Claudio Luti

Presidente del Salone del Mobile

Dal 2017 è presidente del Salone del Mobile, incarico che ha già ricoperto dal 2012 al 2014. Il suo compito è sviluppare un progetto di ulteriore rafforzamento dell’immagine e del ruolo di leadership mondiale del Salone di Milano. Compito ambizioso data la fama internazionale della manifestazione/evento che ogni anno richiama nella capitale meneghina trecentomila persone tra imprenditori, giornalisti, collezionisti, intellettuali, critici, designer, architetti, creativi, lavoratori della conoscenza e cultori del bello. Stiamo parlando di Claudio Luti, che Officelayout ha intervistato per conoscere le novità della 58a edizione del Salone del Mobile Milano, introdotte dagli organizzatori per dare risposte alle trasformazioni della società contemporanea e all’evoluzione del mercato dell’arredo e del design.
La novità più eclatante riguarda il Salone dedicato al mondo dell’ufficio che quest’anno si presenterà con una modalità espositiva rinnovata, diffusa e trasversale. Workplace3.0 debutterà infatti con un percorso espositivo che vede le 52 aziende espositrici distribuite in tutta l’area fieristica. Scelta che, se da un lato fa fronte al calo di espositori del settore registrato nelle ultime edizioni, dall’altro fornisce una nuova chiave di lettura dell’ambiente lavorativo, sempre più spazio flessibile, permeabile e dinamico, aperto alla condivisione professionale e alla contaminazione con altre attività quotidiane. Nei Padiglioni 22-24, che negli anni dispari ospitavano Workplace 3.0, troverà invece collocazione S.Project, l’esposizione dedicata ai prodotti di design e alle soluzioni decorative e tecniche del progetto d’interni, il cui tratto distintivo è la multisettorialità. A monte di ogni scelta la volontà di rafforzare l’interconnessione dell’evento con la città di Milano, con l’obiettivo di dare seguito al processo di internazionalizzazione che entrambi hanno intrapreso, e consegnare alla comunità del design alcuni spunti progettuali per il prossimo futuro. Prima tappa di questo percorso il Manifesto varato nel 2018 per siglare con la città un patto di intenti finalizzato a canalizzare le forze che a Milano possono lavorare insieme per mantenere il ruolo di leadership della manifestazione e della città, oltre che attrarre pensieri, progetti, risorse nuove. Impresa, Qualità, Progetto, Sistema, Giovani, Comunicazione, Cultura e Milano al centro sono le parole chiave del Manifesto che quest’anno si arricchisce di un capitolo dedicato all’ingegno, ossia a quell’abilità nel fare e nel pensare che stimola nuovi modi di vedere il mondo e di inventare soluzioni in cui il design provvede al benessere dell’uomo e della società. Da questo spunto siamo partiti nella chiacchierata con il presidente Luti.

Con il Manifesto, ampliato quest’anno col riferimento al concetto di ingegno, il Salone del Mobile sottolinea le sinergie con la città di Milano, le imprese e il design in tutte le sue sfaccettature. Come sono stati tradotti i valori espressi dal documento nella prossima edizione?
Abbiamo scelto di introdurre la parola ingegno, intesa come principio di creatività, per rendere omaggio al grande maestro Leonardo da Vinci assieme alla nostra città e per sottolineare ancora una volta quella straordinaria capacità di fare, di pensare e di produrre innovazione che è la più grande specificità delle nostre imprese. La prossima edizione del Salone del Mobile sarà dunque ancora più incentrata sul rapporto con Milano e sulla valorizzazione di quella capacità di guardare avanti, anticipando gli scenari, che è sempre stata alla base del successo del nostro sistema. In questo particolare momento di grande successo di Milano, è importante infatti consolidare la capacità attrattiva del Salone del Mobile che offre ai suoi visitatori non solo un’ampia offerta di prodotti ma, soprattutto, occasioni di relazioni internazionali e opportunità di riflessione sul rapporto tra creatività e impresa. Data per scontata l’eccellenza, puntiamo dunque a un Salone sempre più dinamico, globale, aperto, capace di mantenere la leadership e di tenere il passo con un mondo sempre più veloce.

Vetrina della filiera del LegnoArredo, il Salone raccoglie più di duemila aziende su un totale di 80.000. Che fotografia ci restituisce, alla luce dei recenti dati sull’andamento del mercato?
Credo nei progetti e in tutto quello che produce valore, quindi tendo a guardare avanti e a concentrarmi sulle strategie. A prescindere dalle difficoltà dei singoli periodi, vedo un sistema fabbrica sano, sempre pronto a reiventarsi, capace di innovare nelle linee, nelle forme, nell’approccio al mercato e alla vendita non meno che nella comunicazione. Penso dunque che, come Milano continua a crescere, a dispetto delle difficoltà che attraversa l’Italia, così il Salone possa continuare a ‘correre’ mantenendo la sua leadership forte di una rete che ha radici profonde nella cultura e nel territorio e che, a dispetto di tutto, funziona.

L’edizione 2019 sarà ricordata come quella che introduce un nuovo formato per il Salone dedicato l’ufficio, Workplace 3.0. Quali sono le ragioni alla base di tale decisione?
Come dicevo, ci piace guardare avanti, e negli ultimi tempi abbiamo colto una profonda trasformazione. Il mondo dell’ufficio è sempre più fluido, liquido, privo di confini definiti. Nel senso che da un lato è connesso agli spazi del quotidiano, ne diventa parte integrante, mentre dall’altro è ovunque (nelle lounge degli alberghi, sui treni, nelle hall degli aeroporti). In questo senso ci è sembrato interessante sperimentare un approccio più trasversale, inserendo le aziende che partecipano a Workplace3.0 in padiglioni diversi, cercando altri tipi di assonanze, come il design per la collettività.

Che logiche hanno guidato la dislocazione delle aziende nei diversi padiglioni e quali i vantaggi che le stesse potranno trarre?
Abbiamo lavorato su assonanze e similitudini, cercando di inserire ogni azienda nel contesto più adatto e congeniale a valorizzarne l’identità, e quindi a favorire concrete opportunità di business. Crediamo che la vicinanza tra brand che lavorano con gli stessi canoni estetici, e quindi si rivolgono agli stessi tipi di interlocutori, unita alla maggiore centralità sul percorso fieristico, non possa che trasformarsi in nuove opportunità di business.

Non c’è il rischio di una perdita d’identità del settore ufficio italiano, anche in considerazione del recente successo delle manifestazioni estere focalizzate sul tema dell’ambiente di lavoro, dall’Orgatec di Colonia al Workplace di Dubai?
I cambiamenti comportano sempre dei rischi, ma io credo che vadano fatti quando si è forti e quindi ci si sente pronti a mettersi in gioco. Siamo reduci da un’edizione di grande successo, che ha confermato come la fiera, e Milano, siano capaci di coinvolgere, in nome del design, un pubblico vastissimo proveniente da ogni parte del mondo. Quale momento migliore per provare a trasformare quella che viene percepita come una crisi – parola che nella sua radice contiene l’idea della valutazione e del discernimento – in un’opportunità di trasformazione e, speriamo, di crescita?

Nei padiglioni 22-24, lasciati liberi dall’ufficio, debutterà S.Project che metterà in mostra un’eterogeneità di proposte dedicate al design e alla decorazione d’interni. Quali i tratti distintivi dell’iniziativa?
Si tratta di una sperimentazione che nasce all’insegna della trasversalità. Allestito nei padiglioni 22-24, S.Project porterà in scena un’eterogeneità di proposte che vanno dall’arredo d’interni all’outdoor, dai prodotti per il wellness ai tessuti, dall’illuminazione alle soluzioni acustiche, dai rivestimenti alle finiture, dando spazio anche a molte aziende che non avevano mai preso parte al Salone del Mobile. Sarà dunque un altro momento di riflessione sulle prospettive che si aprono quando si lavora su nuove forme di sinergie, e fungerà da piattaforma business to business in grado di rafforzare l’alleanza tra retail, progettisti e aziende.

Anche un evento come il Salone del Mobile richiede sempre nuove energie per essere alimentato. Cosa bolle in pentola per il futuro?
Direi che con questa edizione, che vede per la prima volta l’ufficio ‘diffuso’ e l’ingresso di nuove categorie merceologiche in nome della trasversalità abbiamo già introdotto elementi di cambiamento forti, che possono rimanere tali o indicare nuove possibili direzioni di sviluppo. Sicuramente abbiamo intenzione di continuare a darci da fare per fare sempre meglio, rimanendo aperti a ogni tipo di stimolo, e in questo senso dedicheremo nuovamente grandi sforzi alle manifestazioni di Mosca e Shanghai, che consolidano la presenza delle aziende sui mercati strategici e l’immagine del brand nel mondo.



Paola Cecco

Laureata in architettura presso il Politecnico di Milano, ha svolto attività progettuale presso studi professionali dove ha affrontato la progettazione di edifici residenziali e del terziario. Nel 2001 entra a far parte della redazione di Officelayout, la rivista per progettare, arredare e gestire lo spazio ufficio. Ambito nel quale si occupa delle tematiche relative all’illuminazione, alle nuove tecnologie e all'allestimento degli spazi di lavoro con focus sulla sostenibilità dei luoghi e sul benessere delle persone in azienda. Dal 2014 coordina le attività editoriali e i convegni sviluppati e promossi dalla testata Officelayout.

Officelayout è la rivista di Soiel International, in versione cartacea e on-line, dedicata ai temi della progettazione, allestimento e gestione degli spazi ufficio e degli edifici del terziario

Soiel International, edita le riviste