Lavorare tra piante e social table
Recupero è la parola d’ordine del progetto per la sede milanese dello Studio DC10 Architetti, frutto di un’importante riqualificazione che ha trasformato una vecchia falegnameria, posta al piano seminterrato, in un laboratorio per l’architettura
Trasformare i vincoli del luogo in opportunità progettuali è stato l’approccio che ha guidato i progettisti di Studio DC10 nella definizione del concept architettonico che ha puntato a migliorare la vivibilità degli ambienti spazio di lavoro inondando gli spazi di luce naturale e introducendo il concetto di Biofilia. Qui un team di venti collaboratori coordinati dai soci fondatori Marco Vigo, Alessia Garibaldi e Giorgio Piliego, trovano spazio e guida nella definizione dei progetti.
“Una delle principali difficoltà era la scarsa luminosità dello spazio preesistente in quanto la luce proveniente dall’esterno veniva fortemente filtrata dal vetro cemento posto in copertura – racconta l’architetto Alessia Garibaldi –. Portare la luce naturale all’interno è stato quindi uno degli obiettivi principali del progetto di trasformazione. Le parti in vetro cemento sono state rimosse creando sette nuovi grandi lucernari dai quali entra la luce zenitale in modo uniforme, conferendo all’ambiente una nuova atmosfera. Anche le pareti perimetrali, ad eccezione del fronte di ingresso dove erano presenti le uniche due finestre, erano completamente cieche. Per migliorare questa situazione è stato creato un patio, eliminando una parte del solaio esistente e creando un vuoto che, aperto all’esterno e valorizzato dal verde rampicante sullo sfondo, ha dato profondità all’ambiente interno”.
Il verde protagonista
La possibilità di osservare la fragilità e la forza di elementi vivi come le piante è fonte di continua ispirazione. La fascinazione che avviene verso questi micro ecosistemi indoor, il lasciarsi attrarre, anche indirettamente, dai piccoli movimenti della vegetazione, innesca nell’uomo un sottile processo rigenerativo, portatore di notevoli e riscontrabili effetti sulla vita d’ufficio: migliora la concentrazione e la capacità di risoluzione dei problemi. Con questa consapevolezza lo Studio DC10 si è ispirato ai principi della Biofilia per definire il ‘paesaggio’ della nuova sede.
“Per i nostri uffici, pensati come un laboratorio in continuo divenire, abbiamo ritenuto fondamentale introdurre delle aree a verde ed elementi puntuali che accompagnano il visitatore sin dall’ingresso – prosegue l’architetto Garibaldi –. All’interno, fioriere integrate nella pavimentazione si alternano con accenti colorati nei portaoggetti delle scrivanie comuni. Una memoria olfattiva e una generale percezione di benessere è riscontrata sia dai visitatori, sia dagli utenti nei nuovi uffici.
L’effetto visivo immediato, delle essenze e del verde puntuale, dà all’ambiente un’armonia che si completa con il patio esterno realizzato sullo sfondo degli uffici come una parete di verde accentuata dalla luce zenitale. Il nuovo vuoto esterno diventa così una quinta scenica dove un’alternanza di specie arboree e piante rampicanti, donano profondità allo spazio lavorativo interno. Il patio si trasforma in un tableau vivant dove trovano vita essenze selezionate che mutano al passare delle stagioni. Le piante sono elementi che noi consideriamo statici perché non si muovono, in realtà si spostano e si adattano agli ambienti con una vera e propria colonizzazione come ci insegna il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso. Quello che più ci affascina e la continua mutevolezza delle piante che si sono ben ambientate anche negli spazi interni. L’idea dell’adattabilità è un concetto profondamente intrinseco nel lavoro di un architetto”.
Materiali naturali e arredi minimali
Nella definizione del layout il progetto ha mirato ad armonizzare la presenza delle aree operative condivise con le aree più riservate delle sale riunioni e degli uffici dei soci, disposti intorno al grande open space. La continuità visiva è assicurata dalle partizioni vetrate scorrevoli scandite da riquadri geometrici in listelli di legno di rovere naturale, ispirate ai paraventi giapponesi, che garantiscono il fluire della luce ed eliminano le barriere visive.
L’estetica degli ambienti è determinata da un gioco di contrasti. Gli elementi strutturali sono stati riportati al loro stato naturale in cemento faccia a vista. Seguono la struttura portante gli impianti e le parti tecniche, lasciati anch’essi a vista e caratterizzati dal colore nero.
L’area di ricevimento concepita come elemento scultoreo di partizione, crea una quinta sulle aree operative ritmate dagli arredi, in MDF bicolore naturale e grigio scuro, disegnati ad hoc da DC10.
Negli ampi tavoli i cablaggi impianti sono nascosti da dorsali pensate con top access a scomparsa. Sulla linea longitudinale dei tavoli una serie di porta accessori metallici su supporti circolari in legno hanno posizioni intercambiabili e omaggiano nei colori la scuola di Memphis. Sui pannelli laterali i pioli di legno sono predisposti per accogliere borse, cartelle e accessori personali.
La libreria laterale, sempre bicolore, accentua la profondità del locale sfruttando tutta la lunghezza dello spazio. Alla sommità della libreria l’inserimento di binari a scomparsa permettono di esporre opere d’arte, consentendo così allo Studio di accogliere eventi artistici per far vivere lo spazio fuori dagli orari di lavoro con eventi sinergici alle attività dello studio.
Nell’area destinata alla cucina, in marmo di Carrara e MDF grigio a cassettoni, lo Studio si ritrova per pranzi condivisi intorno al grande tavolo rotondo che, con piano grigio pre-inciso a maglia rettangolare bordato in azzurro come le gambe metalliche, è un omaggio a Jean Prouvé. L’ingresso alla cucina è protetto da una tenda multicolore in velluto che crea una bussola al di sopra della quale il logo DC10 in neon custom accoglie il visitatore.
Nelle sale riunioni particolare attenzione è stata data alle materoteche con l’esposizione dei materiali che più rappresentano la cifra stilistica dello Studio.