O-District: spazi di relazione, coworking e socialità
Un nuovo ‘abito’ e un nuovo concept per una palazzina trasformata in coworking. Obiettivo del progetto: mettere in comunicazione gli ambienti, sottolineare l’ospitalità del luogo e creare un’atmosfera che migliori la qualità di vita negli ambienti di lavoro
Creare uno spazio di condivisione e socialità, un coworking in grado di accogliere e mettere in relazione realtà diverse nel rispetto della privacy di ciascuna, nasce con questo obiettivo il progetto di ristrutturazione di una palazzina romana affidato all’architetta Giorgia Dennerlein.
Il tema dell’accoglienza, a cui è votato il progetto, appare evidente sin dalla facciata esterna, resa invitante grazie all’utilizzo di carta da parati che ritrae le fronde degli alberi, facendo prevalere la riflessione della natura sull’edificio rispetto agli edifici circostanti.
Negli interni di questa “O District” di nuova generazione lo schema strutturale replica quello delle funzioni, con i piani alti a rappresentare il vertice e la base per l’accoglienza. Se infatti al secondo piano sono collocati gli uffici direzionali di rappresentanza, al primo piano trovano collocazione gli spazi di co-working veri e propri attorno ai quali gravitano gli spazi di supporto, a partire dalla sala break, all’area dedicata alla condivisione e alcune sale riunioni. Mentre il piano terra è dominato dalla grande hall che accoglie il bancone della reception raccordando due aree funzionali, la prima dedicata alle sale riunioni e formazione e la seconda organizzata con uffici.
“La sfida progettuale – racconta l’architetta Dennerlein – è stata coniugare le richieste della committenza che voleva spazi aperti e fruibili nei quali doveva essere immediatamente percepibile l’ospitalità del luogo e, al tempo stesso, ricreare un luogo piacevole da vivere e con il giusto grado di privacy. Per coniugare le due funzioni di scambio e collaborazione e quella di riservatezza e privacy, è stata posta particolare attenzione all’acustica negli spazi comuni e destinati ai co-workers dove era necessario abbattere rumori e i suoni per creare delle workstation confortevoli e fruibili”.
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Interni eclettici e funzionali
La differenza, per Giorgia Dennerlein, sta tutta nell’interpretazione: mettere in comunicazione gli ambienti, sottolineare il concetto di accoglienza e creare un’atmosfera di relax. Per ottenere il risultato, l’architetta definisce i volumi con un gioco di scrivanie e sedute modulari, una vera architettura all’interno dell’architettura che usa il colore come fattore anti- stress e di dialogo tra le differenti aree.
Ogni elemento – poltrone, tavoli, pareti, mobili, illuminazione – concorre a disegnare un interior eclettico e funzionale, che stravolge gli standard e dà vita al Job 4.0.
Le pareti, insonorizzate per favorire la concentrazione e la privacy, diventano tasselli di un linguaggio che si vuole fare fluido e accattivante al contempo. Come pannelli di un museo, si trasformano in punti di osservazione, facendo giganteggiare le immagini di esterni dell’artista fotografo belga Reginald Van de Velde. Le grandi dimensioni e i motivi rotondi sono uno stilema della Dennerlein, che li replica anche nel soffitto per andare a racchiudere tutte le colonne portanti, una serie di “piloni” cilindrici di color giallo, conservati per rompere con alcune spigolosità degli ambienti e dare l’idea di uno spazio fruibile, dinamico e conviviale.
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Arredi e colori
Gli arredi delle aree operative, scelti per la loro funzionalità ed ergonomicità, si alternano a cassettiere che diventano fioriere per migliorare l’umore e alleviare lo stress. Per le attività di incontro e riunione vengono in aiuto “cellule” dove isolarsi, la cui forma con angoli arrotondati contribuisce alla fluidità degli spazi.
Sono però i colori a rendere lo spazio contemporaneo e a trasmettere un’energia positiva a beneficio del fruitore. La palette ricorda gli Anni 70: vincono i toni caldi e primari perché benefici per la mente e instillanti il buonumore. Il color verde, protagonista dell’interior design, non solo aiuta a migliorare l’efficienza nei workspace, ma crea un’ideale connessione tra la natura outdoor e gli interni.
La moquette, scelta come rivestimento di tutta la pavimentazione della palazzina per dare continuità, ha lo scopo di far germogliare le idee come le piante dal terreno: il verde, anche in versione fluo, si spalma ovunque, persino nei motivi geometrici.