilizzare in modo intuitivo e spontaneo, favorendo la nascita di idee e interazioni creative. L’ufficio è più fluido, ibrido e mutevole. Si deve perseguire con coraggio un design biofilico, con materiali sostenibili, alla base di questo nuovo approccio human-centered. Il benessere psicologico del lavoratore deve essere al centro di chi progetta i nuovi uffici. Così gli spazi che sono lasciati liberi dalla minore occupancy del building, possono venire rigenerati per usi a valore “social”, quali nursery, pet-sitting, possibilità di visite ed esami medici per genitori anziani e/o familiari non autosufficienti, servizi alla persona in generale ecc. Si tratta di una formula win-win-win per gli attori in campo: owner-tenant-lavoratore, per aprire il tempo di nuova speranza progettuale.
.
Lavorare al tempo del Covid-19, tra speranze e timori, ‘green pass’ e vecchie regole
Paolo Santucci, specialista in medicina del lavoro, Santucci Studio Medicina del Lavoro
Dopo la rapida trasformazione in ‘lavoratori agili’ a inizio della primavera 2020, si è progressivamente consolidata una attività ‘ibrida’, suddivisa tra casa e ufficio, in varia misura da azienda e azienda.
Nel frattempo, la crescente diffusione della vaccinazione ha attenuato gli effetti della pandemia, soprattutto per forme gravi e decessi, ma non ha certo decretato la conclusione dell’emergenza.
Perciò rimangono valide le note regole di prevenzione collettiva e individuale nei luoghi di lavoro, in attesa di misurare gli effetti dell’introduzione del ‘green pass’ in tutte le aziende pubbliche e private.
Intanto i lavoratori che svolgono l’attività in presenza vivono una condizione sospesa fra timori per il covid-19 e incertezze sul vaccino, fra speranze di normalità e necessità di convivere con il virus.
Mentre alle aziende rimane l’opzione ‘smart working’, che può rappresentare una soluzione efficace e aprire nuove prospettive, ma anche racchiudere difficoltà e rischi emergenti.
E infatti diversi aspetti ergonomici, organizzativi e psicosociali rappresentano la nuova sfida proposta da una attività lavorativa ibrida, sempre più ‘liquida’ e dai contorni sfumati, che richiede un approccio moderno, attraverso nuovi modelli di valutazione e gestione dei rischi.
Un nuovo metodo, che consenta una valutazione complessiva e sistematica di tutti i rischi legati al lavoro ai videoterminali, è stato realizzato da un team di esperti.
.
WPP Campus: uno spazio ispirazionale per celebrare collaborazione e creatività
Marco Bonanni, Campus Milano Coordinator – Italy, WPP
I WPP Campus nel mondo sono la rappresentazione di una delle filosofie al centro del modello di business di WPP, quella della collaborazione. Moderni e funzionali, sono progettati per essere spazi ispirazionali di incontro per le persone WPP, per i clienti e per le comunità nelle quali gli edifici sono inseriti. La condivisione degli ambienti da parte di diverse realtà aziendali è frutto di una visione strategica volta a valorizzare i talenti grazie alle sinergie tra competenze diverse e tra creatività e tecnologia. I Campus sono disegnati per adattarsi in modo flessibile ai livelli di agilità e innovazione richiesti dal mercato e per promuovere inclusion, diversity e benessere delle persone.
Nel 2021 WPP ha inaugurato il suo Campus di Milano, un hub innovativo che riunisce in un’unica sede più di 35 agenzie e oltre 2.000 dipendenti e rappresenta un importante progetto di riqualificazione urbana di un’area industriale dismessa in cui sorgeva una delle più importanti fabbriche della città: la ex Richard Ginori. Il Campus si estende per una superficie complessiva di 27.000 mq con spazi innovativi di coworking, dotati delle tecnologie di ultima generazione e di numerosi servizi – tra cui un ristorante, un supermercato, un bancomat e una farmacia dinamica.
La sostenibilità è uno dei fiori all’occhiello e dei principi ispiratori del Campus, in linea con l’impegno di WPP a raggiungere emissioni zero di CO2 entro il 2025 per tutto il Gruppo e, per tutta la catena di fornitura entro il 2030. Grazie alla riqualificazione di un edificio già esistente, WPP eviterà l’emissione di carbonio incorporato, equivalente a più del 30% delle emissioni prodotte dall’edificio stesso nel corso della sua vita. Inoltre, la nuova sede, oltre a essere plastic free e paper less, si caratterizza per una illuminazione Led con un approvvigionamento energetico che proviene completamente da fonti 100% rinnovabili.
.
Design d’ufficio per il lavoro ibrido
Patrick Preisser, country sales manager, Dataflex Italia
La digitalizzazione ha cambiato il modo di lavorare e la pandemia ha accelerato questo processo: oggi è possibile lavorare in ufficio, da casa o in altri luoghi. Tuttavia, le diverse condizioni ambientali hanno un’influenza significativa su comportamento, benessere, salute e performance. Cosa significa questo per il design d’ufficio, che si adatta sia al contesto professionale sia a quello privato?
Con il periodo della quarantena nelle abitazioni degli italiani è avvenuta una silenziosa rivoluzione culturale. Le famiglie si sono viste costrette a riorganizzare gli spazi domestici per permettere ai componenti di studiare e lavorare senza intralciarsi. Così, mentre architetti e imprese iniziavano un confronto sull’ufficio post-pandemia, ogni casa ogni abitazione privata è diventata un laboratorio di idee, una forgia creativa, con un confronto tra generazioni e nuove competenze acquisite per necessità.
La pratica quotidiana di dover svolgere mansioni tipiche da ufficio in contesti “officeless”, in spazi ristretti, con arredi inadatti, ha migliorato in modo esponenziale la percezione del lavoratore in termini di ergonomia, postura, luci, confort lavorativo, uso delle tecnologie, gestione del tempo, ecc.
Dateflex registrato un‘impennata nelle richieste di soluzioni personalizzate di bracci portamonitor per postazioni di lavoro. Di pari grado sono state le richieste specifiche per prodotti sostenibili dal punto di vista ambientale. Evidente anche l’insoddisfazione di chi si era rivolto a un mercato consumer su internet dove prezzo e qualità non si sposano con sostenibilità, durevolezza e circolarità del prodotto.
Il rientro al 50 o 100% dei dipendenti sul luogo di lavoro (ufficio), semmai ci sarà ai livelli di prima, vedrà inevitabilmente un nuovo acceso confronto tra chi progetta spazi, gli imprenditori (che hanno promesso supporto e non mantenuto) e le nuove ‘sensibilità’ presenti nei nuovi lavoratori post-pandemia.
.
Viva la libertà
Andreas Störiko, product designer, autore di progetti per Wilkhahn
Con l’arrivo di internet, l’aumento delle prestazioni dei laptop e i cellulare, il lavoro agile ha subito un’accelerazione. È ormai chiaro che il lavoro ha, in parte, lasciato l’ufficio.
Questa tendenza ha permesso una risposta rapida alla pandemia: siamo stati in grado di lavorare nonostante l’isolamento. Ora che le restrizioni si sono allentate, abbiamo voglia di tornare agli incontri faccia a faccia, di socializzare. L’efficacia di lavorare da casa continuerà certamente ad avere il suo valore, ma con la consapevolezza che a lungo andare può portare alla solitudine e a limitare l’ispirazione e le nuove idee.
Si cristallizzerà un sano mix di libertà di scelta del luogo, alternato a incontri in presenza nelle migliori condizioni possibili. Il posto di lavoro fisso può, tuttavia, cedere il passo a un luogo temporaneo.
Flessibilità e mobilità che caratterizzano, il tavolo pieghevole Confair è stato disegnato nel 1994 quando le grandi città del mondo stavano esplodendo e lo spazio era scarso e costoso. Nello stesso periodo c’erano già i primi segnali dell’ufficio distribuito, con un trend di crescita degli uffici satellite e l’hotelling. Ispirandomi a queste nuovi trend ho creato il TimeTable, TT-Shift, TT-Smart, TT Lift, Aline e il tavolo Max per Wilkhahn. Tutti con un design ibrido che ben si adatta ai mondi sempre più intrecciati di casa e ufficio.
.
Alla ricerca del comfort acustico per sentirsi bene
Lorenzo Caimi, amministratore delegato, Caimi
Caimi opera nel settore dell’acustica da oltre dieci anni e grazie alla ricerca e all’innovazione dalle quali sono scaturite due nuove tecnologie destinate a risolvere i problemi acustici all’interno di spazi confinati: i pannelli realizzati con la tecnologia Snowsound e i tessuti acustici Snowsound Fiber.
Tre anni fa abbiamo però capito che la ricerca non poteva evolvere senza strumenti adeguati, così che abbiamo deciso di creare Open Lab, i laboratori di ricerca sull’acustica più completi e avanzati in mano a un’azienda privata. È stato il più importante e impegnativo investimento di Caimi in 72 anni di storia. Abbiamo deciso di dedicare il 50% del tempo dei laboratori ad attività no profit, alla ricerca pura, sia teorica che applicata, mettendoli a disposizione di università, enti e fondazioni con l’unico vincolo che le ricerche siano indirizzate al benessere della persona. A questo scopo abbiamo siglato protocolli di collaborazione con l’Università di Genova, con il Politecnico di Milano e con la Fondazione Veronesi.
L’Open Lab ci ha consentito di studiare nuove tecnologie e nuovi materiali e i primi frutti sono evidenti nel nuovo catalogo dove, fra i nuovi prodotti vi è una nuova tecnologia brevettata che consente di ridurre gli spessori di intervento e rende possibile la customizzazione di formati e finiture anche per ambienti dalle dimensioni ridotte.
L’Open Lab non a caso si chiama così, è un luogo aperto che si pone anche l’obiettivo commerciale di una maggiore collaborazione di Caimi con la propria clientela, dove il termine clientela deve essere inteso nell’accezione più ampia, che comprende rivenditori, general contractor, progettisti, architetti, ingegneri acustici, facility manager e utenti finali.
Da questo punto di vista l’open lab può essere inteso non solo come un luogo di ricerca sia essa pura che applicata, ma anche uno luogo di incontro, dove scienza, progettazione, cultura e arte si confrontano. E di questo ne siamo molto, molto fieri. Perché è dalle contaminazioni che nascono idee che ci serviranno per affrontare il futuro.
.
Arredo ufficio: le nuove traiettorie di crescita
Mauro Spinelli, marketing and competitive intelligence, CSIL Centre for Industrial Studies
Il settore dell’arredo ufficio sta progressivamente recuperando i valori persi nel 2020. Come dimostrano i dati mensili dell’interscambio europeo, le importazioni (+17%) e le esportazioni (+40%) hanno ripreso a crescere con una variazione complessiva a doppia cifra nel primo semestre 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Fra i principali esportatori, l’Italia è quella che ha mostrato una dinamica di crescita più rapida nella prima parte dell’anno.
A livello competitivo continuano le operazioni di fusione e acquisizione e ciò avviene non solo fra imprese dello stesso comparto, ma anche fra produttori che operano in ambiti diversi proprio a dimostrare la sempre maggiore commistione fra l’arredo ufficio e l’arredo casa, soprattutto se si fa riferimento al comparto dell’imbottito che, già da tempo, sta crescendo in maniera esponenziale in ambito commerciale/contract.
Le sedute per ufficio sono certamente il segmento a crescita maggiore, beneficiando dell’accresciuta domanda proveniente dagli utenti che lavorano da casa e di una maggiore facilità di reperimento anche su canali web.
I nuovi paradigmi relativi alle modalità di lavoro “ibrido” portano con sé la necessità di avere prodotti flessibili oltre a un accrescimento del loro contenuto tecnologico. Pertanto, si sta accentuando la diffusione dei tavoli elevabili in altezza che dalla scrivania singola diventano anche tavoli riunioni o direzionali con finiture di alto livello. La presenza di microarchitetture, spesso con proprietà acustiche, continuerà certamente ad aumentare, magari con l’aggiunta di collezioni su rotelle che diano la possibilità di riconfigurare lo spazio in maniera semplice e rapida.
Tutto ciò verrà accompagnato da un inevitabile aumento dei prezzi di listino considerato che le tensioni sul mercato dell’energia e delle materie prime si prevede continueranno anche nel corso del 2022.
.
Smart, Digital
and Safety Spaces
Marco Robbiani, business developer, Maticmind
L’esperienza vissuta durante l’emergenza sanitaria ha avuto importanti riflessi su comportamenti, abitudini ed esigenze. La domanda che dobbiamo porci è: come sarà il futuro del lavoro? La risposta è intuitiva: sarà ibrido. Da studi recenti emerge che le persone vedono il futuro del proprio lavoro legato a un concetto di flexible workstyle, una modalità che permette di adeguarsi alle contingenze. Questo va impattare sui processi di digital transformation iniziati nel periodo pre-covid. In futuro ci saranno 3 miliardi di lavoratori digitali, di cui un miliardo circa di knowledge worker e una grande maggioranza di field e front line worker.
Ma come adattare il lavoro ibrido alle esigenze delle aziende? Un corretto approccio parte dalla considerazione delle istanze dei diversi reparti in azienda. Il reparto IT che deve infatti migliorare la produttività del dipendente così come, per non disaffezionare le utenze, deve migliorare user experience. La tecnologia non deve in alcun modo creare isolamento. Il reparto Human Resource ha invece l’obiettivo di mantenere alta la cultura aziendale e l’inclusività, le distanze e la tecnologia non devono essere un ostacolo all’integrazione, così come il livello di benessere. Infine, il Facility che deve garantire un’efficiente gestione degli spazi coerente con il momento che viviamo, mantenere un livello di sicurezza elevato e una sostenibilità ed efficienza degli spazi.
.
Back to office: come affrontarlo al meglio!
Giulio Nadalutti, senior account manager video collaboration, Logitech
Dopo più di un anno di smart working il nostro modo di lavorare e collaborare è cambiato radicalmente. Nella maggior parte dei casi, è cambiato in meglio. Sulla scia del successo della modalità di lavoro da remoto, un numero sempre maggiore di dipendenti sta prendendo in considerazione l’idea di alternare il tradizionale lavoro in ufficio allo smart working. Questa moderna tipologia di lavoro ibrido permette a chi ne usufruisce di trarre il meglio da entrambe le dimensioni lavorative. Ma affinché questo approccio ibrido al lavoro funzioni realmente, è necessario assicurare una comunicazione fluida tra chi lavora in ufficio e chi lavora da casa. Pertanto, è fondamentale che in entrambi i casi le postazioni di lavoro siano dotate di periferiche con determinate caratteristiche come: la tecnologia di eliminazione del rumore, la regolazione automatica del volume della voce e le certificazioni per ottimizzare il funzionamento con i software di videoconferenza.
Per il lavoro da casa, oltre a strumenti di lavoro di tipo personal, come Webcam e Headset, Logitech presenta Logi Dock, la docking station integrata che semplifica l’organizzazione, riduce gli ingombri sulla scrivania e aiuta i lavoratori da remoto ad aumentare la produttività. Facile da installare e compatibile con le principali piattaforme di videoconferenza, Logi Dock si connette a qualsiasi Laptop via single cable (USB-C), ed elimina la necessità di avere ulteriori periferiche e numerosi cavi ingombranti sul proprio desk.
Mentre per chi è in ufficio, sono stati recentemente introdotti due nuovi prodotti che offrono un’esperienza di riunione più intuitiva. Tap Scheduler è un pannello di pianificazione per le sale riunioni che si monta all’esterno della sala, visualizza i dettagli della riunione e consente ai dipendenti di prenotare una sala per riunioni ad hoc o future. Tap IP è un controller touch connesso in rete che semplifica la partecipazione alle riunioni con un solo tocco; con un unico cavo Power over Ethernet, può essere installato ovunque per fornire un’esperienza coerente in tutti gli spazi di riunione dell’azienda.
Questi due prodotti migliorano l’esperienza della sala riunioni che è ancorata alla famiglia di videocamere per conferenze Logitech Rally. Creare esperienze di collaborazione di alta qualità per tutti è l’obiettivo principale di Logitech.
.
Gestione efficiente della postazione di lavoro
Mattia Piatti, country manager Italia, Bachmann GmbH
Il new work non è una novità. La condivisione della scrivania (hot desking) e il lavoro da remoto è noto da molti anni. L’avvento del coronavirus ha accelerato un processo che già era in atto, ovvero l’estensione su larga scala del cosiddetto lavoro agile.
Ora le aziende dovranno organizzare il rientro in ufficio con una filosofia differente rispetto al passato, ridisegnando completamente gli spazi di lavoro e la turnazione delle presenze.
La nostra piattaforma iotspot, per la gestione delle prenotazioni delle postazioni, è un valido strumento per gestire il cambiamento. Al centro della soluzione c’è l’App iotspot, basata su un sistema cloud, e l’hardware per gestire tutto lo spazio dell’ufficio. Ogni modulo iotspot ha una tecnologia di comunicazione integrata, un chip GSM / LTE che connette direttamente e automaticamente il modulo iotspot nel cloud. Non è necessaria alcuna rete locale, nessuna integrazione all’IT aziendale. Ciò, quindi, permette di superare i problemi di sicurezza informatica. Basta collegare l’alimentazione e il sistema si avvia.
Questo modulo iotspot ha inoltre la funzionalità di mostrare lo stato della prenotazione anche in loco. Un anello a Led colorato e illuminato mostra lo stato effettivo della postazione: Verde – postazione disponibile; Blu – prenotato in futuro (parzialmente disponibile); Rosso – occupato.
.
Il digital workplace senza compromessi
Paolo Bravin, business development manager, Crestron
La condivisione delle informazioni è un bene a cui le aziende non possono rinunciare. E la componente audiovisiva e multimediale è cruciale in questo processo di condivisione.
In un ambiente ibrido, dove lavoro in presenza e lavoro remoto sono una costante, diventa prioritario integrare le tecnologie di condivisione senza compromessi.
Dunque, come pensare l’integrazione in un ambiente dove la flessibilità è diventata il punto di partenza, coniugando qualità, efficienza, costi?
Condividere le informazioni multimediali implica la distribuzione delle informazioni audio e video all’interno di un’area. In passato questo avveniva limitatamente ad aree chiuse dove, con un’infrastruttura locale, si rendevano disponibili i contenuti ai partecipanti all’evento.
Con il passare degli anni i sistemi di videocomunicazione hanno permesso un allargamento di questi confini, limitando comunque la disponibilità a un numero limitato di utilizzatori.
Con l’avvento del Covid si è posta la necessità di condividere dati e informazioni con partecipanti distribuiti su aree non più omogenee, con la necessità di mantenere il livello di qualità delle informazioni come nelle presentazioni locali.
Il passaggio massiccio a sistemi di comunicazione basato su soft codec ha allargato la possibilità di raggiungere con costi ragionevoli un numero elevato di utenti, ma non ha risolto il problema della qualità della condivisione dei contenuti.
Pensiamo che ci sia la necessità di estendere queste possibilità non limitandoci al soft codec, ma estenderlo, utilizzando dei sistemi audio video su rete TCP/IP permettere la condivisione di contenuti ad alta qualità tra le unità operative, permettendo l’utilizzo dei contenuti multimediali senza compromessi.
L’integrazione tra i vari sistemi permette in maniera dinamica di allargare la partecipazione, rimuovere le barriere tecnologiche ed estendere la collaborazione tra i gruppi di lavoro ovunque questi siano.
.
Flessibilità e immediatezza per le sale meeting di nuova concezione
Paolo Coluzzi, sales area manager, VideoGecom
Gli spazi chiave dell’ufficio ibrido andranno dalle HuddleRoom alle Showroom remotizzate.
L’audio video professionale è divenuto strategico nel dare nuova spinta alle vendite e a tutta la filiera del valore, come dimostra il caso studio presentato che ha prodotto aumenti esponenziali di meetings e dimostrazioni di prodotto on line integrando tutte le componenti in gioco: ripresa del parlato, diffusione dell’audio, cattura della videocamera, componenti logiche e software, vincoli architettonici degli ambienti.
Le sale meeting di piccole/medie dimensioni sono ripensate sia nell’esperienza d’uso, sia in termini di tecnologie adottate per migliorare la relazione, lo scambio di informazioni tra i collaboratori.
Nel periodo trascorso sono entrate in gioco tutta una serie di tecnologie che in precedenza erano gestite dal solo reparto IT. Possiamo dire che in passato eravamo tutti un po’ coccolati dai nostri referenti informatici. In questo periodo ognuno di noi ha imparato a migliorare la propria esperienza di comunicazione e collaborazione: ci siamo chiesti come muoverci da un tool di conferenza a un altro, da una room all’altra, con interfacce utente eterogenee.
Siamo in un momento di ripensamento e riconversione degli spazi di lavoro: dimentichiamoci le modalità di lavoro pre-pandemia. Un System Integrator Audio Video e Controllo come VideoGecom si relaziona con facility manager, CTO, l’HR…. che, partendo dalla propria prospettiva, stanno cercando l’equilibrio di tutte le esigenze di immediatezza, semplicità d’uso, flessibilità in soluzioni che abilitano l’activity based workspace. Le altre esigenze espresse riguardano l’adozione di soluzioni dalla pulizia formale ed estetica in armonia con gli ambienti e la necessità di integrare nuove esperienze d’uso in ambienti come sale meeting e huddle room nei quali erano stati fatti investimenti in infrastrutture audio/video.
La soluzione HuddleBox di Videogecom rappresenta la capacità e lo spirito VideoGecom di integrare e rendere funzionali le tecnologie per esperienze d’uso innovative, in armonia con gli ambienti preesistenti e senza doverli ripensare in maniera drastica e costosa. L’esperienza d’uso è semplice e abilita il BYOM Bring-Your-Own-Meeting in modo che ogni utente interno/esterno possa utilizzare la piattaforma di collaborazione a lui più familiare.
Spesso dietro soluzioni e servizi cloud di collaborazione compatibili con tutte le altre piattaforme di collaboration, si celano problematiche sulla ripresa del parlato, sulla diffusione dell’audio, sulla ripresa video. VideoGecom analizza tutti questi aspetti integrando le tecnologie leader del settore: siamo convinti che la migliore esperienza d’uso si ottiene con un approccio progettuale che tiene conto di tutte le singole componenti logiche e software e analizza i vincoli architettonici della sala.
.
Il nuovo modello ibrido di lavoro: come la tecnologia può aiutare
Il team NFon
Relazioni, sicurezza, flessibilità ed empatia: sono questi i trend che secondo Forbes daranno forma al modo di lavorare nel mondo post pandemia. Un modello ibrido, dove si alterneranno lavoro in presenza e da remoto.
La pandemia, infatti, ha mostrato come molte attività possano essere svolte da remoto, senza bisogno di andare in ufficio cinque giorni alla settimana. Allo stesso tempo, il ricorso massivo e prolungato allo smart working ne ha fatto emergere le problematicità, come il senso di isolamento dovuto alla mancanza di quelle interazioni sociali che possono avvenire solo in presenza e, di conseguenza, la maggiore esposizione a stress.
Una delle parole chiave, nel futuro del lavoro post-Covid 19, sarà proprio la flessibilità: il sondaggio di Wework mostra che il 75% dei lavoratori sarebbe disposto a rinunciare ad almeno un benefit offerto dall’azienda in favore di una maggiore flessibilità nell’organizzazione del proprio lavoro.
E molti studi hanno dimostrato che la capacità dell’azienda di ascoltare le esigenze dei propri dipendenti migliora la employee experience: secondo la società americana di consulenza Gallup, le aziende con un alto livello di coinvolgimento riportano il 22% in più di redditività, il 21% in più di produttività e fino al 65% in meno di turnover.
Il passaggio al modello ibrido richiederà una riorganizzazione non solo delle modalità di lavoro dei team, ma anche e soprattutto degli spazi aziendali. In questo scenario, l’ufficio giocherà un ruolo importante, ma diverso.
L’ufficio diventerà quindi un luogo per collaborare e confrontarsi su progetti, ma anche per lavorare allo sviluppo di nuove competenze e rafforzare quelle già acquisite.
Ma non solo: l’ufficio del futuro dovrà essere votato a recuperare un senso di comunità, un luogo dove accanto a spazi dedicati alla collaborazione tra colleghi ci siano spazi pensati per favorire la concentrazione del singolo. Il 44% dei dipendenti intervistati, inoltre, chiede che l’ufficio abbia spazi connessi con la natura.
Rispondere a queste esigenze può essere una sfida per l’organizzazione. Un buon esempio di come rispondere ai bisogni dei lavoratori in questa fase viene proprio da Wework, che da anni gestisce uffici e spazi di coworking, offrendo uffici privati, stanze riunioni e ampi spazi di lavoro in comune.
Ogni piano ha accesso a una cucina, con bevande e snack in omaggio, a delle cabine telefoniche dove il lavoratore può andare se ha bisogno di privacy per fare una chiamata. Bar, piccole sale giochi, spazi per eventi e giardini interni o terrazze completano l’offerta. L’accesso alle sale riunioni o agli spazi conferenza può essere prenotato e gestito attraverso il building manager o grazie a un’app dedicata.
Altro fattore determinante, in questo momento di transizione, ruota attorno alle tematiche legate all’inclusione: ascoltare i propri lavoratori, tutelare anche il loro benessere psicologico, costruire una cultura aziendale improntata alla fiducia e alla condivisione.
In un articolo pubblicato su Forbes nel maggio 2021, si sottolinea come la possibilità di lavorare da remoto per parte della settimana, possa costituire un vantaggio in grado di implementare l’occupazione anche per coloro che per vari motivi non hanno la possibilità di recarsi in ufficio ogni giorno, come le persone (nella maggioranza donne) con delle responsabilità di cura primaria verso altri componenti della famiglia, persone affette da disabilità fisica e/o mentale e persone che non possono permettersi di vivere vicino all’ufficio e sostenere i costi del viaggio verso e dall’ufficio ogni giorno.
La possibilità di poter lavorare da remoto creerebbe dunque nuove opportunità lavorative e di inclusione, ma non vanno trascurate le sfide che questo comporta. Con parte della forza lavoro di un’azienda che lavora da remoto, la leadership dell’organizzazione dovrà assicurarsi che queste persone non si sentano isolate e che rimangano comunque ingaggiate.
Non va sottovalutato, inoltre, il ruolo delle tecnologie scelte dall’azienda, che devono facilitare la collaborazione tra i dipendenti, a casa come in ufficio. NFON comprende queste esigenze delle aziende, soprattutto in questo periodo di rapidi mutamenti ed è per questo che il suo centralino telefonico in cloud, Cloudya, nasce come tecnologia che abilita il lavoro e la collaborazione da remoto.
Cloudya, infatti, può essere utilizzato indipendentemente dal luogo scelto per lavorare: grazie al servizio multitelefono, i dipendenti possono collegare il loro numero aziendale fino a un massimo di nove dispositivi, avendo così a disposizione tutte le conversazioni e i messaggi in ogni momento.
Soluzioni integrate completano l’offerta del centralino, favorendo la collaborazione da remoto, come Meet & Share, per effettuare videochiamate 1:1 e Nvoice for Microsoft Teams, che integra il centralino telefonico a una delle soluzioni di collaborazione più scelta ed apprezzata dalle imprese, Microsoft Teams.