Coworking space, il Rinascimento dell’ufficio
Dopo il successo ad Anversa, Fosbury & Sons ha rivolto la sua attenzione al mercato di Bruxelles aprendo un nuovo coworking space nell’iconico edifico Boitsfort firmato da Constantin Brodzki nel 1970
Nel mare magnum dei coworking, dal 2016, il panorama europeo si è arricchito con una proposta differente, una visione innovativa che fonda le sue radici nella qualità dei nuovi modi di lavorare, ma anche di vivere. Questo l’elemento distintivo che definisce il coworking Fosbury & Sons, che da pochi mesi ha raddoppiato le sue sedi su suolo belga e conta di quadruplicarle nell’arco del 2019. La prima sede di Anversa ha dato il via a un’espansione importante, che prosegue nella città di Bruxelles come nuovo territorio di conquista. “Avere un’eccellente diffusione geografica per noi è essenziale, perché vogliamo offrire ai nostri membri la possibilità di accedere in un edificio Fosbury & Sons dovunque si trovino” hanno dichiarato i fondatori Stijn Geeraets e Maarten Van Gool.
Inaugurato a metà novembre, il primo indirizzo nella città cosmopolita non è un edificio qualunque, bensì l’unico del Belgio iscritto all’interno della MoMa Collection: si tratta di Boitsfort, uno degli esempi più famosi di Brutalismo dell’architetto Constantin Brodzki. Situato appena fuori dal centro della città, vicino alla foresta di Sonian, e originariamente costruito per ospitare la sede della cementeria CBR. Oggi, questo emblema architettonico ed esempio d’innovazione edilizia ha rinnovato i suoi interni per ospitare 7000 mq di coworking.
Dettagli tra passato e presente
La facciata storica della struttura, realizzata con 756 moduli in calcestruzzo ovale convesso prefabbricato, l’aspetto monolitico dei nove piani costruiti su rigorose linee geometriche e il giallo oro riflettente delle finestre sono le caratteristiche che hanno fatto innamorare i fondatori di Fosbury & Sons e che li hanno portati a scegliere questa nuova sede e a stabilire i primi accordi con partner e dipendenti locali, sicuri che “le relazioni con il territorio siano cruciali e contribuiscano alla sensazione di tornare a casa per i nostri membri”. Spinti infatti a cercare le tre caratteristiche più importanti per descrivere i coworking Fosbury & Sons, i due soci non potrebbero avere le idee più chiare: umanità, eleganza e gioia di vivere. “Questi sono tre valori molto importanti per noi, ed è su questi che ci muoviamo per creare un ufficio con un’anima, un luogo dove sentirsi come a casa perché è qui che si trascorrono 5 giorni su 7 e perché a casa nessuno beve il proprio caffè in un bicchiere di plastica!”
Benessere quindi e atmosfera accogliente che si rintraccia in ogni dettaglio e che si riversa anche negli eventi, incontri e pranzi di lavoro che vengono organizzati all’interno dell’edificio. Perché i coworking di Fosbury & Sons mirano a offrire un equilibrio tra un ufficio professionale, il calore familiare di un salotto, i servizi e il design di un boutique hotel, così come spazi per il relax. Se si considera che diversi studi scientifici rivela che il livello di produttività aumenta a seconda dell’ambiente nel quale si lavora, non stupisce che Geeraets e Van Gool abbiano concentrato la loro attenzione in questo senso, coinvolgendo, come per Anversa, lo studio d’interior design Going East di Michiel Mertens e Anaïs Torfs.
“Per noi è stato chiaro da subito che gli interni dovessero avere un look a tratti d’ispirazione giapponese e a tratti più simile all’abitazione di James Bond” hanno dichiarato i due architetti, che si sono lasciati guidare dalla storia dell’edificio, dal suo stile e dai suoi materiali, così come dai colori già presenti tra esterno e interno. Per combinare insieme l’esistente con il nuovo, i progettisti hanno deciso di giocare sull’aggiunta di linee molto chiare che collegassero e allo stesso tempo mantenessero divisi i due interventi, come nelle cucine al settimo piano o tra le finestre originali. L’aggiunta di elementi in legno e cemento, identico ma nella versione più moderna rispetto a quello adoperato da Brodzki, così come la scelta di toni del legno per gli arredi di una variante più leggera e fresca rispetto alle armadiature, ha fatto sì che si evitasse il rischio di creare un’atmosfera vintage. “Doveva essere uno spazio accogliente, caldo ma pulito. La sfida consisteva nell’aggiungere linee diverse e nel farle fondere nel modo migliore – proseguono gli architetti –. La tavolozza generale è stata definita sui grigi del cemento grezzo puntellato dai toni più caldi e dorati del pavimento in legno, e delle luci tenui sulle ante degli armadi in legno di ciliegio, accuratamente restaurate e riutilizzate. Il risultato è decisamente accogliente e ricco di particolari e oggetti che convivono, esattamente come farebbero in una residenza privata. Acquistiamo cose in tutto il mondo da Parigi a Marrakech, come si farebbe per una casa. Nei nostri progetti è importante riuscire a restituire quell’atmosfera di dimora privata, rifugio accogliente, che tanti creativi e aziende stanno cercando oggi. Sempre di più si vedono persone che chiedono di lavorare da casa e per noi Fosbury è la risposta moderna a questa domanda. Puoi ancora essere in un ambiente professionale e invitare i clienti, ma provi ugualmente quella sensazione di relax e accogliente proprio delle case”.
Benessere al primo posto
“Progettiamo il layout dei nostri uffici in base a 4 tipi di attività: collaborazione, concentrazione, lavoro individuale e ricarica. Per essere efficienti e produttivi si ha bisogno di postazioni di lavoro diverse per ogni tipologia di scopo” sostengono i due soci. Geeraets in particolare, prima di fondare Fosbury & Sons, arriva da un’esperienza negativa quanto comune di vita da ufficio, fatta di bicchieri di plastica per il caffè, illuminazione diffusa e piatta, open space e scrivanie dal design superato. Accomunati dal pensiero che il lavoro occupi la maggior parte della vita e che quindi sia meglio passarlo in un luogo ben realizzato, lui e Van Gool hanno pensato di affrontare il problema a modo loro. Durante la ricerca dello spazio, hanno viaggiato in molte città esaminando esempi di spazi per uffici e soggiornando presso diversi hotel: “Ciò che abbiamo trovato nelle hall degli hotel era molto più vicino a quello che volevamo rispetto a quello che continuavamo a trovare negli uffici che stavamo guardando”. Ecco che quindi arriva la soluzione: l’ufficio non deve essere più un luogo nel quale contare i minuti per tornare a casa, ma piuttosto uno spazio nel quale sentirsi come a casa.
Un ufficio che graviti intorno al benessere mentale e fisico dei lavoratori che lo frequentano, che permetta di essere professionali, mantenere la mente in ordine e stimolata, concentrarsi in stanze insonorizzate ma accoglienti, e rilassarsi su comodi divani o davanti a un buon caffè a seconda del momento della giornata.
“Crediamo che gli spazi di coworking saranno la nuova normalità in futuro. L’ufficio come lo conosciamo sta letteralmente morendo e quando nel 2020 il 50% della popolazione attiva sarà costituito dai Millenials il cambiamento sarà definitivo, perché per loro la preferenza è un ambiente di lavoro stimolante più che i benefici finanziari” concludono i due imprenditori.
Non rimane quindi che segnare in agenda le prossime aperture previste per questa primavera: l’ufficio AlbertII di 5000 mq nel cuore di Bruxelles interamente trasformato come edificio a energia zero, e Alfonse, un ex magazzino di 3000 mq in una posizione eccellente per i principali collegamenti della città, che verrà rinnovato in collaborazione con CAS Architects. Per l’Italia c’è ancora da attendere …