Uffici sostenibili orientati al benessere
In controtendenza, i progettisti della nuova sede di Space10, situata nel Meatpacking District della capitale danese, abbandonano l’open space scegliendo di realizzare uno spazio dal carattere ibrido con uffici chiusi che rispondono a differenti attività ponendo come priorità il benessere psico-fisico delle persone
Benessere, collettività ed ecologia. Possono queste tre parole essere poste in relazione con lo spazio ufficio? Nella nuova sede di Space10 a Copenhagen sì. Lo studio riconosciuto per i suoi progetti di design innovativo e tecnologia sperimentale, ha infatti recentemente concluso i lavori di ristrutturazione dei propri uffici, e il risultato non poteva che essere un nuovo esempio di progettazione sostenibile attenta alle esigenze dei propri dipendenti.
La nuova sede di Space10 è situata nel Meatpacking District della capitale danese all’interno di un edificio, protetto per il suo valore storico, con pianta aperta che si sviluppa su tre piani, dove una volta era collocata drogheria di pesce. Tutt’intorno, il quartiere è gremito di ristoranti, bar e locali, ai quali sono seguite le aperture di scuole, studi creativi e gallerie. Un quartiere che respira e cresce, si modifica e cambia. Così come hanno fatto gli uffici di Space10.
“Tre anni fa – racconta Tracey Ingram, parte del team – Space10 ha aperto le sue porte per la prima volta, ma da allora siamo cresciuti molto, sia noi che le nostre necessità. Oltre ai 27 collaboratori fissi, intorno al laboratorio di ricerca e progettazione gravitano spesso anche creativi e specialisti da tutto il mondo, e alcune delle aree dell’edificio vengono usate per ospitare eventi culturali e artistici di ogni genere”.
Spinti da queste esigenze così come dalla velocità con cui cambia la società d’oggi e le modalità di lavoro, è stato incaricato del progetto il team di Spacon&X – studio d’architettura, danese, il cui nome, abbreviazione di Spatial Conversion & Cross-functionalism, è un vero e proprio inno a un approccio progettuale basato su logiche personalizzate, olistiche e completamente flessibili.
“Abbiamo scelto di lavorare con Spacon&X per avere un nuovo ufficio, un progetto di design che potesse adattarsi e trasformarsi come facciamo noi – ha continuato Ingram –. Ad oggi, Space10 comprende un laboratorio di fabbricazione, uno studio tecnico nel seminterrato, una cucina di prova, uno spazio per eventi, una galleria al piano terra e diverse sale riunioni, tutto all’interno degli stessi metri quadrati con cui abbiamo iniziato”.
Ripensare al progetto degli interni ha offerto Space10 e a Spacon&X l’opportunità di riconsiderare e ottimizzare il layout spaziale rivalutando il ruolo di un ufficio fisico in un mondo orientato alla digitalizzazione. Non viaggiare verso la sede del proprio lavoro fa risparmiare tempo, oggi un lusso, ma la convinzione alla base di questo intervento architettonico risiede nell’aver avvertito il rischio che il mondo intero stia diventando un unico gigantesco luogo di lavoro, e che quindi sia più che mai fondamentale e urgente avere invece uno spazio fisico che crei legami con le persone, che unisca obiettivi comuni e che rappresenti i principi di una compagnia.
Parole d’ordine: multifunzionalità, forte ibridazione e flessibilità
Spacon&X ha messo in atto soluzioni di interior design risultate da una discussione ancora più ampia: la progettazione d’uffici sta cambiando? Ed è possibile predisporre lo spazio per la felicità e il benessere?
“All’interno di questo progetto – racconta Nikoline Carlsen, co-fondatrice di Spacon&X – si vedono i primi esempi su come modellare il futuro degli spazi di lavoro. E questo è solo l’inizio. Gli obiettivi dietro la riprogettazione dello spazio erano duplici: il primo motore la volontà di aprire lo spazio e connettersi maggiormente con la comunità del quartiere, il secondo seguire l’onda del cambiamento sociale relativa al concetto di ‘luogo di lavoro’. Nomadi digitali, flessibilità e uffici virtuali sono solo alcune delle attuali espansioni della definizione stessa di lavoro e per rimanere rilevante in una cultura lavorativa in evoluzione, Space10 doveva evolvere nello stesso senso” ha affermato Ingram. Sebbene uno studio della Strategy Analytics prevede che entro il 2022, 1,87 miliardi di persone (cioè il 42,5% della forza lavoro totale globale) saranno dipendenti mobili e non fissi alla scrivania, a Space10 la scelta è stata di andare in controtendenza, espandendo lo spazio ufficio ma ridefinendolo con nuovi parametri. In prima istanza, liberarsi dell’open-space, pensato in passato per favorire la socializzazione e la collaborazione tra i dipendenti e oggi non più idoneo né efficace. Secondo un rapporto pubblicato dall’Asia-Pacific Journal of Health Management infatti, gli ambienti privi di partizione causano conflitti, pressione sanguigna elevata e aumento del turnover del personale. Per ovviare a questo, e con l’intento di trasformare il primo piano dell’edificio in un’oasi serena e calma, lo studio Spacon & X ha optato per una griglia flessibile di spazi chiusi pensati per il lavoro collaborativo. Il risultato è uno spazio dal forte carattere ibrido che riesce a rispondere alle diverse esigenze, alle differenti attività dando priorità al benessere psicologico e fisico del team. Il nuovo Space10 è progettato per non durare, ma per adattarsi ora e in futuro.
Benessere flessibile
Cubi acustici semiaperti incoraggiano l’interazione tra i team su diverse postazioni di lavoro e, al tempo stesso, creano una barriera con corridoi e altre aree. Telai rivestiti con pannelli fonoassorbenti che aiutano a prevenire l’inquinamento acustico. E ancora, spazi semi-insonorizzati che permettono di concentrarsi profondamente quando necessario.
“Non volevamo necessariamente la cancellazione del rumore, ma qualcosa che scoraggiasse le persone dall’interrompere il ritmo lavorativo” ha affermato Carlsen. E se la quiete è essenziale in un ambiente di lavoro come Space10 nel quale la creatività è spesso ad altissimi livelli, ugualmente risulta cruciale la flessibilità degli spazi per accogliere riunioni, momenti di lavoro individuale o eventi aperti alla comunità. In risposta a questa esigenza lo studio ha scelto dei pannelli realizzati con bottiglie di PET riciclate, uno dei pochi nuovi materiali introdotti nello spazio.
“Piuttosto che scegliere la soluzione più semplice, rimuovere tutto quello che c’era e ricominciare da zero – ha raccontato Carlsen – eravamo convinti che fosse importante mantenere il più possibile, e così abbiamo fatto. Le postazioni di lavoro sono disposte all’interno di robusti telai in acciaio, ma le strutture sono modificabili e ottimizzate per le attività: se un gruppo di lavoro ha bisogno di una settimana di intensa concentrazione, ad esempio, può personalizzare il proprio spazio, collegare più pannelli tra loro e ottenere la giusta dose di privacy e assorbimento acustico”.
Il piano terra è ancora più flessibile delle aree di lavoro superiori, privo di pareti interne permanenti, ricopre anche un altro ruolo: l’apertura verso l’esterno, verso il pubblico.
Per offrire alla collettività un’immagine più esaustiva di Space10, a livello strada trova posto lo spazio espositivo oltre a un’area sperimentale pensata per il cibo. Co-gestito con il settore alimentare e delle bevande locale Depanneur, questo spazio permette di creare sinergia con la comunità esterna che vive il quartiere.
Come scrive Steve King in ‘Perché gli uffici sono ancora importanti in un’era digitale’: “I co-working sono luoghi in cui le persone si aggregano, condividono conoscenze e talenti. Gli esseri umani sono per natura creature sociali e per questo motivo continueranno a formare gruppi”. Il ruolo dell’ufficio dunque non si limita alla mera esecuzione di un compito, ma piuttosto rappresenta una possibile amplificazione delle proprie individuali possibilità, successi e dunque, del proprio benessere. E Space10 ne è un ottimo esempio.